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Imu: il Tesoro fa i conti, ma rimane lo spettro delle aliquote

Il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani: “Il 30% dei proprietari di prime case sarà esente dall’Imu, mentre il restante 70% pagherà in media 200 euro” – Ma la vera stangata arriverà sulle seconde case, su cui non sono previste detrazioni – In questi casi le aliquote sono fissate al 7,6 per mille, ma potrebbero arrivare fino al 10,6.

Imu: il Tesoro fa i conti, ma rimane lo spettro delle aliquote

Il 30% dei proprietari di prime case sarà esente dall’Imu, mentre il restante 70% pagherà in media 200 euro“. Così il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, ha replicato ai tanti accusatori della nuova tassa, Lega in testa. Ma i numeri in arrivo dal Tesoro non sono bastati a placare gli animi: con l’avvicinarsi della prima scadenza (l’acconto si pagherà entro il 18 giugno) la battaglia sui numeri diventa anzi più agguerrita.

“L’Imu non è un’imposta nuova – sottolinea ancora Ceriani – E’ stata definita dal precedente Governo e noi l’abbiamo solo anticipata di un anno e esteso alle prime case”. L’Ici è stata in vigore “dal 1993 fino al 2007 e solo nel 2008 si è deciso di sospenderla: l’unico Paese al mondo in cui il proprietario di un immobile non paga l’imposta sull’immobile stesso”. Insomma, “non pagare questa tassa era un’anomalia”. Ma c’è di più: secondo il Tesoro non è vero che l’Imu sarà più pesante dell’Ici. Anzi, si pagherà addirittura meno, almeno per le rendite catastali più basse. Al crescere del valore dell’immobile, invece, la forbice si allargherà progressivamente. E per le abitazioni di maggior pregio, in effetti, l’Imu sarà molto più pesante della vecchia Ici.

Il documento del Tesoro fa notare che il primo punto a vantaggio dell’Imu è sul fronte delle detrazioni. Quella dell’Ici era di 103,29 euro, mentre quella della nuova imposta arriva a 200 euro, con in più altri 50 euro detraibili per ogni figlio a carico. Questo significa che per le famiglie che abitano in case modeste la tassa può perfino azzerarsi (ad esempio nei casi di rendita da 300 euro con un figlio a carico, per cui l’Ici sarebbe stata di 22,7 euro). Sulle abitazioni più lussuose, invece, si arriverà a pagare l’equivalente di uno stipendio medio (1.144 euro con rendita catastale a 2.000 euro e nessun figlio, ben 407 euro in più rispetto alla vecchia Ici).

Questi calcoli del Tesoro, tuttavia – pur tenendo conto della rivalutazione delle rendite catastali al 60% – ipotizzano che entrambe le tasse abbiano la stessa aliquota al 4 per mille. Ora, già per l’Ici questo non era realistico, visto che prima dell’abolizione la media nazionale era del 4,8. Il rischio però è che con l’Imu i comuni vadano molto oltre. Secondo l’Osservatorio della Uil servizi territoriali, 13 capoluoghi hanno già deciso di portare la soglia sulla prima casa sopra il 5 per mille. Il verdetto definitivo sulle nuove aliquote comunali arriverà entro il 30 settembre e gli effetti si faranno sentire sulla rata Imu di dicembre, comprensiva di conguaglio.

Sulle prime case i comuni potranno ridurre o alzare l’aliquota di due punti, vale a dire dal 2 al 6 per mille. Il vero salasso arriverà però sulle seconde case: per questi immobili non è prevista alcuna detrazione e l’aliquota è fissata al 7,6 per mille, ma secondo le ultime stime in alcune città si potrebbe arrivare anche a un massimo del 10,6 per mille.

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