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“Italian Maritime Economy”: Intesa presenta il Rapporto 2020

Il Settimo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy di Srm del Gruppo Intesa Sanpaolo si basa sugli effetti della pandemia e sui fenomeni mondiali che stanno influenzando le rotte e il traffico marittimo. E mira a fornire una visione strategica per il futuro del settore. Resilienza e ripartenza le due parole chiave

“Italian Maritime Economy”: Intesa presenta il Rapporto 2020

Resilienza e ripartenza. Sono le parole chiave per il futuro del nostro sistema logistico-marittimo. È quanto emerge dal settimo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy” di SRM– Centro studi legato al Gruppo Intesa Sanpaolo –  presentato alla Naples Shipping Week – manifestazione internazionale sui temi della portualità, dello shipping e della logistica – incentrata sull’impatto della pandemia sui trasporti marittimi, ma mira anche a fornire una visione strategica, per il futuro, incentrata su intermodalità e sostenibilità.

Tuttavia, non solo la pandemia sta cambiando le relazioni economiche mondiali dal punto di vista del traffico marittimo: lo scontro commerciale Cina-Usa visto dalla rotta del Pacifico, il rallentamento dell’export da e verso la Cina, la riduzione dei passaggi del Canale di Suez, nonché l’emergere di rotte alternative. Sono tutti elementi che stanno influenzando gli scenari del Mediterraneo e la portualità dell’Italia.

Per questo motivo è fondamentale “investire per una portualità e una logistica efficiente e integrata con le reti europee – ha sottolineato Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM – L’Italia è un ponte naturale tra Europa e Sud Mediterraneo per energia e logistica. Recuperare questo ruolo è una priorità nazionale – ha concluso Deandreis – coerente con l’interesse europeo e il Recovery Fund”.

A seguire i dati più salienti del rapporto. Il trasporto marittimo continua a rappresentare il principale veicolo dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci viaggia per mare. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del PIL globale.

Per quanto riguarda il futuro? Le previsioni al 2024 stimano una crescita della movimentazione container a livello mondiale del 3,5%, fino ad arrivare a 951 milioni di TEU (Europa +2,3%, Africa +3,3%, Far East +3,9%, Middle East +4,5% e Nordamerica +2,3%).

Il Mediterraneo rappresenta ancora una via privilegiata di transito per i traffici containerizzati, concentrando il 27% dei circa 500 servizi di linea mondiali via nave.

Invece, l’impatto del Covid-19 sul Canale di Suez ha prodotto, nei primi 5 mesi del 2020, un forte calo delle containership -15% (dovuto alla frenata dell’export da e verso Cina), in parte bilanciato però dai transiti di navi di altri settori (oli +11%, dry +42%).

Significativo è anche l’elevato numero di blank sailing   – rotte cancellate per assenza di carico – che hanno raggiunto a fine maggio 2,7 milioni di TEU (pari all’11,6% delle capacità totale di stiva, 7 milioni di TEU a livello globale solo per il 2020). Gravemente colpita anche la Belt and Road Iniziative: per un valore di 3,87 trilioni di dollari, circa il 20% dei progetti.

Tuttavia, allo stesso tempo, si è registrato un incremento del trasporto ferroviario sulla via Cina-Europa e viceversa, toccando il record di 1.232 convogli solo a luglio (+68% rispetto al 2019). In Italia, nel primo semestre 2020 l’import-export via mare è stato duramente colpito dalla pandemia, registrando un calo del 21%, l’11% in tonnellate.

“La fase di emergenza di liquidità è superata – ha detto Giuseppe Nargi Direttore Regionale di Intesa – Occorre guardare agli aspetti strutturali che toccano il sistema imprese. È ancora più urgente riportare il settore marittimo-portuale e logistico al centro delle politiche, perché è uno strumento essenziale di competitività delle aziende”.

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