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Inter, prova del 9 a Firenze per chiudere il caso Icardi

Stasera i nerazzurri affrontano la Fiorentina dell’ex Pioli: se vincono si chiude in parte il caso Icardi, ma se perdono non solo il caso riesplode ma traballa anche il terzo posto in classifica dopo le vittorie del Milan e ieri sera della Roma a Frosinone (2 a 3).

Inter, prova del 9 a Firenze per chiudere il caso Icardi

La prova del 9 e non solo per il “solito” caso Icardi. Per l’Inter la trasferta di Firenze (ore 20.30) può rappresentare il vero punto di svolta della stagione, in un senso o nell’altro. Vincere certificherebbe la ritrovata forza di un gruppo cementatosi dopo l’esclusione dell’ormai ex capitano, pareggiare o peggio perdere invece creerebbe numerosi problemi. Anzitutto di classifica: Milan e Roma premono e uscire dal Franchi senza punti azzererebbe, di fatto, il vantaggio accumulato nei mesi scorsi. E poi, inevitabilmente, si tornerebbe a parlare di Icardi e della sua situazione, del fatto che l’Inter non può fare a meno di lui ecc ecc. Insomma, Spalletti si eviterebbe volentieri tutto questo e dunque va a caccia di una vittoria che sarebbe anzitutto sua, in quanto fautore (assieme alla società) delle ormai note decisioni di spogliatoio. “Non la metterei su questo piano, ma su una continuità di atteggiamento per l’ambizione di giocare sempre partite più di qualità – ha ribattuto il tecnico nerazzurro. – È difficile che una squadra come l’Inter dipenda da un solo calciatore. Se così fosse non sarebbe una squadra di livello, ci sono altri calciatori che all’interno dell’Inter fanno la differenza e ti permettono di avere una classifica importanteNon c’è dubbio che la squadra abbia fatto meglio in questo periodo e messo a posto delle cose che ultimamente non ci riuscivano molto, ma come si è visto si è assottigliato il margine di vantaggio e se non vinci le altre si avvicinano. Per cui dobbiamo vincere”.

Posizione chiara, che certifica come il club sia convinto di poter proseguire anche senza Icardi, come ormai da tre partite. Anche al Franchi l’argentino non ci sarà, così come i “soliti” Vrsaljko e Keita Balde ma questo a Spalletti, almeno per ora, interessa poco. Il suo 4-2-3-1 non cambierà, dunque Handanovic in porta, D’Ambrosio, De VrijSkriniar e Asamoah in difesa, Vecino e Brozovic a centrocampo, Politano, Nainggolan e Perisic sulla trequarti, Lautaro Martinez in attacco. Anche la Fiorentina vuole vincere: da questa sfida passa una bella fetta del sogno Europa League, tanto più che settimana prossima ci sarà lo scontro diretto contro il Torino. Pioli ci proverà affidandosi a un 4-3-2-1 che vedrà Lafont tra i pali, LauriniMilenkovic, Vitor Hugo e Biraghi nel reparto arretrato, BenassiEdimilson e Veretout in mediana, Chiesa e Gerson a supporto di Muriel, preferito ancora una volta al Cholito Simeone. Partita che assume una valenza ancora maggiore dopo i risultati degli anticipi, che hanno visto Milan e Roma vincere e avvicinarsi pericolosamente proprio all’Inter, il cui margine sul quinto posto (dunque fuori dalla Champions) è di soli due punti. Scenario tutto sommato prevedibile visto che Empoli e Frosinone, almeno sulla carta, non rappresentavano grossi ostacoli per rossoneri e giallorossi. Il campo però ha detto altro, specialmente per la squadra di Di Francesco, costretta a fare i salti mortali per espugnare lo Stirpe ed evitare un clamoroso, oltre che pesantissimo, flop. A decidere il match infatti è stato un gol di Dzeko al 95’, pochi secondi prima che l’arbitro fischiasse la fine e mandasse in archivio un 2-2 tanto sorprendente quanto inatteso. Che non sarebbe stata una serata facile per la Roma lo si è capito già al 5’ quando Ciano, sfruttando un doppio errore di Nzonzi e Olsen, ha portato in vantaggio il Frosinone con un tiro apparentemente senza pretese e rivelatosi, invece, letale. Ma i giallorossi, come spesso accaduto in stagione, sanno alternare blackout a momenti di luce assoluta e quando arrivano questi ultimi, si sa, son dolori per tutti.

L’ultima dimostrazione s’è avuta ieri tra il 30’ e il 32’: 72 secondi di furia che hanno portato prima al pareggio di Dzeko e poi al sorpasso con Pellegrini. Gli alti e bassi sono un male (o un bene, a seconda dei punti di vista) che Di Francesco non riesce proprio a risolvere, col risultato che le partite, salvo eccezioni, non sono mai davvero chiuse. E così all’80’ l’ex interista Pinamonti, entrato pochi minuti prima, ha trovato la palla del pareggio, facendo esplodere lo Stirpe e lasciando la Roma inebetita di fronte alla sua stessa ingenuità. Ma la forza di una squadra è anche quella di non arrendersi alle difficoltà e vincere le cosiddette partite “sporche”, quelle che si portano a casa solo con episodi e giocate individuali. Il colpo in questione l’ha trovato ancora Dzeko, freddissimo nel finalizzare una verticalizzazione sull’asse De Rossi-El Shaarawy che lo ha messo solo davanti al portiere. Occasione impossibile da sbagliare, dunque 3-2 Roma e sospiro di sollievo grosso come una casa per Di Francesco, passato in pochi istanti da un meno 4 dal quarto posto a una visuale ravvicinata addirittura sul terzo. “Sappiamo fare gol, ma ne prendiamo anche tanti: questo è il nostro difetto principale – l’analisi del tecnico giallorosso.  Preferisco una prestazione diversa quando si vince: c’erano condizioni difficili come il troppo vento. Noi abbiamo fatto tanti, troppi, errori tecnici e abbiamo rischiato. La cosa positiva è che abbiamo voluto vincerla fino alla fine e ci siamo riusciti”. La palla adesso passa all’Inter: sarà lei a dirci se la lotta Champions è ridotta solo all’ultimo posto oppure se, clamorosamente, può considerarsi aperta in tutto e per tutto. 

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