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I-Com: la Campania corre sulla banda larga, ma pesa il fisco

Il rapporto dell’Istituto per la Competitività segnala la crescita dell’8,3% delle esportazioni delle Regioni del Sud nel 2016 – Il carico fiscale per le industria, però, rimane più alto che al Nord.

I-Com: la Campania corre sulla banda larga, ma pesa il fisco

L’economia del Sud Italia avanza a passo deciso, soprattutto per quanto riguarda le tlc. A dirlo è lo studio dell’Istituto per la Competitività, I-Com, “L’economia delle Regioni italiane e i rapporti tra amministrazioni territoriali e imprese”, lanciato oggi a Roma in occasione dell’ultima tappa della seconda edizione di ORTI, l’Osservatorio sulle relazioni territorio-impresa.

Secondo lo studio, oggi le Regioni del Sud primeggiano per presenza di distretti industriali, con un aumento delle esportazioni nel 2016 pari all’8,3%, e risultano particolarmente dinamiche nei settori delle telecomunicazioni, dei trasporti e dell’energia.

Per descrivere il grado di competitività delle Regioni italiane, infatti, I-Com ha elaborato un indice sintetico che prende in considerazione alcune variabili relative alla dotazione infrastrutturale. Da tale criterio di misurazione, si rileva la buona performance di Campania, Puglia e Sicilia specialmente nel settore della banda ultra-larga.

Sulla banda ultra-larga, in particolar modo, spicca la performance della Campania, che si piazza al secondo posto del ranking nazionale, dopo la Lombardia, grazie anche a un’ottima capillarità della rete di distribuzione elettrica.

“Dal nostro indice risulta un dato quantitativo che naturalmente va letto insieme a quello sulla qualità”, ha dichiarato Stefano da Empoli, presidente di I-Com, che ha curato il rapporto insieme a Gianluca Sgueo, direttore Area Istituzioni I-Com. “È innegabile però il miglioramento delle reti di alcune Regioni del Mezzogiorno, che rappresenta un’opportunità di sviluppo da non sprecare. E non deve dare più alibi alle amministrazioni regionali e locali che continuano a offrire a cittadini e imprese un rapporto troppo spesso penalizzante tra qualità e costo dei servizi”.

Ne è una prova tangibile il carico fiscale per le industrie che nel Sud è in media maggiore rispetto a quello del Nord. L’aliquota Irap più alta si registra in Campania (4,97%), Sicilia, Puglia e Calabria (4,82%), mentre nelle Regioni del Nord si applica l’aliquota ordinaria (3,90%).

Dal rapporto dell’Istituto per la Competitività, emerge, infine, la leadership del Nord per quanto riguarda la distribuzione di start-up innovative, con oltre il 55% del totale (ma sono le Marche a guidare la classifica per numero di start-up pro-capite, davanti, rispettivamente, a Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo), e la presenza di aziende a partecipazione estera.

La Lombardia ospita, infatti, 4.431 multinazionali, il 5,5% del totale delle industrie della Regione. Secondo I-Com, le imprese della sola Lombardia potrebbero potenzialmente occupare il 4,4% dei disoccupati italiani, seguite da quelle del Veneto (2,4%).

Nello studio vengono poi approfonditi 16 casi concreti in cui il rapporto fra PA locale e imprese si è dimostrato particolarmente virtuoso, rivelando come sia possibile costruire il successo del Paese superando diffidenze e immobilismo. I-Com ha chiamato questi casi #ItaliaSì. Per superare l’impasse che blocca il Paese l’Istituto per la Competitività ha proposto un “Manifesto delle buone relazioni tra territori e imprese”, un decalogo capace di individuare i punti cardinali di una nuova relazione virtuosa fra industrie e territori per contribuire all’interesse generale dell’Italia.

Un rapporto, quello tra industrie e territorio, che potrebbe cambiare alla luce della possibile riforma costituzionale, come nel caso della revisione del Titolo V, che regola le relazioni tra Stato e autonomie territoriali. Manifesto alla mano, il rapporto ORTI mostra gli impatti possibili della riforma, in alcuni casi sostanziali, sulle interazioni tra aziende e istituzioni territoriali.

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