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La meccanica italiana alla soglia della quarta rivoluzione industriale

REPORT INTESA SANPAOLO, a cura di Serena Fumagalli della Direzione Studi e Ricerche – Ricognizione sullo stato di salute della meccanica italiana al momento dell’uscita della crisi (metà 2014), analizzando i diversi fenomeni al più elevato livello di disaggregazione possibile attraverso un’ampia varietà di dati di fonti diverse – Ecco i risultati

La meccanica italiana alla soglia della quarta rivoluzione industriale

In Italia il settore della meccanica costituisce un elemento importante nel panorama dell’industria manifatturiera nazionale, sia in termini di fatturato generato e di persone occupate, sia come driver di crescita della nostra economia. Questo settore è destinato a mantenere anche nel medio termine un ruolo di primo piano come motore di sviluppo, anche grazie alla crescente interazione
con il settore dell’elettronica e il conseguente sviluppo dell’Internet of Things, la connessione fra macchine, all’interno del più ampio discorso dell’Industry 4.0.

La digitalizzazione dei processi produttivi e lo sviluppo delle tecnologie digitali, che si fondono con il manifatturiero più avanzato,
sono infatti le sfide che l’economia italiana si troverà ad affrontare per continuare ad essere competitiva. In questo scenario sono molteplici i fattori che stanno influenzando le dinamiche del settore, sia a livello mondiale che a livello nazionale.

L’analisi affronta molteplici tematiche, dal commercio mondiale, alle performance economiche, dalla struttura produttiva all’innovazione, spingendosi fino al massimo livello di dettaglio disponibile in modo tale da far emergere le tante specificità ed eccellenze presenti sul nostro territorio.
Nel contesto globale emerge il peso che la meccanica italiana ha sul commercio mondiale, posizionandosi al quinto posto tra i principali esportatori (nel 2014), con una quota di mercato del 7% circa, dopo Germania, Cina, Stati Uniti e Giappone. Il nostro paese però spicca in alcune produzioni, dove si posiziona al primo posto in termini di market share, come nelle macchine per la metallurgia e quelle per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco.

Dall’analisi sui mercati di sbocco emerge invece un altro tratto caratteristico della produzione meccanica italiana: l’elevata
diversificazione geografica delle esportazioni rispetto ai principali competitor, particolarmente evidente per i produttori di macchine per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco.

Come emerge dall’analisi sul commercio mondiale, Italia e Germania sono i principali player. I due modelli produttivi si distinguono non solo per dimensioni aziendali, ma anche per specializzazione produttiva. In Italia, al pari del comparto manifatturiero, prevalgono le imprese di piccole dimensioni (tra 0-49 addetti) nella maggior parte dei segmenti del settore meccanico, fatta eccezione per i comparti dei motori e turbine e delle apparecchiature fluidodinamiche.

Le differenze tra Italia e Germania emergono anche osservando il livello di diversificazione produttiva, con una maggiore varietà di attività presenti nel sistema italiano. Spicca inoltre il diverso impatto che la crisi ha avuto sui due sistemi produttivi, con effetti più dirompenti sul tessuto produttivo italiano, sia in termini occupazionali che di vendite.

Il lavoro ha analizzato un campione di oltre 7.000 imprese della meccanica italiana appartenenti al database ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database), che ha consentito un’analisi sia delle performance economico-finanziarie, attraverso i dati di bilancio
(aggiornati al 2015), sia delle performance economiche in relazione ad alcune possibili variabili strategiche adottate dalle imprese, come internazionalizzazione e innovazione.

Il 2015 è stato un anno positivo per le imprese del settore. Considerando il periodo di tempo 2012-15 la crescita (mediana) del fatturato del settore nel suo complesso è risultata essere dell’8,8%, con performance migliori per i settori delle macchine utensili (12,8%) e speciali (12,0%), mentre è risultata inferiore alla media di settore quella degli altri segmenti produttivi, in particolare le
macchine agricole.

Le imprese che innovano (che hanno cioè depositato almeno un brevetto all’European Patent Office) ottengono migliori performance in termini di crescita del fatturato, in tutti i comparti della meccanica. L’internazionalizzazione, intesa nella sua accezione più generica di attività con l’estero è molto diffusa tra i player della meccanica, oltre la metà dei soggetti del campione, che
registrano performance di crescita migliori di chi non esporta. Meno diffuso il fenomeno degli investimenti diretti (sia in entrata che in uscita), con differenze più evidenti tra settori in termini di capacità di attrarre capitale straniero. 

Considerata la rilevanza dell’innovazione come fattore strategico di crescita per le imprese, la tematica è stata approfondita sia attraverso l’analisi dei brevetti dell’OCSE per paese, sia attraverso i dati sui brevetti delle imprese del campione. L’Italia, con 7.923 brevetti (corrispondenti ad una quota del 2,7% sul totale mondiale brevetti meccanica) si posiziona all’ottavo posto, dopo le
principali economie e leader del settore: Stati Uniti, Giappone, Germania e Cina.

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