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Hermès, “la famiglia non venderà”. Stoppato per il momento l’assalto di Arnault (Lvmh)

INTERVISTA A GUILLAUME DE SEYNES – Il direttore generale della maison, uno degli eredi del fondatore, assicura che la famiglia vuole restare in sella, nonostante l’attacco di Arnault, il patron di Lvmh – “Cresceremo fra il 12 e il 14% a fine anno” – “l’Italia, primo mercato in Europa dopo la Francia” – L’azione ha guadagnato il 66% da inizio anno

Hermès, “la famiglia non venderà”. Stoppato per il momento l’assalto di Arnault (Lvmh)

La nuova boutique romana di Hermès ha aperto i battenti a due passi da Montecitorio, in via Campo di Marzio. Ma come, non eravamo entrati nell’era dei tagli alla politica? Il marchio del lusso francese, si sa, è uno dei più esclusivi. Anche per quanto riguarda i prezzi. “Quel punto vendita si rivolgerà pure al mondo della politica, ma vuole diventare anche e soprattutto un luogo più privato per la clientela romana, rispetto all’altra nostra storica boutique, in via Condotti, che ha una presenza forte di turisti”, sottolinea Guillaume de Seynes, direttore generale della maison. E uno dei (numerosi) discendenti ed eredi del fondatore Thierry Hermès.
Ancora oggi detengono complessivamente il 72% del capitale. De Seynes, a Roma per l’inaugurazione del negozio e della mostra “Essenza del cuoio”, nel chiostro del Bramante, ha accettato di incontrare Firstonline, per parlare della presenza del gruppo in Italia. E degli ultimi sviluppi nella battaglia con Bernard Arnault, patron di Lvmh, che è entrato minaccioso nel capitale di Hermès l’anno scorso, raggiungendo a fine giugno il 21,4%. Il 15 settembre scorso, comunque, la Corte d’appello di Parigi ha confermato il via libera da parte dell’Amf, il corrispettivo francese della Consob, per la creazione di una holding familiare, organizzata dalla maggioranza degli eredi.

Si puo’ dire che ormai avete definitivamente vinto la vostra battaglia contro Arnault, che voleva prendere il controllo di Hermès?

Non voglio dire che abbiamo vinto una battaglia contro Monsieur Arnault. Diciamo, invece, che la solidarietà familiare ha prevalso. L’holding, cui daremo vita entro la fine dell’anno, impedirà ad altri di prendere il controllo del gruppo. Riteniamo che solo così si possano salvaguardare certi nostri valori tradizionali, come il perseguimento di un’altissima qualità e la valorizzazione di un lavoro esclusivamente artigianale. Oltre al 50,2% del capitale, la holding puo’ contare anche su un diritto di preferenza su un 12% supplementare, detenuto dai componenti della famiglia che non hanno aderito alla holding.

Arnault ha accresciuto la sua quota anche negli ultimi mesi. Continuerà a farlo?

Sinceramente non mi sembra che abbia molte possibilità di centrare questo obiettivo. Mi chiedo a chi possa comprare nuove azioni, di certo non alla nostra famiglia.

Potrebbe acquistare da chi non ha aderito ala holding? Si dice che Nicolas Puech sarebbe disposto a vendere al patron di Lvmh…

A mia conoscenza, non vuole farlo. E’ solidale con tutti noi.

Intanto il business corre. Nel primo semestre dell’anno il fatturato è cresciuto del 21% su base annua. Quali gli obiettivi per la fine del 2012?

Prevediamo un balzo in avanti compreso fra il 12 e il 14%. L’aumento delle vendite dovrebbe rallentare nel secondo semestre, ma non perché manchi la domanda: questa resta sostenuta e, almeno per il momento, non risentiamo assolutamente delle tensioni sui mercati o dei problemi effettivi dell’economia mondiale. Il problema è che la produzione non riesce a stare dietro alle richieste e questo nonostante investiamo ogni anno fra i 150 e i 160 milioni di euro, nella distribuzione ma soprattutto a livello produttivo.

L’azione ha preso il 66% dallo scorso primo gennaio. E continua a guadagnare anche nelle ultime settimane, in assoluta controtendenza. Da poco siete diventati la decima capitalizzazione della Borsa di Parigi, qualcosa di inimmaginabile fino a un anno fa. Che effetto le fa?

Tutto questo è molto virtuale. Sono guadagni che si realizzano se si vuole vendere. E noi non vogliamo vendere. Mi viene in mente il contadino che vede crescere il valore dei suoi campi. Ma in realtà non vive di quello: vive del suo lavoro. Saro’ sincero: se la capitalizzazione di Hermès andrà giù, non mi importerà molto.

Al pari dei concorrenti, state puntando molto sulla Cina. Ma, oltre a vendere i vostri prodotti, avete deciso di creare anche un marchio di artigianato di lusso made in China, Shang Xia. Come sta andando?

Bene. E meglio del previsto. Abbiamo solo un negozio, a Shanghai, aperto un anno fa. Ha incassato due milioni di euro, più del nostro target. Per il 60% sono clienti cinesi, che riscoprono attraverso di noi prodotti esclusivi del loro Paese e fabbricazioni tradizionali. L’anno prossimo arriveremo in Europa, con l’apertura di un primo negozio Shang Xia a Parigi.

E il mercato italiano, come va?

Benissimo. Per questo abbiamo deciso di inaugurare una seconda boutique a Roma. Non forniamo dati assoluti. Ma posso dirle che resta il primo in Europa dopo la Francia.

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