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Ilva, i Riva rinviati a giudizio

Dopo lo stop del gip ai patteggiamenti (valutate troppo basse le pene concordate, comprese tra i 2 e i 5 anni), la Procura di Milano ha rinviato a giudizio Adriano, Fabio e Nicola Riva per vari reati legati al crac del gruppo che controllava l’Ilva di Taranto.

Adriano, Fabio e Nicola Riva sono stati rinviati a giudizio nel procedimento con al centro i reati, a vario titolo, di bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento fittizio di valori per il crac del gruppo che controllava l’Ilva di Taranto. Ora le difese, che per accelerare i tempi hanno anche rinunciato al termine di 20 giorni dopo la chiusura delle indagini avvenuta il 17 febbraio, potranno provare di nuovo la strada dei patteggiamenti per i loro assistiti davanti al gup, in sede di udienza preliminare, che non è stata ancora fissata. Con l’accordo dei pm, potranno provare a presentare nuove istanze di patteggiamento, ritoccate rispetto alle precedenti.

Lo scorso 14 febbraio il gip Maria Vicidomini aveva infatti respinto le richieste di patteggiamento dei tre indagati, che avevano avuto l’ok dei pm, valutando troppo basse le pene concordate, comprese tra i 2 e i 5 anni. Lo stesso giudice, tra l’altro, aveva bocciato anche l’intesa con cui i Riva, lo scorso dicembre, hanno dato l’assenso a far rientrare in Italia 1,33 miliardi di euro per metterli a disposizione della bonifica ambientale dello stabilimento tarantino. Per il gip si trattava soltanto di una “bozza di transazione” che raggruppa “in maniera generica una molteplicità di reciproche rinunce ad azioni esercitabili in sede civile, amministrativa e penale” e “rischia di tradursi in una sostanziale e totalizzante abdicazione (…) alla tutela di molteplici e variegati interessi”. Insomma la famiglia Riva dovrà proporre nuovi patteggiamenti, con pene e soprattutto risarcimento in denaro più alti.

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