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Gregoretti fu l’Eisenstein dell’autunno caldo: memorabile il film “Contratto”

Ricordando il grande regista appena scomparso non si può dimenticare il suo film-documentario “Contratto”, dedicato ai metalmeccanici che gli attribuirono una sorta di Oscar dei lavoratori

Gregoretti fu l’Eisenstein dell’autunno caldo: memorabile il film “Contratto”

Nei giorni scorsi ho letto su FIRSTonline un interessante articolo di Giorgio Giva sui fatti del luglio 1969 che segnò, in pratica, l’inizio dell’autunno caldo. Giva ricorda gli episodi di un malessere diffuso che portò a manifestazioni e a scontri con le Forze dell’Ordine, soprattutto, nelle capitali del triangolo industriale. Leggendo l’articolo ne ho apprezzato – io c’ero; per inciso fui eletto nella segreteria nazionale della Fiom il 27 luglio di quell’anno – la conoscenza degli eventi e le valutazioni sulla linea di condotta dei loro protagonisti.

La piattaforma rivendicativa del rinnovo contrattuale fu discussa ed approvata negli ultimi giorni di luglio a Milano, dapprima con manifestazioni separate di ciascuna federazione, poi in una grande assemblea unitaria dove non fu varato solo il carnet rivendicativo, ma anche un piano di gestione della vertenza e degli scioperi che – come ha rammentato Giva – gettò il seme da cui sbocciarono i delegati di gruppo omogeneo e i consigli di fabbrica.

Le richieste risultarono ben presto dirompenti: un aumento salariale di 75 lire l’ora; la parità normativa tra operai ed impiegati; la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali (entro l’arco di validità del contratto) lasciando immutata la retribuzione. A tali aspetti si aggiungeva un ricco pacchetto di diritti sindacali: l’assemblea retribuita in orario di lavoro, i permessi, la sede, la trattenuta dei contributi sindacali in busta paga e quant’altro trovò in seguito (nel maggio del 1970) sbocco legislativo nello Statuto dei lavoratori.

Al dicastero del Lavoro, dopo la morte, in luglio, del socialista Giacomo Brodolini, era arrivato Carlo Donat Cattin, ex sindacalista cislino, leader estroso e spregiudicato della corrente democristiana di Forze nuove, dove confluivano, in prevalenza, i militanti del sindacato allora guidato da Bruno Storti, il leader succeduto a Pastore che ne era stato il fondatore dopo la scissione della CGIL unitaria nel 1948.

Essendo uno dei pochi sopravvissuti a quegli eventi, è mio dovere ricordare la scomparsa, nei giorni scorsi, di Ugo Gregoretti, il regista (già autore di “Apollon” la storia di una fabbrica romana occupata) che potrebbe essere definito il Sergjej Eisenstein dell’autunno caldo, avendo immortalato (si può dire?) quella storia gloriosa nel film “Contratto“, su incarico delle federazioni dei metalmeccanici e per la produzione di Unitelefilm.

Purtroppo, nei commenti che hanno ricordato il lavoro, l’impegno e la capacità innovativa (soprattutto in tv) del Maestro non ho trovato lo spazio che avrebbe meritato quel film. Ricordo che venne proiettato, in pubblico, per la prima volta, durante una serata del Congresso della Fiom del 1970. Notai che Ugo Gregoretti venne lasciato solo al banco della presidenza a presentare il suo lavoro. Il regista era molto imbarazzato a dover parlare a centinaia di persone. E i dirigenti sindacali non avevano mai avuto l’opportunità di assistere ad un film di cui erano protagonisti.

Comunque sia, la proiezione fu un trionfo. “Contratto“, il film-documentario di Gregoretti, percorse in lungo e in largo l’Italia come una Madonna pellegrina. Credo che il regista abbia apprezzato quella sorta di premio Oscar conferitogli dai lavoratori.

Anche la televisione di Stato incaricò una troupe esterna di seguire tutta la vertenza. Si svolgevano le trattative sotto le macchine da presa (altro che l’attuale streaming). Donat Cattin si fece addirittura riprendere, nel suo studio, durante una telefonata riservata al presidente del Consiglio, Mariano Rumor. Ne uscirono migliaia di ore di registrazione (questo materiale sarà probabilmente conservato da qualche parte) da cui furono ricavate alcune puntate trasmesse in differita notturna, parecchi mesi dopo.

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