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Istat: un italiano su dieci in povertà assoluta

Secondo i dati diffusi dall’Istituto di statistica, il 9,9% degli italiani vivrebbe in condizioni di povertà assoluta, un dato in crescita soprattutto nel mezzogiorno – Il 16,6% della popolazione versa in condizioni di povertà relativa – Soffrono soprattutto i nuclei numerosi.

Istat: un italiano su dieci in povertà assoluta

Il 9,9% degli italiani vive in condizioni di povertà assoluta. A rilevarlo è l’Istat, secondo cui sarebbero 6 milioni 20 mila le persone non in grado di sostenere la spesa minima necessaria per acquistare quei beni e servizi “considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile”. A livello di famiglie, si tratta del 7,9% dei nuclei.

Sono, invece, 3 milioni e 230 mila le famiglie che si trovano sotto la soglia di povertà relativa, ovvero quelle che spendono meno di quanto avvenga nella media pro capite del Paese, cioè 972,52 euro mensili. In termini percentuali si tratta del 16,6% della popolazione, pari a 10 milioni 48 mila persone.

L’incidenza della povertà relativa è rimasta stabile tra il 2012 e il 2013 (dal 12,7 al 12,6%), mentre è aumentata l’incidenza della povertà assoluta, dal 6,8% al 7,9%, per via soprattutto dell’aumento registrato nel Mezzogiorno, coinvolgendo circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila persone in più rispetto all’anno precedente.

In difficoltà soprattutto le famiglie più numerose: la povertà assoluta aumenta tra le famiglie con tre (dal 6,6 all’8,3%), quattro (dall’8,3 all’11,8%) e cinque o più componenti (dal 17,2 al 22,1%). Peggiora anche la condizione delle coppie con figli: dal 5,9 al 7,5% se il figlio è uno solo, dal 7,8 al 10,9% se sono due e dal 16,2 al 21,3% se i figli sono tre o più, soprattutto se almeno un figlio è minore. 

Per quanto riguarda la composizione dei nuclei poveri, l’incidenza della povertà assoluta cresce tra le famiglie con persona di riferimento con titolo di studio medio-basso (dal 9,3 all’11,1% se con licenza media inferiore, dal 10 al 12,1% se con al massimo la licenza elementare), operaia (dal 9,4 all’11,8%) o in cerca di occupazione (dal 23,6 al 28%.

Povertà che, come detto, si fa sentire soprattutto nel mezzogiorno, dove è aumentata sia l’incidenza della povertà assoluta che quella della povertà relativa, giunta al 23,5%. In termini di povertà relativa, migliora invece la condizione dei single non anziani nel Nord (l’incidenza passa dal 2,6 all’1,1%, in particolare se con meno di 35 anni), seppur a seguito del ritorno nella famiglia di origine o della mancata formazione di una nuova famiglia da parte dei giovani in condizioni economiche meno buone.

Nel Mezzogiorno, invece, migliora la condizione delle coppie con un solo figlio (dal 31,3 al 26,9%), con a capo un dirigente o un impiegato (dal 16,4 al 13,6%), che tuttavia rimangono su livelli di incidenza superiori a quelli osservati nel 2011.

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