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Grecia: nuovo rinvio per l’accordo, si teme il peggio

La Troika ha concesso ancora 15 giorni ad Atene per trovare i 300 milioni di euro mancanti per chiudere definitivamente l’accordo – Senza l’intesa, il governo ellenico vedrebbe sfumare il secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro, fondamentale per evitare il default – Nel frattempo creditori privati e Bce cercano di alleggerire il debito greco.

Grecia: nuovo rinvio per l’accordo, si teme il peggio

Niente da fare. L’accordo tra le istituzioni internazionali e il governo greco è stato rimandato di nuovo. La Troika (Ue, Fmi e Bce) ha deciso di concedere altre due settimane all’esecutivo ellenico, guidato dal premier tecnico Lucas Papademos, per trovare i 300 milioni di euro che stanno facendo perdere l’equilibrio alla fragile Atene. L’accordo previsto dai funzionari europei prevede 150 mila licenziamenti nel settore pubblico, una riduzione del 20% del salario minimo e un abbassamento delle pensioni integrative. Papademos e i leader dei tre partiti più importanti (il socialista Georges Papandreou, Antonis Samaras esponente della destra e Georges Karatzaferis dell’estrema destra), hanno raggiunto un “ampio accordo su tutti i punti del programma, salvo quello che riguarda il taglio alle pensioni integrative”, si legge nel comunicato dell’esecutivo.

Per concludere le trattative e ottenere il secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro, la Grecia deve trovare 625 milioni di euro, di cui 325 si otterranno dai tagli alle spese della difesa e di altri ministeri. Quindi Papademos deve trovare il modo di reperire i mancanti 300 milioni senza scontentare ulteriormente i cittadini, che negli ultimi giorni hanno manifestato per le strade di Atene, ricordando le tensioni estive. Tutto entro il 20 marzo, data in cui scadranno i prossimi bond ellenici che, se il Paese non dovesse essere in grado di ripagare, porterebbero al default.

Per ora dunque gli incontri tra i vertici ellenici sono rimandati. Ma non in Europa. A Bruxelles alle 18 si riunirà l’Eurogruppo, da cui il ministro delle finanze greco, Evangelos Venizelos, spera si trarrà “una decisione positiva per il nuovo programma dal quale dipende la sopravvivenza del Paese per gli anni a venire e la sua permanenza nella zona dell’euro”. E a Parigi si incontreranno i creditori privati che potrebbero alleggerire i conti pubblici greci di ben 100 miliardi di euro.

Anche la Bce ha iniziato a muoversi per sgonfiare il debito ellenico. Francoforte dovrebbe comunicare oggi, secondo il Wall Street Journal, la propria disponibilità a scambiare i bond greci in portafoglio (circa 50 miliardi di euro) con altri bond emessi dal fondo salva-Stati Efsf ad un prezzo che si traduce in un abbattimento del debito di Atene di 11 miliardi di euro. Sarebbe una rilevante novità, perché Jean-Claude Trichet si era sempre opposto a coinvolgere la Banca centrale nei “sacrifici”. Ma si tratta di un sacrificio relativo, visto che nel 2011 la Banca ha messo a segno plusvalenze teoriche per 12 miliardi sugli hellenic bond. Di qui la possibile svolta di Draghi che, secondo Reuters, è però ancora da approvare.

Intanto a fine mattinata le Borse europee si dimostrano ancora prudenti: Milando, dopo un’apertura positiva, ha girato appena sotto la parità, mentre le altre principali piazze del continente fanno segnare rialzi inferiori al punto percentuale. Lo spread fra Btp e Bund decennali è invece tornato a scendere, dopo l’impennata di questa mattina, fino a riportarsi sotto quota 360. Un segnale del fatto che – nonostante i cattivi presagi da Atene – il mercato non sembra più scommettere sul contagio della crisi debitoria dalla Grecia al nostro Paese.

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