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La destra pensa al condono, ma Legambiente denuncia: case pericolose

Nella squadra del centrodestra di oggi c’è ancora chi crede che condoni e sanatorie siano la risposta giusta a problemi antichi – Secondo Legambiente sono 375 mila gli edifici in condizioni mediocri e pessime solo in Sicilia. I rischi di una nuova sanatoria

La destra pensa al condono, ma Legambiente denuncia: case pericolose

Non si può dire che abbiano pensato al governatore Nello Musumeci, né a Silvio Berlusconi gli attivisti di Legambiente quando ieri hanno diffuso i dati sullo stato di abbandono delle case siciliane. Sono 375 mila gli edifici in condizioni mediocri e pessime, sbandierati a tutta l’Italia a pochi giorni dalle elezioni. Non affatto un buon biglietto da visita per il centrodestra, la coalizione che cinque mesi fa ha strappato la Sicilia al centrosinistra e che vuole riconquistare Palazzo Chigi. Il Treno Verde ambientalista – in collaborazione con Ferrovie dello Stato – da Siracusa ha denunciato che sull’isola 1 edificio su 4 (oltre il 26% del patrimonio abitativo) non garantisce vivibilità e sicurezza. La triste constatazione di un ambiente malconcio, specchio di un Italia speculativa, affarista, in antitesi con qualsiasi idea di sostenibilità.

Silvio Berlusconi dopo averlo annunciato, ha cercato di fare dietrofront sull’ipotesi di condono edilizio, nel caso in cui la sua coalizione dovesse vincere le elezioni di domenica prossima. Una retromarcia poco convincente, visti i precedenti dei suoi governi, ma soprattutto perché nella sua squadra di oggi c’è chi crede che condoni e sanatorie siano la risposta giusta a problemi antichi. Ciò che, invece, non può passare inosservato sono i numeri complessivi del patrimonio abitativo italiano, pur di interesse di costruttori e imprese. Dalla Lombardia alla Sicilia ci sono 11,9 milioni di edifici residenziali – il 79,3% del totale – con 30,6 milioni di abitazioni. Più di 2 milioni si trovano in uno stato di evidente arretratezza. Un 17 % del totale che fa notizia quando crolla o quando qualcuno pensa di “agevolare” ristrutturazioni e finti abbellimenti.

Davvero centinaia di migliaia di famiglie possono credere a furbesche operazioni elettorali, senza vedersi garantito il diritto a case in regola con la legge e le norme urbanistiche? È questo un passaggio insidioso rispetto ad un censimento volontario, affidabile sul territorio e alla volontà popolare che si esprimerà attraverso il voto del 4 marzo. Per quanti errori abbia commesso il centrosinistra al potere (no solo al governo centrale) è prevalente la necessità di una sintesi che metta insieme valori, difesa del territorio, sostenibilità, capitali, in una prospettiva avanzata. L’esatto contrario del “saniamo per legge ciò che abbiamo trovato”. Il patrimonio abitativo per principi generali appartiene alla collettività. Una città è brutta e invivibile per tutti, non solo per chi ha commesso abusi, li ha tollerati o intende farlo.

Negli anni ’80 per rimediare alle brutture si approvarono piani di recupero con fondi pubblici. Ne scaturirono progetti di risanamento, investimenti, occupazione, efficienza energetica. Lo stato di conservazione dei palazzi, dice oggi Legambiente, è inversamente correlato con l’età degli edifici. Buona parte è stata realizzata in un lungo arco di tempo e fino ai primi anni ’90. Qualsiasi persona di buon senso capisce che nessuna forma di sanatoria potrà fare giustizia di tanta mediocrità abitativa. Sarebbe uno sforzo inconcludente, carico di critiche e di astuzie di ogni tipo. Di sicuro non si darebbe una mano alle centinaia di amministratori onesti che cercano di mettere ordine nei Comuni e tutelare l’incolumità di chi vive in case “sgarrupate”. In fondo credo che basti studiare bene i numeri del Treno Verde.

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