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Il Parlamento europeo approva la transaction tax: tassa dello 0,1% per azioni e obbligazioni

Il Parlamento europeo dice sì alla transaction tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie: con 487 voti a favore l’Aula di Strasburgo adotta risoluzione per l’introduzione della tassa, che prevede l’esenzione dall’imposta per i fondi pensione e la possibilità di procedere con procedura rafforzata qualora non si riuscisse a trovare un accordo a 27.

Il Parlamento europeo approva la transaction tax: tassa dello 0,1% per azioni e obbligazioni

Dal Parlamento europeo via libera alla transaction tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Con 487 voti a favore, 152 contrari e 46 astensioni, gli eurodeputati riuniti a Strasburgo hanno fatto proprie le indicazioni della Commissione europea – da sempre sostenitrice dello strumento – approvando una risoluzione per l’introduzione di una tassa dello 0,1% per azioni e obbligazioni e dello 0,01% per i derivati. Rispetto all’idea dell’esecutivo comunitario il Parlamento Ue propone di “aggiungere il ‘principio di emissione’ per obbligare anche le istituzioni finanziarie con sede fuori dalla zona della transaction tax a pagare la tassa, nel caso commerciassero titoli originariamente emessi all’interno della zona”. Ciò, spiega, spiega la relatrice del testo, la greca Anni Podimata (S&D), significa che – giusto per fare un esempio – azioni della Siemens, emesse originariamente in Germania e commerciate fra un’istituzione di Hong Kong e una di New York sarebbero comunque soggette alla tassa. Questo con la proposta della Commissione Ue non avrebbe invece permesso l’applicazione della tassa.

Due i punti forti della proposta approvata dall’Assemblea del Parlamento europeo: l’esenzione dall’imposta per i fondi pensione e la possibilità di procedere con procedura rafforzata qualora non si riuscisse a trovare un accordo a 27. I parlamentari europei hanno infatti previsto di proseguire attraverso la procedura di cooperazione rafforzata (che permette a un gruppo di paesi membri di adottare legislazioni comuni) se non sarà possibile raggiungere un accordo per creare una tassa sulle transazioni finanziarie in tutta l’Unione europea. Ancora, il testo non chiede che le risorse derivate da una tassa sulle transazioni siano collocate direttamente nel bilancio comunitario, ma propone che siano utilizzate per ridurre l’importo dei contributi nazionali al bilancio Ue. Infine nella risoluzione si chiede di esentare le transazioni effettuate sul mercato primario (ossia l’acquisto di titoli da parte dell’istituzione emittente, al momento della loro immissione sul mercato). Ciò, secondo gli eurodeputati, “dovrebbe garantire che gli investimenti a vantaggio dell’economia reale non siano colpiti dalla transaction tax”.

“Essendo l’Unione europea il più grande mercato finanziario, spetta a noi fare il primo passo”, commenta la relatrice del testo, Anni Podimata (S&D), secondo la quale “non possiamo essere tenuti in ostaggio da una manciata di Stati membri”. Per Podimata l’introduzione della tassa è più che doverosa:  “La scelta di lasciare che il settore finanziario non partecipi maggiormente al peso della crisi sarebbe una decisione contraria a ogni logica politica”, aggiunge. “Siamo eletti per servire i 500 milioni di cittadini, e non una manciata di operatori finanziari con i loro lobbisti al seguito”. Immediati i commenti della Commissione europea, con il responsabile per la Fiscalità e l’Unione doganale. “Accolgo con favore l’impegno del Parlamento europeo”, la reazione di Algirdas Semeta. “Il voto di oggi sulla tassa per le transazioni finanziarie è un’opportunità che va colta”. Un invito a tutti gli addetti ai lavori: le tappe del tabella di marcia, sottolineano da Strasburgo, restano quelle proposte dalla Commissione: 31 dicembre 2013 termine ultimo per gli Stati membri per adottare le leggi di attuazione e 31 dicembre 2014 per l’entrata in vigore di queste leggi.

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