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Il Fondo per l’Efficienza Energetica può valere 2 miliardi

Il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, è oggi in grave ritardo – Ha una dotazione di 70 milioni di euro l’anno fino al 2020 e può attivare investimenti tra 1 e 2 miliardi di euro, o forse più: ma mancano i decreti attuativi – L’appello del Cesef del professor Gilardoni e l’importanza del ruolo della CdP

Il Fondo per l’Efficienza Energetica può valere 2 miliardi

Un appello affinché il Governo sblocchi il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, al palo da due anni a causa della ritardata individuazione del soggetto che lo deve gestire. Un richiamo all’importanza del ruolo che deve svolgere la Cassa Depositi e Prestiti. La proposta è di predisporre un sistema di garanzie in grado di favorire l’attivazione di linee di credito per il finanziamento di iniziative nel campo dell’efficienza energetica.

Sono le indicazioni emerse dal kick-off meeting del CESEF – Centro Studi sull’Economia e il Management dell’Efficienza Energetica – tenutosi a Milano e presieduto dal Prof. Andrea Gilardoni della Università Bocconi e diretto dal Dott. Stefano Clerici. Oltre a presentare le attività del Centro per il 2016, si è discusso il tema: “Un sistema di garanzie per sbloccare i finanziamenti all’Efficienza Energetica”. Hanno introdotto Andreana Esposito della Cassa Depositi e Prestiti, Rony Hamaui di Mediocredito Italiano e Roberto Moneta dell’ENEA.

Al meeting erano presenti numerosi e rilevanti esponenti di industria, finanza e istituzioni del settore dell’efficienza energetica (tra cui Albaleasing, Alpiq, CESI, Coprob, CVA, ENI, E.ON Connecting Energies, General Electric, Hera, Iren, Manutencoop, Sinloc, Studio Radice&Cereda, Susi Partner, Terni Energia, Universal Sun, Utilitalia e Whirlpool). Si sono discusse le difficoltà del sistema bancario a finanziare i progetti di efficienza energetica che, secondo tutti, potrebbero essere superate con delle garanzie capaci di ridurre/redistribuire i rischi connessi ad investimenti complessi e difficilmente standardizzabili.

Il modello è il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) che sta dando importanti risultati: per gestire un fondo analogo vi sono diversi soggetti con competenze e strumenti adeguati, che occorre solo mettere a sistema.

Il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, istituito presso il MiSE dal dlgs 102/14, è oggi in grave ritardo. Esso ha una dotazione di 70 milioni di euro l’anno fino al 2020 e ad oggi ammonta a 210 milioni. È utilizzabile per finanziamenti a tasso agevolato ma, soprattutto, per garanzie sui finanziamenti dei progetti in efficienza energetica fino all’80% dei prestiti erogati da banche, redistribuendo il rischio. Può attivare investimenti tra 1 e 2 miliardi di euro, o forse più.

Il Fondo risulta, tuttavia, bloccato dalla mancata emanazione dei decreti attuativi. La causa? La ritardata individuazione del soggetto gestore; tra i possibili: Cassa Depositi e Prestiti, GSE e Cassa per i servizi energetici e ambientali. Ma qual è la scelta? E quando il Fondo si attiverà? L’efficienza energetica ha anche numerosi e positivi impatti sul sistema industriale sia per la competitività, sia perché apre i mercati mondiali alle imprese italiane.

Un ruolo importante può svolgerlo la Cassa Depositi e Prestiti il cui Piano 2016-2020 dedica attenzione proprio all’efficienza energetica. La Cassa promuove fondi di garanzia che sostengono i finanziamenti bancari e sbloccano gli investimenti. Ma anche l’Enea (e altri enti qualificati) ha un ruolo di rilievo come certificatore tecnico della bontà dei progetti (migliori tecnologie, adeguatezza dei costi, ecc.) e dei risparmi ottenibili.

Il CESEF ha avviato un Tavolo Tecnico con i partner per seguire lo sviluppo della questione.

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