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Governo e parti sociali verso un accordo a settembre per misure anti-crisi

Pressing di sindacati, industriali e associazioni di categoria sull’Esecutivo – L’incontro col premier si è tenuto oggi a Palazzo Chigi – Esiste un’intesa su 6 punti – Camusso: “Fra Confindustria e Cgil disaccordo solo su privatizzazioni” – La risposta del Governo: “Discutere nelle prossime settimane un documento in 8 punti da approvare a settembre”.

Governo e parti sociali verso un accordo a settembre per misure anti-crisi

Dare credibilità all’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, tagliare i costi della politica, liberalizzazioni e privatizzazioni, sbloccare gli investimenti, mercato del lavoro, semplificazioni e pubblica amministrazione. Questi i punti del documento comune firmato stamane dalla parti sociali prima dell’incontro con il Governo. Si tratta di idee condivise che “disegnano interventi e proposte per la crescita”, ha confermato Susanna Camusso, leader della Cgil, specificando però che tra Confindustria e il sindacato rimane “dissenso” sul tema della privatizzazioni. 

LE PROPOSTE DELLE PARTI SOCIALI

“Il momento è grave – si legge nel documento – e va affrontato con la massima determinazione, senza cercare scuse o scappatoie”. Non basta. “L’accordo raggiunto il 21 luglio scorso dal Consiglio Europeo – continuano le parti sociali – non è sufficiente. I mercati ci hanno detto che non basta. Comprendiamo che sia difficile convincere gli altri Paesi a fare di più, ma riteniamo che questo sia assolutamente necessario”. Il Governo dovrebbe promuovere “un’immediata azione verso le istituzioni europee affinché l’Unione riprenda vigore e capacità d’iniziativa. Questo contribuirebbe a ridurre la pressione sui titoli italiani”.  

Tornando sul fronte interno, nel dettaglio le parti sociali suggeriscono di affrontare il problema del debito con “provvedimenti strutturali capaci di incidere sulle tendenze di fondo della spesa pubblica”. Quanto ai costi della politica, è necessario “anticipare da subito le riduzioni contenute nella manovra” e “non c’è bisogno di fare una commissione per valutare i tagli da fare in relazione agli standard europei”.

Bisognerebbe poi avviare quanto prima “un grande piano di privatizzazioni e liberalizzazioni” e sbloccare gli investimenti “con misure eccezionali per le opere già finanziate”. In tema pubblica amministrazione, bisogna “approvare rapidamente i provvedimenti all’esame del Parlamento”, mentre per quanto riguarda il mercato del lavoro “le parti sociali proseguiranno l’impegno per modernizzare le relazioni sindacali”. 

LE PROPOSTE DEL GOVERNO

In risposta, il Governo ha proposto alle parti sociali di discutere nelle prossime settimane un documento in otto punti per arrivare a un pacchetto di misure condivise da approvare a settembre. In particolare, l’Esecutivo parte dalla priorità di arrivare al pareggio di bilancio nel 2014 e alla libertà economica con la riforma dell’articolo 41 della Costituzione. Secondo la maggiorana è necessario inoltre portare avanti la riforma fiscale e assistenziale insieme al contrasto all’evasione fiscale.

Terzo punto: modernizzazione delle relazioni industriali e del mercato del lavoro nel settore pubblico e privato, senza dimenticare la finanza e le reti d’impresa, con particolare riguardo per lo sviluppo dell’internazionalizzazione. Occorre poi accelerare le opere pubbliche, delle infrastrutture energetiche e delle nuove reti di telecomunicazione. Viene inoltre indicato come fondamentale l’avvio di un percorso di liberalizzazioni e di privatizzazione dei servizi pubblici locali. Bisognerebbe anche tagliare e razionalizzare i costi della politica, della burocrazia, delle funzioni pubbliche centrali e locali. Infine, si sottolinea la necessità di diffondere le nuove tecnologie pubbliche e private e i fondi strutturali nel mezzogiorno.

IL VERTICE A PALAZZO CHIGI

In rappresentanza del Governo, oltre al presidente del Consiglio, erano presenti il sottosegretario Gianni Letta e i ministri Giulio Tremonti, Raffaele Fitto, Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, Mariastella Gelmini, Roberto Calderoli, Paolo Romani e Saverio Romano. Quanto alle parti sociali, non mancava nessuna delle 36 sigle invitate. Per i sindacati maggiori, insieme alla Camusso, c’erano anche anche Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil).

A completare lo schieramento intorno al tavolo la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e i rappresentanti di Ugl, Rete imprese Italia (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani), Alleanza cooperative, Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Confapi.

BERLUSCONI: “SERVONO RIFORME ISTITUZIONALI”

“Dopo la relazione al Parlamento, ho la convinzione che solo la partecipazione di tutti gli attori economici e sociali può favorire un’uscita condivisa dalla crisi”, ha detto Berlusconi aprendo l’incontro, aggiungendo che “l’Italia ha sempre onorato il proprio debito. Negli anni abbiamo dimostrato di essere stati capaci a ridurlo”.

Il premier ha poi ribadito la necessità di portare avanti riforme istituzionali: “Per agganciare la crescita e rendere più celeri le procedure, bisogna cambiare l’architettura istituzionale dello Stato”, in modo da superare il “gap infrastrutturale e di una amministrazione pubblica pletorica”, fattori che aggravano il “rallentamento della crescita economica italiana”. Il Cavaliere è quindi tornato a parlare di intercettazioni, annunciando l’intenzione di varare una nuova legge per limitarne l’utilizzo, dal momento che “la privacy è il principale diritto di libertà”.

TREMONTI: “NON RINUNCIAMO ALLA RIFORMA FISCALE”

Ma veniamo al ministro Tremonti. Rivolgendosi alle parti sociali il titolare dell’Economia ha ribadito che la crisi non è solo un problema italiano: “La banca centrale svizzera oggi ha azzerato i tassi di interesse, quella del Giappone ha concesso liquidità illimitata: i problemi dunque non sono europei, ma globali”. Certo, per la crescita dell’economia italiana “si può fare di più, ma dipende anche dalla geografia, dalla demografia, dall’amministrazione. Il pil non si fa per decreto. Se non avessimo puntato al pareggio di bilancio non avremmo avuto nemmeno il Pil”. Secondo il superministro, inoltre, “oggi il 45% del Pil europeo ha spread che non rispondono a fondamentali economici”. Infine, una stoccata sulla riforma del fisco: “Se la delega assistenziale va avanti, riusciamo a farla”.


Allegati: PROPOSTE_DELLE_PARTI_SOCIALI.pdf

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