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Il primo parco eolico in mare entra in funzione a Taranto: ci sono voluti 16 anni. Altri 40 parchi fermi

Parte a Taranto il primo parco eolico in mare in Italia e nel Mediterraneo. Un investimento di 80 milioni e 16 anni per realizzarlo. Molti impianti ancora bloccati

Il primo parco eolico in mare entra in funzione a Taranto: ci sono voluti 16 anni. Altri 40 parchi fermi

Il primo parco eolico in mare in Italia è finalmente stato inaugurato a Taranto. Ci sono voluti ben 16 anni, dall’avvio delle richieste di autorizzazione alla sua messa in opera oggi 21 aprile 2022, per realizzarlo. Il progetto, ora operativo, si chiama Beleolico e lo ha costruito Renexia del Gruppo Toto con un investimento di 80 milioni. La sfida è la transizione energetica. A Taranto, sede dell’acciaieria ex-Ilva, la più inquinante d’Europa.

Parco eolico in mare a Taranto, le caratteristiche

La scheda tecnica dell’impianto è molto chiara: si tratta di 10 turbine con una capacità installata complessiva di 30 MW in grado di assicurare una produzione di oltre 58 mila MWh, l’equivalente del fabbisogno annuo di 60 mila persone. Nell’arco della sua vita, sottolinea Renexia, Beleolico consentirà un risparmio di circa 730mila tonnellate di CO2.

Beleolico è il primo parco eolico in mare che venga realizzato in Italia e anche nel Mediterraneo. Perché in mare? Perché l’Italia, diversamente dai Paesi del Nord Europa non ha la stessa disponibilità di vento. E siccome, è ovvio, gli impianti eolici vanno realizzati là dove il vento c’è, ecco perché il posizionamento in mare e al Sud, dove il vento garantisce un apporto più stabile e continuo. Certo, siamo lontanissimi dai 25.000 MW (ovvero 25 GW) di gare assegnate in gennaio 2022 da Crown Estate Scotland in Scozia per il più imponente parco marino offshore mai realizzato, con la partecipazione di Shell, Bp, Vattenfal per citare i nomi più altisonanti oltre all’italiana Falck Renewables, entrata con ben 3 progetti.

Parco eolico in mare a Taranto: e nel resto d’Italia?

Quello nell’offshore di Taranto è comunque un inizio che potrebbe decretare l’apertura di un percorso virtuoso verso l’energia rinnovabile, reso improrogabile dalla transizione energetica concordata a livello Ue ma soprattutto reso ancora più urgente dall’aggessione della Russia all’Ucraina. Oggi più che mai è necessario allentare il cordone ombelicale con le forniture di gas russo dalle quali siamo fortemente dipendenti.

Non c’è tuttavia di che essere ottimisti guardando all’articolo pubblicato giovedì 21 aprile dal Sole 24 Ore che fa il punto sui tanti impianti in attesa di essere realizzati in Italia. Ai nastri di partenza ci sono circa 40 progetti. Circa 40 centrali eoliche offshore hanno infatti chiesto i permessi per il collegamento alla rete Terna al 31 dicembre 2021. Il potenziale è alto: si tratta complessivamente di 31.800 MegaWatt, la quasi totalità dei quali è arrivata lo scorso anno (26.500 MegaWatt, tanti quanti quelli già avviati in Scozia). Secondo i dati forniti da Terna, i progetti si collocano principalmente in Sardegna e Sicilia (circa 15.000 MegaWatt), in Puglia, Molise e Basilicata (11.500 MW) e in Calabria (1.500 MW). Il resto è sparso in piccoli impianti disseminati tra Lazio, Toscana, Campania e Alta Italia.

Parco eolico offshore: troppe resistenze e tempi lunghi

L’esperienza di Renexia a Taranto – 16 anni per realizzare un impianto – non è certamente un caso isolato. La stessa società ha ottenuto un secco NO dalla Regione Sicilia per un impianto al largo delle Egadi (2.793 MW), verso la Tunisia. E Falck Renewables sperimenta crescenti difficoltà in Sardegna. Saipem vorrebbe realizzare 700 MW su piattaforme petrolifere da dismettere al largo di Ravenna e da integrare con l’eolico galleggiante. E l’elenco continua, senza escludere Eni, Edison, Erg, Sorgenia e altri.

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Il governo Draghi ha cercato, con il decreto semplificazioni, di agevolare l’iter autorizzativo dei progetti. Ma le resistenze locali sono forti e, secondo l’inchiesta del Sole, almeno 8 dei primi 22 progetti censiti sono bloccati.

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