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Il raid Usa in Iraq colpisce anche le Borse e fa volare il petrolio

L’azione di guerra Usa all’aeroporto di Baghdad spinge in rosso ma spinge all’insù i titoli petroliferi – A Piazza Affari corrono Saipem, Tenaris ed Eni ma soffrono le banche, Unipol e Buzzi.

Il raid Usa in Iraq colpisce anche le Borse e fa volare il petrolio

I listini europei chiudono contrastati e recuperano dai minimi di giornata toccati a seguito del raid Usa a Bagdad, nel quale è stato ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani. A restituire un po’ di fiducia, nel pomeriggio, è la reazione relativamente calma di Wall Street, che si muove in calo frazionale, mentre gli investitori devono fare i conti anche con dati macroeconomici deludenti. A sorpresa infatti Il settore manifatturiero nordamericano si è contratto a dicembre ai minimi da oltre un decennio, i volumi degli ordini sono scesi vicino al minimo da 11 anni, mentre l’occupazione negli stabilimenti risulta in calo per il quinto mese consecutivo.

In questo contesto Piazza Affari, perde lo 0,56% e scende a 23.702 punti, divisa fra gli acquisti sui titoli petroliferi, in scia al rally dell’oro nero e le prese di profitto su titoli finanziari. Da segnalare sull’Aim l’impennata di Confinvest, +11,82%, società specializzata nella vendita di lingotti e monete d’oro da investimento. Anche il prezioso metallo d’altra parte, bene rifugio per eccellenza nelle fasi d’incertezza, è molto apprezzato in questa giornata difficile e sale dell‘1,6% circa muovendosi intorno a 1553 dollari l’oncia.

La piazza peggiore in Europa è Francoforte, -1,26%, affossata da Lufthansa -6,65% che, come altre compagnie aeree, teme il rincaro del carburante. Deludono inoltre le richieste di disoccupazione in Germania che sono aumentate più del previsto a dicembre, segnale di un progressivo indebolimento del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 5%. Parigi è piatta, +0,04%, mentre Madrid cede lo 0,49%. Fuori dalla zona euro salgono Londra +0,28% e Zurigo +0,86%.

La crisi mediorientale e le promesse di vendetta da parte dell’Iran mettono le ali al petrolio: il Brent sale del 3,02% a 68,25 dollari al barile, mentre il Wti Crude tocca il massimo da otto mesi e al momento sale del 3,63% a 63,4 dollari al barile.  La scorsa settimana inoltre le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono diminuite oltre le attese. Il dato è calato di 11,463 milioni di barili a 429,896 milioni di unità, contro attese degli analisti per un ribasso di 3,3 milioni di barili.

L’euro-dollaro è stabile a 1,117, con il biglietto verde in leggera ritirata dopo l’uscita del dato sulla manifattura. Sono ben comprati i titoli di stato americani e tedeschi, con conseguente calo dei rendimenti. Anche la carta italiana tiene l’argine e lo spread fra decennale italiano e Bund scende a 162 punti base (-0,45%), con il rendimento del Btp a 1,33%. A novembre il controvalore dei titoli di Stato detenuti dalle banche con sede in Italia è tornato sotto i 400 miliardi di euro, minimo da 10 mesi, secondo i dati Bce.

Tornando in Piazza Affari, regina del listino è Tenaris +1,34%, anche a seguito dell’acquisizione per 1,067 miliardi di dollari di Ipsco Tubulars, azienda statunitense attiva nella produzione di tubi in acciaio.

Nel settore oil brillano Saipem +0,87% ed Eni +0,7%. Fra le blue chip migliori del giorno ci sono Leonardo +1%, Recordati +1%, Atlantia +0,94% che recupera un po’ delle recenti perdite. 

In fondo al listino Ubi Banca -2,84%; Unipol -2,84%; Finecobank -2,68%; Buzzi -2,65%. Fiat perde il 2,08%, dopo il dato sulle immatricolazioni, che conferma un andamento più debole del mercato in Italia.

Arretra Pirelli -2,54%, dopo il rally della vigilia a seguito delle buone notizie sulla trattativa commerciale Usa-Cina.

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