Inwit innesca il turbo nel giorno del debutto nell’indice delle blue chips di Piazza Affari, confermandosi, con un rialzo del 2,7% circa, come uno dei non molti titoli (poco più di una decina) in terreno positivo da inizio anno. Ma, a giudicare dall’attenzione che riscuote il gioco delle torri in Europa, il debutto nel paniere principale della Borsa di Milano della società, ha il sapore dell’inizio di una nuova partita per la leadership europea in cui Inwit, forte di oltre 22 mila torri che garantiscono il primato in Italia, avrà senz’atro un ruolo da protagonista.
Grazie alla svolta che ha permesso lo spin-off del ramo Tower di Telecom Italia e l’avvio di un complesso e delicato processo di fusione con Vodafone Towers Italia completato nel marzo scorso, le due società, da allora, controllano il 37,5% a testa del capitale mentre la gestione operativa ricade sotto l’ex monopolista. “Una best practice che troverà molti estimatori nel mondo delle tlc” prevedeva ad operazione ultimata l’ad Giovanni Ferigo. Perché, spiega, “Inwit è una tower company a tutti gli effetti per tipologia di business e modalità operative”. Molto di più di un semplice custode/castellano a guardia delle torri dei due gestori, ma un campione nazionale che punta ad assicurare, anche con l’apertura ad altri operatori, una copertura capillare del territorio nazionale per lo sviluppo di tutte le tecnologie wireless. Un ruolo essenziale per garantire lo smart working, ma anche la formazione a distanza, le videochiamate e i servizi on demand, la frontiera in sicura espansione dell’intrattenimento. Un settore in piena espansione anche prima dell’esplosione dell’epidemia, che ha contribuito ad aumentare l’appeal del comparto presso gli investitori.
Si spiega così il successo del gioco delle Torri: a giorni il colosso Hutchison Whampoa, proprietaria di Wind 3, che ha già scorporato le torri italiane (8.100) in una società autonoma, completerà la realizzazione di una Towerco forte di 28 mila installazioni in parte d’Europa (Regno Unito, Svezia, Danimarca) oltre all’Italia.
Molto attiva è Celnex partecipata dalla famiglia Benetton attraverso Sintonia ed Edizione, la società che ha rilevato le torri di Iliad. Da non trascurare Ei Towers (60% F2i, il40% in mano a Mediaset) dopo che la società ha parzialmente rivisto il suo modello di business, rafforzandosi nel segmento broadcast ma uscendo dal settore delle torri telefoniche. Il nuovo assetto potrebbe dovrebbe facilitare una combinazione con Rai Way già tentata nel 2017 ma saltata per l’opposizione del governo Renzi. In questo caso, la combinazione tra Ei Towers e Rai Way potrebbe seguire lo schema adottato per le nozze tra Tim e Vodafone in Inwit.
In questi giorni è spuntato però un altro pretendente per la controllata Rai: si tratta del gruppo USA Phoenix Towers International interessati all’ acquisizione di TowerTel, il portafoglio torri telefoniche di EI Towers, un’operazione in cui sarebbe coinvolta anche Cellnex Telecom. Il gruppo Phoenix Tower International è uno dei maggiori tower operator globali, con circa 9mila torri in diversi Paesi del mondo, tra cui USA e America Latina (Messico e Argentina in particolare) e sta cercando di espandersi in Europa, partendo per ora dalla Francia e dall’Irlanda. Ma l’Italia potrebbe rappresentare un’alternativa.