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La Fed disinnesca la mina dei tassi, ma la Grecia è a un passo dal default

Wall Street di nuovo in ascesa e dollaro più debole dopo che la Yellen avverte che la Fed ha tolto la parola “pazienza” ma “non saremo impazienti” di aumentare i tassi – Si riapre però l’incognita greca nel duello con l’Europa – Enel, Finmeccanica e Telecom Italia i market mover di oggi – Vola D’Amico (+8%) – Fondo californiano detiene il 10% di Saipem.

La Fed disinnesca la mina dei tassi, ma la Grecia è a un passo dal default

“Abbiamo tolto la parola pazienza, ma non saremo impazienti”. Con queste parole Janet Yellen ha voluto esorcizzare la paura di un aumento imminente del costo del denaro Usa, il primo dal 2006. I mercati hanno dato retta al presidente della Fed. Wall Street ha preso la via del rialzo: l’indice Dow Jones è salito dell’1,27%, lo S&P500 dell’1,22% e il Nasdaq dello 0,92%. Da oggi Apple entra a far parte del Dow Jones 30. 

Ritraccia il dollaro fino ad un massimo di 1,0880 contro l’euro (+2,8%). In forte calo anche i rendimenti dei t-bond: -11 punti il 2 anni a 0,56%, il più brusco movimento in una giornata dal 2009. In forte crescita stamane le Borse dell’Asta-Pacific: l’Australia guadagna l’1,4%. Hong Kong +1,3%, Mumbai +1,12%.

MILANO FRENA. LA GRECIA AD UN PASSO DAL DEFAULT

Giornata difficile quella di ieri per l’Europa. Ha pesato, oltre all’attesa delle decisioni di Washington, il rischio sempre più concreto del collasso della Grecia. A Milano, la Borsa peggiore, l’indice Ftse Mib ha chiuso le contrattazioni in calo dello 0,69% a 22.565 punti. In calo anche Francoforte-0,48%. Parigi ha invece guadagnato lo 0,09%, preceduta da Madrid (+0,2%). In deciso rialzo Londra (+1,57%). 

Frenano i titoli di Stato: il rendimento del Btp a 10 anni sale all’1,32%, si allarga lo spread con il Bund a 113 punti base (+15 rispetto a ieri). Pesa la “digestione” dei nuovi Btp a 15 anni collocati martedì. Il 43,8% è stato venduto ad investitori italiani, il 20% tra Regno Unito ed Irlanda.

Ieri sera il Parlamento di Atene ha approvato, senza consultare i funzionari delle istituzioni internazionali, aiuti umanitari (buoni pasto e fornitura di energia elettrica) per 300 mila famiglie con un costo di 200 milioni. Alla vigilia della missione del premier Tsipras a Berlino, il presidente dell’Eurogruppo Jeroem Djissembloem ha ventilato il congelamento dei conti delle banche greche come già avvenuto a Cipro. La Borsa di Atene perde il 4,3% (le banche perdono oltre il 10%) e il decennale è tornato sopra l’11%.

LA CRESCITA USA RALLENTA, MENO PRESSIONE SUL COSTO DEL DENARO 

“Alla luce dei continui miglioramenti delle condizioni economiche – ha detto Yellen nella conferenza stampa di ieri sera – non vogliamo scartare l’ipotesi che un aumento dei tassi possa rendersi necessario nei prossimi mesi. Ogni misura, però, dipenderà dall’andamento dei dati macroeconomici”. E non è affatto detto, in questa prospettiva, che la svolta sia imminente: prima di cambiar rotta Janet Yellen aspetterà di vedere nuovi segnali di rafforzamento del mercato del lavoro e avere la conferma che l’inflazione torni a muoversi verso l’obiettivo del 2%. 

Si tratta di obiettivi che, per ora, appaiono abbastanza lontani. Anzi, complice la frenata dell’export dovuta alla forza del dollaro (cui il comunicato non dedica neanche un cenno), la banca centrale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2015 nella forchetta tra il 2,3 ed il 2,7 per cento (contro il 2,6-3 precedente) anche se il tasso di disoccupazione si abbassa al 5-5,2% (addirittura al 4,9 per il 2016). L’inflazione, poi, non raggiungerà il target il livello desiderato prima del 2017. 

Di qui la sensazione che difficilmente Janet Yellen darà il via al primo aumento dei tassi dal 2006 a giugno. “Con la mina del rialzo dei Fed Funds disinnescata nel breve- è il commento di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia – sembra sensato attendersi ulteriori recuperi del sentiment nei prossimi giorni. In Europa il risk appetite potrebbe essere un po’ contenuto dall’inevitabile rimbalzo dell’euro, ma non annientato, anche perché il quadro strutturale non si modifica: la Bce sta stampando e la Fed no”. 

MARKET MOVER: ENEL, FINMECCANICA E TELECOM

In evidenza oggi l’Investor day di Enel (-0,4%). L’amministratore delegato Francesco Starace presenterà a Londra il piano strategico agli analisti finanziari. C’è attesa per gli annunci in attesa di dismissioni e di svalutazioni di assets. Diversamente che nel caso dell’Eni, la politica del dividendo non dovrebbe subire scossoni: lo scorso anno Enel ha pagato 13 centesimi per azione con un pay out del 40%. 

Balzo ieri in Piazza Affari di Enel Green Power (+2,7%). Tra le utilities arretra Snam: -0,9% dopo il declassamento a Sell da parte di Goldman Sachs

Stamane riflettori accesi anche su Finmeccanica (ieri -2,4%). A partire dalle 10 si terrà a Londra la presentazione dei risultati 2014, chiuso con un utile netto di 70 milioni di euro, che si confronta con una perdita di 649 milioni del 2013. 

Oggi il cda di Telecom Italia (-3,3%) approva il progetto di bilancio 2014. E’ previsto il ritorno all’utile (attorno ai 100 milioni) dopo tre anni in rosso. Gli altri dati sono già noti, a partire dal dividendo che sarà pagato alle sole azioni di risparmio. 

FRENANO AUTO E BANCHE DOPO IL LUNGO RALLY

In deciso calo automotive e banche, i comparti che più hanno beneficiato del recente rally. Il comparto bancario italiano, colpito dall’allargamento dello spread, lascia sul terreno il 2,2%. Arretra Banca Pop.Milano (ieri -2,1). Unicredit scende del 2,2%, Intesa -2,4%, MontePaschi -0,7%. Scendono anche Banco Popolare -3% e Ubi -1,6%. In controtendenza Banca Carige sale del 2% in attesa del Cda di oggi che renderà operative le misure di rafforzamento patrimoniale approvate dalla Bce.

Fa peggio l’automotive europeo, in calo del 3,2%. A Piazza Affari : Fiat Chrysler -2,6%, Pirelli -0,3%. A Francoforte si ferma il rally di Bmw (-3,4% a 117 euro), volata lunedì sui massimi di sempre, a 123,75 euro.

VOCI DI SHOPPING IN USA, PRYSMIAN PRENDE IL VOLO

Spicca in un listino dominato dai segni meno la performance di Prysmian (ieri +4%): la società leader mondiale nella produzione dei cavi è al centro di un piccolo giallo. Secondo voci di mercato l’azienda sarebbe in trattative per acquistare l’americana General Cables. Ma l’azienda ha smentito.

VOLA IL CEMENTO, D’AMICO PRENDE IL LARGO

In grande evidenza il settore cemento, in fermento dopo la notizia che l’accordo di fusione tra i colossi Lafarge e Holcim potrà essere salvato e per l’upgrade da parte di Standard Chartered. Buzzi guadagna l’1,9% dopo l’offerta per Sacci, segnale del consolidamento in arrivo nel settore in un contesto di ripresa del ciclo economico. Sulla scia Italcementi balza di oltre il 4% e Cementir del 2,6%. Fra le small cap spicca D’Amico (+8%), miglior titolo di ieri a Piazza Affari. Banca IMI ha ribadito la raccomandazione Buy, ritoccando il target price a 0,80 euro da 0,76 euro. Il target price proietta un possibile incrementi del 50% circa. 

IL FONDO DODGE &COX AL 10% DI SAIPEM

Nuovo calo del petrolio, giunto alla settima giornata consecutiva di ribasso: il greggio americano Wti scende del 2,8% a 42,2 dollari al barile, Brent a 53,3 dollari (-0,3%). Salgono però Eni (ieri +1,6%) e Saipem (+1,9%). Dalle comunicazioni alla Consob sulle partecipazioni rilevanti emerge che il fondo di investimento Dodge & Cox, che ha sede a San Francisco, ha incrementato la quota detenuta nella società di oil equipment a titolo di gestione del risparmio al 10,4%.

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