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Il mercato dell’arte: dai salotti di New York a Banksy

L’arte è di tutti e le aste pubbliche sono un modo per raggiungere quanti più collezionisti e appassionati di opere d’arte possibile. Ma tra i canali più gettonati secondo un’indagine Ubs ci sono anche le vendite online e le fiere. Nella top ten dei paesi con il maggiore numero di vendite c’è anche l’Italia

Il mercato dell’arte: dai salotti di New York a Banksy

Banksy è uno degli artisti contemporanei più provocatori. Dopo che una delle sue principali opere “Ragazza con palloncino” era stata battuta per oltre un milione di sterline all’asta di Sotheby’s a Londra, un tritadocumenti nascosto nella cornice del quadro ha distrutto la sua tela in una serie di sottili strisce. Inoltre, alcune indiscrezioni hanno riportato che fosse stato proprio l’artista, presente in sala al momento dell’asta, ad azionare il meccanismo.

Se da una parte Banksy alle aste pubbliche delle proprie fatiche si oppone fortemente e non perde occasione per sottolineare il disappunto nel vedere le proprie opere bandite, dall’altro lato è bene sottolineare quanto il mercato dell’arte si stia allargando. Una delle ultime opere battute all’asta è stata il Salvador Mundi di Leonardo da Vinci, aggiudicata lo scorso novembre da un principe saudita per 450 milioni di dollari. È l’opera più costosa della storia delle aste pubbliche.

In generale il 2017 è stato un anno molto profittevole per il mercato dell’arte, in cui un numero elevato di beni è stato venduto a un costo superiore ai 2 milioni di dollari – ben 752 opere a fronte delle 472 del 2016 -, secondo i dati riportati nel rapporto “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione 2018” di Deloitte.

Ma l’arte non è solo per Paperoni: Ubs ricorda che l’’11 per cento delle opere costa meno di 1.000 dollari e il 20 per cento di queste è stato venduto lo scorso anno tra i mille e i cinquemila. I migliori clienti sono gli statunitensi che aprono la classifica sia dei volumi d’acquisto sia quella relativa al valore delle vendite, seguiti dai cinesi e dagli inglesi. Nella top ten dei paesi con il maggior numero di vendite secondo Deloitte c’è anche il Belpaese che compre il 2 per cento del totale, sotto svizzeri, spagnoli, francesi e pari merito con giapponesi, australiani e asiatici.

Il braccio dell’arte che attira maggiormente i collezionisti è la pittura, che secondo i dati Deloitte ha generato il 71 per cento del fatturato complessivo del 2017, in lieve calo rispetto al risultato dell’82 per cento del 2016. Questa leggera flessione nei risultati è dovuta anche al cambiamento del mercato che si è aperto alle arti minori, come gioielli e vini e che hanno registrato tassi di invenduto prossimi allo zero.

Le aste da sole, secondo il rapporto Ubs, rappresentano il 47 per cento del mercato dell’arte, con fatturati in crescita a livello internazionale al +4% rispetto al 2016. Anche le fiere ricoprono un ruolo di primo livello nella classifica: si stima che nel 2017 abbiano rappresentato il 46 per cento delle vendite tramite intermediari e sono considerate dalle gallerie la via più efficace per acquisire nuovi clienti. Tra le più importanti si ricordano la fiera internazionale Art Basel che nel 2016 ha raccolto 95mila persone a Basilea; a Londra c’è la Frieze London, a Parigi la Fiac Parigi che ha registrato 75 mila ingressi lo scorso anno, mentre in Italia è la volta di Bologna con la sua Arte Fiera che ha ospitato nel 2017 48 mila persone.

Le piazze principali del mercato dell’arte sono New York che ha confermato il suo primato con un fatturato di 4,4 milioni di dollari in crescita sul 2016 e che da sola ha rappresentato il 54% del fatturato globale dell’intero segmento della pittura; Londra ha contribuito al mercato per il 30 per cento con 2,81 miliardi e l’Asia ha saputo inserirsi sulla scena con 824,9 milioni di dollari e una quota del fatturato del 2017 pari al 10,4 per cento.

Nonostante siano le aste il campo da gioco delle principali vendite di opere d’arte, importante è anche il commercio online, per cui le vendite su internet sono arrivate a generare volumi pari a 5,4 milioni di dollari e a rappresentare l’8 per cento dei ricavi, in aumento del 10% all’anno.

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