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Il Governo approva il Def: taglio dell’Irpef con spending review e tasse sulle banche

Per il 2014 il costo del taglio Irpef è di 6,7 miliardi: 4,5 arriveranno dalla spending review e 2,2 dall’aumento del gettito Iva e della tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia – Verso riduzione Irap con aumento tasse su transazioni finanziarie – Nuovo tetto per gli stipendi dei manager pubblici – Dalle privatizzazioni 10-12 miliardi l’anno

Il Governo approva il Def: taglio dell’Irpef con spending review e tasse sulle banche

“Confermiamo tutti gli impegni che ci siamo presi nel momento in cui abbiamo ricevuto l’incarico. Oggi approviamo il taglio del cuneo fiscale. Dopo il dl lavoro, ad aprile affrontiamo la Pubblica amministrazione, a maggio il fisco, a giugno la giustizia. E il prossimo passo sarà lo sforbicia-Italia, quello sulle società municipalizzate, sulle scuole e sul dissesto idrogeologico”. Questo il piano di battaglia annunciato ieri sera dal premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri che ha varato il nuovo Documento di economia e finanza (Def). Il testo arriverà in Aula al Senato giovedì della prossima settimana, 17 aprile, sempre che la commissione Bilancio abbia concluso l’esame.

IRPEF: TAGLIO DA 10 MILIARDI CON SPENDING REVIEW E TASSAZIONE BANCHE

Il provvedimento più atteso è senz’altro quello sul cuneo fiscale, che prevede un alleggerimento di 10 miliardi l’anno, così da portare circa 80 euro in più al mese nelle buste paga di chi guadagna fino a 25mila euro annui. Per il 2014, dal momento che la misura entrerà in vigore a maggio, il costo del taglio ammonta a 6,7 miliardi. Di questi, 4,5 arriveranno dalla spending review (le risorse recuperate dalla revisione della spesa pubblica arriveranno complessivamente a 17 miliardi nel 2015 e a 32 nel 2016), mentre altri 2,2 saranno garantiti dall’aumento del gettito Iva e della tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia (l’aliquota sulle plusvalenze registrate dagli istituti di credito salirà infatti dal 12 al 26%). La copertura sarà assicurata da un decreto che il Governo approverà il 18 aprile. 

IL NODO DEGLI INCAPIENTI

Renzi ha promesso anche “una soluzione per gli incapienti”, ovvero coloro che guadagnano meno di 8mila euro lordi l’anno e che quindi non otterrebbero alcun beneficio dagli sgravi sull’Irpef, perché sono già esentati dal pagamento dell’imposta.

TAGLIO DELL’IRAP CON AUMENTO DELLE TASSE SULLE TRANSAZIONI FINANZIARIE

Quanto alle imprese, il Governo punta a un taglio dell’Irap fino al 10%. Una misura da finanziare con l’aumento dal 20 al 26% della tassa sulle rendite finanziarie (esclusi i Bot) da metà 2014.

MANAGER PUBBLICI: SI ABBASSA IL TETTO ALLE RETRIBUZIONI

Sempre con il decreto del 18 aprile, il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici passerà da 311 a 238 mila euro annui, ovvero la somma che spetta al Presidente della Repubblica. 

PRIVATIZZAZIONI: 12 MILIARDI NEL 2014 PER RIDURRE IL DEBITO

Secondo i calcoli dell’Esecutivo, dalle privatizzazioni arriveranno quest’anno circa 12 miliardi di euro, che saranno utilizzati per ridurre il debito pubblico. La vendita di asset pubblici dovrebbe garantire una cifra compresa fra i 10 e 12 miliardi l’anno (circa lo 0,7% del Pil) anche fra il 2015 e il 2017. Stando al Piano nazionale per le riforme (Pnr) allegato al Def, il Governo punta a vendere quote di Eni, Stm e Enav, oltre a varie società in cui lo Stato detiene partecipazioni indirette tramite la Cassa Depositi e Prestiti (come Sace, Fincantieri, Cdp reti e Trans Austria Gastleitung GmbH) e le Ferrovie dello Stato (Grandi Stazioni – Cento Stazioni).

PAGAMENTO DEBITI PA

Saranno aggiunti altri 13 miliardi ai 47 già stanziati per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.

CONTI 2014: PIL +0,8%, DEFICIT AL 2,6%

Il Def contiene anche le nuove previsioni dell’Esecutivo sui conti pubblici. Le stime per il 2014 parlano di un Pil in crescita dello 0,8%, dato inferiore al +1,1% calcolato l’anno scorso dal Governo Letta, ma superiore al +0,6% atteso da Bruxelles e dal Fondo monetario internazionale nel World Economic Outlook pubblicato ieri. Il rapporto deficit-Pil dovrebbe attestarsi invece al 2,6%, per poi scendere all’1,8% nel 2015 e all’1,5% nel 2016. 

L’effetto espansivo delle riforme si manifesterà “debolmente” nel 2014 – si legge nel Pnr -, ma risulterà “via via più pronunciato” negli anni successivi. La crescita del Pil dovrebbe infatti essere progressiva: +1,3% nel 2015, +1,6% nel 2016 e +1,8% nel 2017. 

Quanto alla disoccupazione, dopo il 12,2% registrato nel 2013, le stime parlano di un ulteriore aumento nel 2014 (al 12,8%), cui dovrebbe seguire una ridiscesa al 12,5% nel 2015, al 12,2% nel 2016 e all’11,6% nel 2017. Anche sul fronte della pressione fiscale è previsto un incremento nel 2014 (al 44%, dal 43,8% del 2013) e una flessione negli anni seguenti (al 43,7% nel 2016 e al 43,5% nel 2017). 

Il debito pubblico, infine, arriverà quest’anno al 134,9% del Pil, considerando anche il sostegno al fondo europeo salva-Stati (al netto del quale si attesterebbe al 131,1%), per poi scendere progressivamente: al 133,3% nel 2015, al 129,8% nel 2016, al 125,1% nel 2017 e al 120,5% nel 2018.

“Il disavanzo strutturale dell’Italia sarà azzerato nel 2016 – ha assicurato in conferenza stampa il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan -. Questa è la strategia complessiva del governo, e avrà successo”. Slitta quindi ancora una volta il pareggio di bilancio, obiettivo caro a Bruxelles, che fino a ieri l’Italia aveva assicurato di raggiungere entro il 2015. 

Padoan ha chiarito anche che “le privatizzazioni di Enav e Poste sono in dirittura d’arrivo”, e che il debito pubblico “sale perché l’Italia contribuisce ai fondi per il salvataggio dell’Eurozona e, soprattutto, perché la crescita nominale è troppo basse. La zona euro dovrebbe avere un tasso di inflazione del 2% e una crescita dell’1%. Se fosse così avremmo una crescita al 3% e questo, nelle attuali condizioni di finanza pubblica italiana, basterebbe a portare il debito sul sentiero discendente in modo costante”.

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