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Il cambiamento climatico favorisce alleanze finanziarie. Primo Ventures è con LifeGate

Le due realtà italiane riunite in una partnership per investire in tecnologie per l’ambiente. Un segno dì vitalità imprenditoriale.

Il cambiamento climatico favorisce alleanze finanziarie. Primo Ventures è con LifeGate

Ogni sfida ha il suo prezzo e quella al cambiamento climatico nei prossimi anni costerà molti milioni di dollari. I settori su cui si punta sono le tecnologie, lo sfruttamento delle materie critiche, l’uso responsabile delle risorse. E’ in questo trend che Primo Ventures, Società di Gestione del Risparmio e LifeGate si sono alleate per l’innovazione nelle tecnologie ambientali. Primo Ventures S.p.a. con 200 milioni in risparmio gestito avrà ben ponderato l’alleanza con LifeGate, Società Benefit nota per le sue attività a difesa dell’ambiente e della natura. Il quadro tracciato dalle Agenzie internazionali sulla necessità si immettere denaro nei circuiti della new economy è favorevole ad alleanze di questo tipo. La più autorevole, l’Agenzia Internazionale per l’Energia dice che circa la metà delle tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici al 2050 sono ancora in fase di startup. Prototipi in laboratori di ricerca o in fase dimostrativa dappertutto nel mondo che dovranno andare sui mercati. Negli ultimi dieci anni nel mondo sono stati investiti mediamente dai 3 ai 5 trilioni di dollari per affrontare la transizione digitale e green. Per i prossimi 25 anni “gli investimenti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico cresceranno esponenzialmente fino a raggiungere i 100 triliardi di dollari» fanno sapere i due nuovi alleati. Se il bacino di interesse è l’Italia il momento sembra favorevole. Le ultime rilevazioni riportano incrementi negli investimenti in rinnovabili, parzialmente frenati dalle autorizzazioni per nuovi impianti.

Il cambiamento climatico fa nascere nuove start-up

Il mercato mondiale cresce ma non è privo di buchi collegati alle decisioni politiche dei governi che scelgono se affrontare o no la svolta energetica. Chi si ostinerà a non accettare il nuovo corso, magari in tempi più dilazionati rispetto a quelli dell’Onu, pagherà un prezzo doppio in termini di sviluppo e di coesione sociale. La Cina, modello a forte capitalizzazione nelle tecnologie digitali, è tra i Paesi più inquinati ed inquinanti. Ma il suo PIL non è intaccato dallo smog e i capitali girano a velocità supersoniche. In Occidente nel campo della ricerca avanzano le nuove forme di sperimentazioni che per fortuna attirano i giovani: startup, spin-off, ricerca di base. Primo Venture e Life Gate vogliono studiare queste dinamiche per occupare gli spazi vuoti ed investire. L’Italia, come si diceva, tutto sommato presenta discrete opportunità per supportare la transizione verde. “La sfida del climate change richiederà uno sforzo tecnologico e finanziario senza precedenti nella storia dell’umanità”, dice Gianluca Dettori, Presidente di Primo Ventures. È soddisfatto di collaborare con Life Gate ed è ricambiato da Enea Roveda, CEO di LifeGate: «Il risparmio sostenibile è l’ultimo tassello di uno stile di vita etico, insieme alla mobilità, all’alimentazione, all’energia». Dobbiamo anche pensare che ad influenzare la partnership tra i due soggetti saranno stati anche i dati macroeconomici americani del settore. Per ogni quattro dollari di venture capital investiti l’anno scorso, più di un dollaro è stato destinato a tecnologie di contrasto al cambiamento climatico. Circa 50 miliardi di dollari, in questo modo sarebbero andati a progetti ed iniziative di economia anti fossili con il riservato compiacimento del Presidente Joe Biden. Il Climate Tech nel mondo cattura il 10% di investimenti in Venture Capital, percentuale che in Europa sale al 16%. E questo al netto di raggiri e false informazioni che in Italia hanno fatto nascere una task force pubblica. Ma i soldi servono.

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