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Iraq: offensiva anti-Isis per liberare Mosul

Lo ha annunciato il premier iracheno Haidar Al Abadi poco dopo le 4 del mattino (ora italiana). Con le forze antiterrorismo irachene anche i peshmerga curdi e le milizie sciite. Già liberati 7 villaggi ma l’Onu teme che i civili diventino “scudi umani” per i jihadisti. I ribelli siriani, aiutati dalla Turchia, hanno riconquistato Dabiq, luogo simbolo in Siria

Iraq: offensiva anti-Isis per liberare Mosul

Mentre in Italia era ancora notte, è cominciata l’offensiva per liberare Mosul dall’Isis da parte dell’esercito e delle forze antiterrorismo irachene. Insieme a loro operano anche la milizia alleata dei peshmerga curdi e le milizie sciite. Lo ha annunciato alla tv di stato, poco dopo le 4 ora italiana, il primo ministro iracheno Haidar al Abadi. La tv di stato irachena ha mostrato un breve comunicato scritto, poco dopo la mezzanotte, che ha annunciato l’avvio dell’offensiva militare largamente preannunciata per cacciare l’Isis dalla seconda città dell’Iraq. Il blitz per riconquistare Mosul è la più grande operazione militare in Iraq da quando le truppe statunitensi si sono ritirate nel 2011 e, se coronata da successo, il più duro colpo inferto finora all’Isis.

L’Onu però è “estremamente preoccupato” per la sorte degli 1,5 milioni di civili a Mosul e teme che “migliaia di loro potrebbero ritrovarsi sotto l’assedio” delle truppe governative o diventare “scudi umani” nelle mani dell’Isis. Lo afferma in un comunicato il sottosegretario per gli affari umanitari, Stephen O’Brien, facendo appello “a tutte le parti perché rispettino i loro obblighi di proteggere i civili in base alla legge umanitaria internazionale”.

Le forze curde dei Peshmerga hanno strappato all’Isis il controllo di sette villaggi nelle prime quattro ore dell’offensiva per riconquistare Mosul, considerata la ‘capitale’ irachena dello Stato islamico. Lo riferisce la televisione panaraba Al Jazira.

I ribelli siriani appoggiati dalla Turchia hanno intanto riconquistato la località di Dabiq, città in mano ai jihadisti dello Stato Islamico dal 2014, quando contava 3.000 abitanti. Un villaggio della Siria relativamente piccolo, non lontano dalla frontiera turca e di limitata importanza strategica ma dall’altissimo valore simbolico perché qui, secondo una profezia dell’Islam sunnita, i musulmani del califfato avrebbero trionfato sui cristiani in un epico “scontro finale” prima dell’Apocalisse.

Simbolica al punto che nel 2014 i jihadisti hanno intitolato la loro rivista di propaganda in linqua inglese proprio ‘Dabiq’. Un comandante dell’opposizione siriana, Saif Abu Bakr, ha riferito che i combattenti dell’Isis hanno opposto una resistenza “minima” per difendere la loro iconica roccaforte, situata nel nord della Siria ad alcune decine di chilometri da Aleppo. Quest’ultima città è peraltro anche oggi devastata da bombardamenti e combattimenti dopo il fallimento, ieri sera, delle trattative di Losanna tra i rappresentanti dei Paesi coinvolti a vario titolo nel conflitto siriano, Stati Uniti e Russia in prima fila.

Le forze dei Peshmerga curdi partecipano all’operazione per circondare Mosul, ma non entreranno in questa città multietnica e multiconfessionale, lasciando il compito alle sole forze governative di Baghdad per non fomentare tensioni. Lo ha detto Kifah Mahmud Karim, consigliere per i media di Massud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Karim ha precisato il compito di entrare a Mosul, in mano all’Isis, è affidato alla 16ma divisione dell’esercito e alla polizia federale.

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