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Il Made in Italy delle medie imprese dà sprint alla Borsa

Da Buzzi a Prysmian e da Diasorin a Campari, i campioni del Quarto capitalismo delle medie imprese trascinano al rialzo Piazza Affari, che chiude in bellezza la settimana di Borsa.

Il Made in Italy delle medie imprese dà sprint alla Borsa

Clima effervescente oggi sulle borse europee, che chiudono positive in scia ai record della vigilia di Wall Street. Piazza Affari +0,84%, risale a 24.141 punti, grazie allo sprint delle medie imprese del made in Italy: Buzzi +3,44% (con un recente studio di Morgan Stanley sul settore del cemento); Prysmian +2,9% (che dovrebbe aver risolto i suoi problemi sul cavo Western Link); Diasorin +2,81%; Campari +2,67%.

Fuori dal listino principale: Ima +1,95%. Sono in rosso Finecobank -1,07%; Mediobanca -0,67%; Ferragamo -0,44%; Atlantia -0,39%. Miste le banche, ma  lo spread si abbassa: il differenziale di rendimento fra decennale italiano e tedesco scende a 163 punti base (-2,53%) e il tasso del Btp cala a 1,38%. Sulla stessa lunghezza d’onda di Milano è Francoforte +0,69%; fanno meglio Parigi +1,02%, Madrid +1,14%, Londra +0,83%, Zurigo +1,41%.

La Borsa di New York parte intonata e attualmente viaggia in progresso, dopo un lieve sbandamento con la diffusione del dato sulla fiducia dei consumatori del Michigan, in calo a gennaio. Niente di allarmante però e i mercati sembrano avere ancora benzina, dopo i recenti accordi commerciali: in particolare la firma dell’intesa di fase uno fra Stati Uniti e Cina, i progressi con la Ue, il trattato trilaterale tra Usa, Messico e Canada, approvato ieri dal senato americano per sostituire il Nafta. L’ottimismo ha retto anche alle notizie sulla crescita cinese che, nel 2019 si è fermata, come previsto, a +6,1%, registrando il ritmo più lento da trent’anni.

Sorprende il fatto che il tasso di natalità, l’anno scorso, è scivolato ai minimi della storia moderna del celeste impero, cosa che pone un problema di invecchiamento della popolazione (quasi un quinto ha almeno 60 anni) e di riduzione della forza lavoro, nonostante gli sforzi del governo per invertire questa tendenza. La minor natalità avrà un effetto sul pil, benché non immediato: secondo gli analisti di Capital Economics, nel 2030 i cambiamenti nella composizione della popolazione sottrarranno alla crescita circa mezzo punto percentuale all’anno.

Sul fronte delle materie prime l’oro è in progresso e scambia a 1558,35 dollari l’oncia. Il petrolio, tipo Brent, è piatto a 64,62 dollari al barile. Sul mercato valutario l’euro è in netto calo sul dollaro e scambia a 1,109.

Tornando in Piazza Affari, sono in spolvero le utility: A2a +2,47%; Poste +2,39%; Snam +1,83%; Terna +1,64%; Enel, +1,5%, con Credit Suisse che alza il target a 8 da 7 euro. Debole Fiat -0,18%%, dopo l’annuncio delle trattative per una jv per l’auto elettrica in Cina. 

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