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Ilva, anche il gip Todisco boccia il piano aziendale

A questo punto la procedura di spegnimento di gran parte dell’impianto continuerà come indicato dai custodi giudiziari – L’azienda dovrà quindi presentare un nuovo piano secondo le indicazioni degli esperti nominati dalla Procura.

Ilva, anche il gip Todisco boccia il piano aziendale

La catena si chiude con il terzo no. Dopo le bocciature dei custodi gudiziari e della Procura, anche il gip di Taranto Patrizia Todisco ha respinto il piano da 400 milioni di euro presentato dal Gruppo Riva – proprietario dell’Ilva di Taranto – per la riqualificazione ambientale dell’impianto siderurgico. Il gruppo guidato da Bruno Ferrante aveva chiesto inoltre che lo stabilimento potesse conservare una minima capacità produttiva, per consentire all’azienda di poter fare ulteriori investimenti. Anche in questo caso dal giudice è arrivata una risposta negativa. 

Todisco è lo stesso magistrato che a fine luglio ha autorizzato il sequestro dell’Ilva e gli arresti domiciliari per alcuni suoi dirigenti. A questo punto, dopo la bocciatura finale del piano, la procedura di spegnimento di gran parte dell’impianto continuerà come indicato dai custodi giudiziari. L’azienda dovrà quindi presentare un nuovo piano secondo le indicazioni degli esperti nominati dalla Procura.

“Con amarezza dobbiamo rilevare che nel piano Ilva si impegnava ad effettuare lavori per risanamento che in realtà erano già negli atti d’intesa del 2003-2004, evidentemente non rispettati”, avevano scritto i pubblici ministeri nelle cinque pagine di parere negativo al piano di Ilva.

“Non c’è spazio per proposte al ribasso circa gli interventi da svolgere e le somme da stanziare. I beni in gioco, salute, vita e ambiente ma anche il diritto a un lavoro dignitoso e non dannoso per la salute, non ammettono mercanteggiamenti”, ha ribadito il gip nel suo decreto che ha ricalcato il parere della Procura. 

I custodi giudiziari avevano chiesto lo spegnimento di una serie di impianti tra acciaierie, altiforni, cokerie e torri. L’azienda avrebbe voluto invece spegnere solamente un altoforno. Quanto al parco minerali, secondo la Procura occorreva una soluzione immediatamente efficace per evitare la dispersione delle polveri, mentre il piano dell’azienda prevedeva una semplice copertura.

Nel 2011 l’Ilva ha prodotto 8,5 milioni di tonnellate di acciaio, quasi il 30% della produzione italiana complessiva.

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