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Il petrolio sostiene le Borse. Banche, Mediaset e Telecom alla ribalta

Il petrolio recupera terreno e le piazze azionarie sembrano avviate verso un avvio di settimana positivo – Per Piazza Affari il primo segno più del 2016 – Ferrari vince il primo Gp in Borsa: cedola di 0,46 euro – Vivendi sale ancora in Telecom e accende i riflettori su Mediaset – Bpm-Banco Popolare: il prossimo weekend dovrebbe essere la volta buona per le nozze

Il petrolio sostiene le Borse. Banche, Mediaset e Telecom alla ribalta

Parte con il piede giusto la settimana finanziaria: il petrolio recupera posizioni (Brent e Wti +1,1%), rallentano i beni rifugio, dall’oro (-0,5% a 1.220 dollari l’oncia) allo yen (-0,3%). Riprende così il tentativo di recupero dei listini azionari dopo il pessimo avvio del 2016.

Sale Tokyo (+0,6%), nonostante i dati deludenti emersi stamane dagli indici Pmi. Fanno ancor meglio Hong Kong (+0,9%) e le piazze di Shanghai (+2,1%) e Shenzhen (+1,8%). Nel weekend è stato rimosso il responsabile della Consob locale Xiao Gang, assai vicino al governatore della Banca centrale, che paga così i rovesci patiti dai listini nei mesi scorsi. Al suo posto si è insediato Liu Shiyu, già presidente della Agricultural Bank of China.

EFFETTO BREXIT SULLA STERLINA, PEGGIOR VALUTA DEL 2016

Anche i mercati europei e Usa sembrano avviati ad un avvio positivo. Sotto riflettori la sterlina, in calo dello 0,9% rispetto al dollaro nei primi scambi dopo l’annuncio del referendum sul Brexit. Da qui al 23 giugno, data del voto sulla permanenza nella Ue del Regno Unito, i mercati scommetteranno sul possibile scisma di Londra e sulle conseguenze per l’Eurozona. La moneta inglese è la peggiore nel 2016 con un calo del 3%. A spingere al ribasso, stamane, è la discesa in campo del sindaco di Londra Boris Johnson, che si è schierato con i fautori del no alla Ue.

PETROLIO, IL MERCATO PUNTA ALLA PACE. VENERDI’ I CONTI ENI

A tener banco nella settimana sarà innanzitutto la non facile ricerca di una pax petrolifera. Le consultazioni tra i grandi produttori di petrolio si chiuderanno il primo marzo, ha rivelato il russo Nowak. Solo allora si capirà se l’accordo tra Mosca e l’Arabia Saudita per congelare la produzione ai livelli di gennaio avrà coinvolto anche gli altri membri dell’Opec, a partire da Iran ed Iraq, e gli altri grandi del greggio.

Nel frattempo è prevedibile che continui l’altalena di rialzi e ribassi sui mercati. L’ultima settimana si è chiusa, dopo sensibili oscillazioni, con un bilancio in perfetto equilibrio. Ma si vedono i primi segnali positivi: frena la produzione dello shale oil americano ma, sottolinea il Wall Street Journal, i mercati guardano al settore con maggior fiducia: i produttori di petrolio e gas hanno infatti emesso con successo nuove azioni per più di 5 miliardi di dollari da inizio anno, con tre offerte solo nella giornata di mercoledì 17, a conferma che secondo i grandi operatori il ribasso potrebbe aver toccato il minimo.

Anche l’indice Eurostoxx Oil & Gas (+3,4%) ha lanciato segnali confortanti. Spiccano il +4,57% di Eni (venerdì mattina saranno comunicati i conti 2015) e il +4% di Total. Prove di ripresa anche per Saipem (+9,60%). Le banche del consorzio di garanzia dell’aumento di capitale dovranno però sottoscrivere 1,18 miliardi di azioni per un valore complessivo di 427 milioni di euro.

G20, PIL USA E LE TRATTATIVE SUL TTIP

Altri temi occuperanno l’agenda geopolitica. C’è grande attesa per il vertice del G20 del prossimo fine settimana, che si riunirà a Shanghai, epicentro della crisi che ha colpito i mercati dallo scorso agosto. Sarà l’occasione per concordare misure in grado di scongiurare la temuta guerra delle valute.

Le statistiche Usa più attente arriveranno venerdì: inflazione e andamento del Pil Usa nel quarto trimestre. I primi segnali di ripresa dei prezzi oltre il 2% hanno già riacceso il dibattito sui tassi. Un rialzo in occasione della riunione della Fed del 16/17 marzo è improbabile, ma i mercati guarderanno con grande attenzione ai numerosi interventi dei banchieri centrali previsti in settimana: martedì interverranno il vice della Yellen, Stanley Fischer e da Dennis Lockart della Fed di Atlanta. In settimana usciranno anche i report sulla congiuntura economica di Richmond e Kansas City.

Sullo sfondo la ripresa stamane delle trattative per il Ttip, il trattato su tariffe e regole degli scambi tra Europa e Stati Uniti, l’ultimo grande appuntamento della presidenza Obama.

L’INCOGNITA DEI TASSI SOTTO ZERO. AL VIA LE ASTE DEL TESORO

L’attenzione dell’Eurozona è già concentrata sul direttorio della Bce del 3 marzo che dovrebbe varare nuove misure espansive per contrastare la deflazione. Importanti in questa chiave l’uscita dei dati Pmi dell’Eurozona, un indicatore chiave dell’andamento della congiuntura dei vari Paesi della Ue. I numeri più attesi sono quelli in arrivo dalla Germania (che diffonderà inoltre i dati su inflazione e vendite al dettaglio), dal momento che le indicazioni degli ultimi mesi hanno reso evidente come le ripercussioni della frenata dell’Eurozona si stiano facendo sentire con sempre maggiore forza anche all’interno della fortezza tedesca.

Nel frattempo frenano i tassi di interesse, a conferma della difficile congiuntura internazionale. I titoli di Stato giapponesi a dieci anni sono scivolati in terreno negativo. I decennali tedeschi, in ribasso da cinque settimane, sono scivolati allo 0,20% (- 6 punti). Il calo ha coinvolto anche i Paesi della periferia dell’area euro: i decennali spagnoli hanno chiuso la settimana all’1,71%, i Btp decennali all’1,56% (-9 punti base).

In questa cornice prendono il via le aste di fine mese del Tesoro italiano. Stasera sarà comunicato l’importo dei Bot a 6 mesi che saranno offerti in asta il 25 febbraio. Venerdì toccherà ai Btp. Il giorno24 saranno collocati Btpei per 0,5-1 miliardi. Non è prevista un’offerta di Ctz.

PIAZZA AFFARI, IL PRIMO SEGNO PIU’ DEL 2016

Le Borse hanno archiviato la prima settimana positiva del 2016. Ma le ricadute sul finale dei prezzi del greggio e del comparto bancario hanno confermato che i listini, dopo la grande frana, restano deboli. Segno più per i listini Usa: S&P +2,8%, Dow Jones +2,6%, Nasdaq +3,8%. Rispetto ad inizio gennaio l’indice S&P è ancora sotto del 6,2%.

Anche la Borsa di Milano, dopo un calvario di ben sette settimane consecutive di ribasso, ha chiuso in terreno positivo. Il bilancio delle ultime cinque sedute, nonostante il calo di venerdì (-1,1%), segna un recupero del 2,39%. Da inizio anno la performance della Borsa milanese è una pesante caduta del 21%.

L’indice complessivo delle Borse europee Stoxx 600 ha guadagnato in settimana il 4,1% (oggi -1%) e ha così ridotto la perdita da inizio anno a -11%. Il recupero delle Borse ha avuto per protagonisti i titoli delle società minerarie e delle materie prime (Stoxx del settore +8,1% nella settimana), i titoli dell’Automotive (+7%) e le Assicurazioni (+4,8%).

FERRARI VINCE IL SUO PRIMO GP IN BORSA: CEDOLA DI 0,46 EURO

Il titolo migliore è stato Ferrari (+14,38%) spinto dall’ingresso nel capitale di George Soros. Il Cda ha deliberato la distribuzione di una cedola di 0,46 euro a partire dal prossimo 23 maggio.

L’agenda di oggi prevede il cda di Rcs Mediagroup e di Axelero. Giovedì 26 sarà efficace la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio Pirelli in azioni speciali non quotate.

VIVENDI SALE ANCORA IN TELECOM. RIFLETTORI SU MEDIASET

Sotto i riflettori di Piazza Affari oggi il triangolo Vivendi-Telecom Italia-Mediaset. Dai filing inviati alla Sec è emerso venerdì sera che Vivendi ha ulteriormente rafforzato la sua quota in Telecom Italia al 22,8% dal precedente 21,4%.

L’avanzata del colosso media parigino coincide con l’interesse per Mediaset, +11,54% in settimana sull’onda delle avances per una quota (non esclusa la maggioranza) della controllata Premium. Vivendi non fa mistero della volontà di costruire un grande polo dei contenuti del Sud Europa tramite l’alleanza tra Mediaset, Telecom e Telefonica, già socia al 10% di Premium.

L’ostacolo principale sembra essere il prezzo. Mediaset ha già rifiutato l’offerta di Rupert Murdoch, giudicando insufficiente l’offerta di 1 miliardo, Bolloré non sembra intenzionato ad andare oltre, ma propone uno scambio “carta contro carta” con l’obiettivo di un’intesa industriale ad ampio raggio. Decisivi saranno i risultati 2015 di Mediaset che saranno annunciati il prossimo 22 marzo. In quell’occasione si avrà un quadro più preciso dello stato di salute di Premium.

BPM-POPOLARE, VERSO IL WEEK END DELLE NOZZE

Spicca in settimana il cda sui conti di Intesa San Paolo, fissato per domani. Potrebbe essere la settimana delle nozze tra Bpm (cda sui conti riunito domani) e Banco Popolare. Le carte della fusione tra Bpm e Banco Popolare sono allo studio della Bce, che avrebbe chiesto indicazioni sull’evoluzione dei crediti dubbi.

L’obiettivo è di raggiungere un aumento significativo delle coperture dei crediti dubbi nell’arco del piano industriale, scongiurando la necessità di un aumento di capitale. Secondo gli analisti di Equita, ad oggi sulla base delle stime 2016 la copertura dei crediti problematici della combined entity è del 34% e dovrebbe salire al 39% a fine 2018 grazie alla normalizzazione del flusso di crediti problematici.

Intanto, a confermare l’elevata volatilità del comparto, nel finale di seduta sia giovedì che venerdì scorso sono piovute forti vendite, soprattutto sulle banche italiane. Unicredit (-2,86%) e Intesa (-2,84%) sono in fondo alla classifica del paniere Ftse Mib. Ma tra i titoli migliori spicca il rimbalzo di Mps (+11,50%) e di Bper (+10,50%).

L’indice Eurostoxx Bank ha messo a segno un bilancio settimanale positivo dell’1%, primo guadagno dopo sette ottave di seguito in rosso. Ma, a confermare l’elevata volatilità, nel finale di seduta sia giovedì che venerdì scorso sono piovute forti vendite, soprattutto sulle banche italiane.

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