Condividi

La crescita asiatica in cerca di nuove e stabili fonti di energia

Secondo SACE, la relazione positiva di lungo periodo tra input energetici e PIL produce la necessità di investimenti in R&S capaci di sviluppare fonti di energia alternative nel continente, con opportunità competitive per il Made in Italy.

La crescita asiatica in cerca di nuove e stabili fonti di energia

Come riportato nel focus dell’Ufficio Studi Economici SACE, dopo un 2012 caratterizzato da un lieve rallentamento della crescita economica nei mercati asiatici emergenti (+6,1% da +7,3% nel 2011), le previsioni mostrano una graduale accelerazione nel corso del biennio 2013-2014: +6,6% e +6,7%. Il calo dell’export verso i paesi avanzati è stato in parte bilanciato dall’aumento della domanda interna per consumi e investimenti, tendenza che trova conferma nella riduzione del surplus di parte corrente. In questo scenario, come altri beni e servizi, anche i flussi commerciali delle risorse energetiche hanno seguito questa dinamica. Il 2012 è stato, infatti, l’anno in cui la Cina si è affermata come primo importatore mondiale di petrolio (10% sul totale mondiale), sebbene la principale fonte di energia locale sia ancora il carbone (45% sul totale mondiale).

Considerando le stime che parlano di una crescita di beni e servizi nei mercati asiatici emergenti destinata ad aumentare notevolmente entro il prossimo ventennio, bisogna tenere in considerazione il consumo di risorse energetiche correlato. La ricerca empirica su queste tematiche converge sull’esistenza di una relazione positiva di lungo periodo tra l’input energetico e la crescita del PIL. Ecco allora che shock esogeni sul consumo di energia potrebbero generare effetti di ricaduta sulla produzione di beni e servizi. Le previsioni mostrano, infatti, come il contributo maggiore continuerà ad arrivare dai combustibili fossili, sebbene il mix di fonti energetiche vari a seconda dell’area geografica presa in considerazione. Le potenzialità delle fonti rinnovabili in Asia sono elevate, sebbene nella migliore delle ipotesi potrebbero rappresentare solo una piccola porzione (circa il 13%) delle fonti di approvvigionamento. Negli ultimi anni la capacità installata ha registrato un forte incremento nell’eolico (36% sul totale mondiale nel 2011), nel solare (con Cina e Corea del Sud primi produttori mondiali di pannelli fotovoltaici) e nell’idroelettrico. Accanto ai vantaggi, soprattutto in termini di abbattimento delle emissioni e di disponibilità delle risorse, sussistono diverse difficoltà che ostacolano l’attuazione di un modello energetico rinnovabile. Nel continente asiatico il costo di tali fonti sembra non essere competitivo rispetto ai combustibili fossili, senza dimenticare la naturale intermittenza nella generazione di energia rinnovabile date le peculiarità geografiche dell’area. Tali difficoltà rendono, infatti, ancora necessario il massiccio intervento statale a sostegno del settore attraverso investimenti pubblici, incentivi e sussidi.

Affinché i mercati emergenti possano continuare il loro percorso di crescita ai tassi registrati negli ultimi anni è allora essenziale che i governi dell’area adottino una serie di riforme strutturali con l’obiettivo di un approvvigionamento energetico stabile nel tempo, sostenibile dal punto di vista ambientale e a costi vantaggiosi. Le soluzioni suggerite dalla Asia Development Bank per raggiungere questo scopo possono riassumersi in tre direttive principali:

¦ la creazione di un mercato energetico pan-asiatico entro il 2030, seguendo il modello europeo;

¦ l’espansione dell’offerta di energia da fonti rinnovabili;

¦ il contenimento della domanda di energia da fonti tradizionali. Campagne di sensibilizzazione al risparmio energetico, accompagnata dalla contemporanea sostituzione dei sussidi generalizzati con incentivi ad hoc, aiuterebbero a limitare l’uso inefficiente e gli sprechi di energia, oltre ad avere un effetto positivo sulle finanze pubbliche.

Ecco allora che la necessità di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico in grado di sfruttare le fonti di energia alternative nel continente asiatico, in particolare per quanto riguarda i mercati emergenti, potrebbe spingere le imprese italiane del settore ad esportare il know-how necessario in ambito tecnico e ingegneristico. In grado così di giocare un ruolo di primo piano sin dall’immediato futuro, cogliendo in modo tempestivo l’opportunità di un vantaggio competitivo in qualità di first-mover.

Commenta