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La bomba pensioni. Sarebbe questo il riformismo del PD?

SUL SITO “InPiù”, Stefano Micossi avverte che sta per scoppiare la bomba pensioni per l’idea, coltivata a destra e a sinistra, di ricalcolare con il metodo contributivo le pensioni superiori ai 5mila euro lordi mensili erogate con metodo retributivo e di prevedere un contributo ma rischiando di creare nuove ingiustizie. Sarebbe questo il riformismo Pd?

La bomba pensioni. Sarebbe questo il riformismo del PD?

Pensionati di spalle… Pensionati di spalle…    Ricominciano a battere i tamburi dei sostenitori di una riforma delle pensioni all’indietro: con una correzione retroattiva dello sbilancio tra contributi versati e pensione percepita in base al sistema retributivo in vigore per coloro che furono esclusi dalla riforma Dini alla metà degli anni Novanta. I soldi servirebbero secondo alcuni per ridistribuire risorse all’interno del sistema pensionistico. Il ragionamento e’ apparentemente impeccabile. Una parte significativa delle pensioni attualmente erogate gode di un ‘regalo originario’, legato in maniera variabile all’applicazione del sistema retributivo, perché le regole mutavano nel tempo, e anche a speciali benefici concessi con leggine ad hoc a certe categorie – come i lavoratori del settore telefonico. Dunque, ricalcoliamo le pensioni, tutte le pensioni, secondo il metodo contributivo ora in vigore per le nuove pensioni, e laddove vi sia uno sbilancio attuariale tra contributi pagati e pensione erogata, istituiamo un bel contributo straordinario per farci ridare il maltolto. Per preparare l’opinione pubblica, si suscita indignazione pubblicando ii dati di alcune pensioni fortemente anomale, ma il target, si badi bene, sono tutte le pensioni sopra i 5.000 euro.
 
Suona bene, ma invece è un’operazione semplicemente esplosiva. Si tratta, per chi non avesse capito, di fissare un metodo per ricalcolare le pensioni in erogazione su base individuale. Ciò richiede tra l’altro di formulare ipotesi sulla speranza di vita al momento dell’erogazione della pensione e sul tasso di sconto da applicare ai flussi di pagamenti pensionistici già percepiti e attesi. Che sarebbero decisioni altamente contestabili. Poi, si tratta di inviare a ciascun pensionato con pensione sopra i 5.000 euro mensili lordi una bella letterina con l’annuncio di un calo della pensione; per molti si tratterebbe di un calo significativo, in una fase della vita in cui gli strumenti di difesa del proprio reddito sono tipicamente assai deboli. Stiamo parlando di persone con redditi netti di 3.000 euro al mese, dunque certamente ricche solo nella concezione pauperistica di Rifondazione comunista – e degli arditi riformatori cattolici presenti nel governo, da Giovannini a Dell’Aringa.
 
Peccato che ci sia poca trippa per gatti. Secondo i dati resi noti dall’Inps, ci sono solo 190.000 pensionati con redditi pensionistici superiori 5.000 euro mensili, mentre ci sono 11.300.000 pensionati con un reddito mensile lordo inferiore a 1.440 euro. Come a dire che, per dare 16 euro a un pensionato della fascia più bassa, ne devo togliere 1.000, in media, a ogni pensionato sopra i 5.000 euro, devastando molte vite per un beneficio risibile per i pensionati meno fortunati. Per fare questo, addio diritti acquisiti. Addio anche a ogni senso di giustizia, dato che il valore individuale di una pensione non provvede alcuna indicazione del livello reddituale complessivo del percettore. Non si può dubitare che una tale misura produrrebbe come primo risultato una esplosione dei ricorsi davanti al giudice amministrativo, ordinario, costituzionale, fino alla corte di Strasburgo dei diritti dell’uomo. Si tratta di un’idea sconsiderata e politicamente esplosiva. Il ministro del lavoro farebbero meglio a pensare come riformare il mercato del lavoro per ridurre la disoccupazione, invece di  baloccarsi con queste stupidaggini.


Allegati: Pensioni d’oro, la scure d’autunno sopra i 90 mila euro scatter� per tutti o solo per i privati?http://www.inpiu.net/economia/20130828/1677/la_bomba_pensioni/

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