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JP Morgan, Dimon: “Periodo più pericoloso da decenni”. Le trimestrali delle grandi banche Usa che scattano a Wall Street

Nella conferenza stampa sui conti del terzo trimestre Dimon non ha nascosto le preoccupazioni per la situazione geopolitica mondiale – Le trimestrali di JP Morgan, Citigroup, BlackRock e Wells Fargo

JP Morgan, Dimon: “Periodo più pericoloso da decenni”. Le trimestrali delle grandi banche Usa che scattano a Wall Street

“Questo potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo ha visto da decenni”. Lo ha detto senza mezzi termini il Ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, nel corso della conferenza stampa in cui ha commentato i risultati del terzo trimestre che per newyorkese “sono stati solidi”, con utili in aumento a doppia cifra e margini in rialzo. 

A Wall Street, infatti, è ricominciata la stagione delle trimestrali che oggi è entrata nel vivo con i conti di ben quattro colossi bancari: oltre a JP Morgan (+3,1% in apertura a Wall Street), infatti, hanno presentato i risultati anche Citigroup (+2,97%), BlackRock (-1,5%) e Wells Fargo (+3,5%).

JP Morgan “Guerre in Israele e in Ucraina potrebbero avere forti impatti su energia, alimentare e commercio”

“Attualmente – ha spiegato Dimon – i consumatori e le imprese statunitensi rimangono in buona salute. Tuttavia, la persistente tensione del mercato del lavoro e i livelli di debito pubblico estremamente elevati, con il più grande deficit fiscale mai registrato in tempo di pace, aumentano il rischio che l’inflazione rimanga elevata e che i tassi di interesse crescano ulteriormente”.

L’amministratore delegato di JP Morgan ha detto: “Non conosciamo ancora le conseguenze a lungo termine del quantitative tightening” e “la guerra in Ucraina, a cui si aggiungono gli attacchi della scorsa settimana a Israele, potrebbe avere impatti di vasta portata sui mercati energetici e alimentari, sul commercio globale e sulle relazioni geopolitiche”. Questo, ha continuato Dimon, “potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo abbia visto in decenni. Mentre speriamo per il meglio, ci prepariamo a qualunque scenario, in modo da poter portare sempre risultati ai clienti, a prescindere dal contesto in cui si trovano”. 

Per quanto riguarda JPMorgan, Dimon ha sottolineato che “tutte le linee di business hanno registrato un continuo slancio nel trimestre, dimostrando la forza di anni di investimenti e il valore dei nostri principi di coerenza e forza”.

La trimestrale di JP Morgan

JP Morgan è stata la prima delle grandi banche americane a pubblicare i conti del terzo trimestre, battendo degli analisti su utile e fatturato, entrambi in forze rialzi grazie all’aumento dei tassi di interesse e a condizioni del credito favorevoli. 

Nei dettagli, nei tre mesi chiusi il 30 settembre, la banca ha realizzato un utile netto pari a 13,151 miliardi di dollari, 4,33 dollari per azione, in aumento del 35% rispetto ai 9,737 miliardi, 3,12 dollari per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso. 

I ricavi reported sono saliti del 22% a 39,874 miliardi, mentre quelli managed del 21% a 40,686 miliardi. 

Il costo del credito si è attestato a 1,4 miliardi, i prestiti medi sono aumentati del 17% e i depositi medi sono calati del 4%. 

Nel trimestre, JPMorgan ha generato un reddito da interessi superiore al previsto (+30% a 22,73 miliardi di dollari, segnando il quarto record consecutivo). Il reddito non da interessi, che rappresenta le commissioni che la banca riscuote da tutte le sue attività, è aumentato del 13% a 17,15 miliardi. 

La banca ha fatto sapere che nel trimestre sono andati in sofferenza altri prestiti, ma sono stati ridotti gli accantonamenti per potenziali perdite future legate ai credito (1,384 miliardi, -10%, a dimostrazione del fatto che l’istituto non vede problemi crescenti nel futuro. Il valore contabile di libero è stato pari a 100,30 dollari per azione (+15%) e il rapporto capitale Tier 1 si è attestato al 14,3%. Il ritorno sul capitale è stato del 18%, contro il 20% dei tre mesi precedenti e il 15% dello stesso periodo dell’anno scorso. 

La trimestrale di Citigroup 

Beneficiando del buon andamento di tutte le attività, e in particolare di quelle legate a Treasury, trade e reddito fisso, Citigroup ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 3,54 miliardi di dollari, 1,63 dollari per azione, in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I ricavi totali sono cresciuti del 9% a 20,13 miliardi di dollari. Entrambi i dati hanno superato il consensus.

“Nonostante i venti contrari, le nostre cinque principali aree di business, interconnesse tra loro, hanno registrato una crescita dei ricavi. I servizi, l’attività a più rapida crescita, hanno registrato un +13% con Treasury e Trade Solutions che hanno registrato il miglior trimestre in un decennio”, ha detto la Ceo Jane Fraser, spiegando che l’area mercati ha registrato una crescita del 10%, grazie alla solidità del reddito fisso. La numero uno di Citigroup ha anche sottolineato che “il coefficiente Cet1 è salito al 13,5%, superando di 14 miliardi di dollari il minimo regolamentare, dopo aver restituito 1,5 miliardi agli azionisti attraverso dividendi e riacquisti di azioni. L’atteggiamento disciplinato sulla crescita dei depositi operativi ci ha permesso di mantenere una base stabile”.

Prosegue nel frattempo la riorganizzazione voluta Fraser: “Il mese scorso abbiamo annunciato cambiamenti che allineano la nostra struttura organizzativa alla strategia che è stata definita e cambiano la gestione della banca. Una volta completati, avremo un’azienda più semplice che potrà operare più velocemente, servire meglio i clienti e creare valore per i nostri azionisti”, ha detto.

Tornando ai numeri, il costo del credito si è attestato a 1,8 miliardi, contro gli 1,4 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso, mentre gli accantonamenti contro future perdite legate al credito si sono attestate a 17,6 miliardi (+1,3 miliardi), con un rapporto riserve/prestiti finanziati del 2,68%, rispetto al 2,54% di fine 2022. A fine periodo i prestiti totali erano pari a 666 miliardi (+3%) e i depositi pari a 1.300 miliardi (-3%).

La trimestrale di BlackRock

Nei tre mesi da luglio a settembre, gli utili di BlackRock sono cresciuti del 14% a 1,604 miliardi di dollari, 10,66 dollari per azione. L’utile per azione adjusted si è attestato a 10,91 dollari. 

In rialzo anche i ricavi, saliti del 5% a 4,522 miliardi, grazie all’incremento della crescita organica, all’impatto dei movimenti di mercato degli ultimi dodici mesi sull’Aum medio e ai maggiori ricavi da servizi tecnologici. 

Nel periodo, l’utile operativo è aumentato del 7% a 1,637 miliardi e il margine operativo è passato dal 35,4% al 36,2%. 

BlackRock ha registrato 3 miliardi di dollari di afflussi netti totali trimestrali, cosa che riflette 49 miliardi di deflussi netti dalle strategie azionarie istituzionali con più basse commissioni, compresi 19 miliardi da un unico cliente internazionale. 

“Per la prima volta in quasi due decenni, i clienti stanno ottenendo un ritorno reale in cash e possono attendere una maggiore certezza politica e di mercato prima di avviare una strategia di re-risking. Questa dinamica ha pesato sui flussi del settore e di BlackRock nel terzo trimestre”, ha detto il Ceo Laurence Fink.

La trimestrale di Wells Fargo

Nel terzo trimestre gli utili di Wells Fargo si sono attestati a 5,77 miliardi di dollari, in crescita del 61% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. L’anno scorso l’istituto finanziario con sede a San Francisco ha dovuto registrare un addebito di 2 miliardi di dollari in relazione a questioni normative. Ora Wells Fargo ha guadagnato 1,48 dollari per azione, più di quanto si aspettavano gli analisti. I ricavi sono aumentati del 7% a 20,86 miliardi di dollari, anche qui al di sopra delle attese.

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