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Grande Torino, la sciagura di Superga del 4 Maggio 1949 in un libro controcorrente: “Il comandante restò sulla collina”

Un libro di Luigi Troiani riapre il giallo della tragedia aerea di Superga del 4 maggio di 74 anni fa smontando la sbrigativa conclusione dell'”errore umano del pilota” e portando alla luce la scomparsa della perizia tecnica finale ma anche la tragedia nella tragedia delle famiglie dimenticate del personale di bordo del famigerato trimotore I-Elce

Grande Torino, la sciagura di Superga del 4 Maggio 1949 in un libro controcorrente: “Il comandante restò sulla collina”

Sono passati più di settant’anni della tragedia di Superga del 4 maggio 1949 con la morte dei campioni del Grande Torino, dei giornalisti e dell’equipaggio dell’aereo che doveva riportarli a casa da Lisbona. Di quella sciagura nazionale che commosse tutta l’Italia si è detto e si è scritto molto ma non la cosa più importante: quali furono le vere cause del più grande disastro aereo italiano e di chi le responsabilità? Ci prova ora un documentatissimo libro di Luigi Troiani, professore di Relazioni internazionali, pubblicato da Morrone Editore (269 pagine, 18 euro), suggestivo fin dal suo titolo “Il comandante restò sulla collina“. Un romanzo-verità decisamente controcorrente che smonta i luoghi comuni e che fa emergere dubbi molto corposi sulla versione di comodo della prima ora, secondo cui si sarebbe trattato di un errore umano del pilota.

Luigi Troiani copertina libro

Superga: troppi indizi smontano l’iniziale versione ufficiale dell'”errore umano” e resta il giallo della perizia tecnica che non c’è

Non c’è una verità assoluta sulle ragioni del disastro aereo ma sono molti gli indizi che fanno pensare che non si possa sbrigativamente parlare di “errore umano”. Non solo perché ai comandi del maledetto I-ELCE modello FIAT G.212 c’era un pilota provetto come Pierluigi Meroni, pluridecorato di guerra ed istruttore di volo cieco nell’Aeronautica Militare, ma perché aerei trimotori di quel tipo collezionarono incidenti su incidenti e continuarono a precipitare: 7 su 12 si distruggeranno mentre sono in operazione e alla fine la Fiat stessa smise di costruirli. Molti indizi, pur segnalati con prudenza dall’autore, fanno supporre che all’origine della tragedia ci potessero essere difetti strutturali o guasti della strumentazione di bordo, forse degli altimetri. Molto interessante è la testimonianza che, in occasione della presentazione del libro alla Casa dell’Aviatore di Roma del 22 novembre 2022 rese il Generale Mario Arpino che raccontò una sua esperienza personale sul trimotore Fiat G. 212 descrivendolo come un aereo che entra in una nuvola e ne esce in una situazione “inusuale” tale da non consentire il pieno controllo e spaventare l’equipaggio. “Quella volta “con il Fiat G.212 – spiegò il Generale – abbiamo corso un rischio mortale perchè il velivolo, ad un certo punto del volo nelle nubi aveva stallato malamente e si era quasi rovesciato, perdendo parecchia quota. Pare si fosse sovraccaricato rapidamente di ghiaccio fino a uscire di controllo”.

Parole che alimentano il mistero della tragedia del 4 maggio. Ma c’è una novità che il libro scopre e che alimenta dubbi ancora più forti sulle cause e sulle reali responsabilità del disastro: negli archivi aeronautici la perizia finale su Superga non c’è. Sparita? Chissà ma dopo oltre 70 anni il giallo resta tutto.

Superga, una tragedia nella tragedia: quella delle famiglie delle vittime dimenticate

Però la ricostruzione tecnica della sciagura, con gli inquietanti interrogativi che proietta sul lettore, non è tutto e il libro suscita altre emozioni. Sono quelle che nascono dalle parole del figlio maggiore del pilota scomparso, Giancarlo Meroni, che poi sarebbe diventato un brillante sindacalista e il responsabile dell’ufficio internazionale della Cgil negli anni ’70, ma che a soli sette anni si ritrovò improvvisamente orfano insieme ai due fratellini più piccoli. La tragedia vista dal lato delle vittime dimenticate, non cioè dalle famiglie dei campioni del Grande Torino e nemmeno da quelle dei celebri giornalisti, è una dimensione inedita e finora inesplorata. “Al grandioso funerale che Torino e l’Italia celebrarono per le vittime di Superga – racconta Giancarlo, il figlio del pilota scomparso – mamma e noi bambini eravamo timorosi in un angolo, soli. In rete ci sono le foto a testimoniarlo. Per molti anni lo stigma ha accompagnato noi sopravvissuti al destino di papà, condizionando le nostre esistenze”. Parole che fanno venire i brividi. Rimediare è impossibile ma nelle commemorazioni del 4 maggio di ogni anno, sarebbe giusto ricordare che c’è una tragedia nella tragedia di Superga: quella, per troppo tempo trascurata, che “Il comandante restò sulla collina” porta sapientemente alla luce.

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