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Governo, braccio di ferro di Meloni con Salvini e Berlusconi su Viminale, Esteri ed Economia: tecnici o politici?

La Meloni vorrebbe un Governo di alto profilo e non esclude di candidare tecnici anche sulle poltrone chiave ma Salvini e Berlusconi hanno i loro candidati politici per Viminale e Farnesina. Come finirà?

Governo, braccio di ferro di Meloni con Salvini e Berlusconi su Viminale, Esteri ed Economia: tecnici o politici?

Il nuovo Governo sarà tutto politico o sulle poltrone chiave – in particolare al ministero dell’Interno, a quello degli Esteri e a quello dell’Economia – sarà possibile affidarsi a tecnici di provata esperienza? Man mano che la trattativa informale della premier in pectore, Giorgia Meloni, con i partner della Lega e di Forza Italia per la formazione del nuovo Governo entra nel vivo, la questione sulla natura dei candidati emerge con forza. Giorgia Meloni, preoccupata dalle sfide che l’attendono a partire dall’emergenza energetica e dal caro-bollette, non sembra impuntarsi sulla natura e sull’affiliazione politica dei candidati ma cerca i migliori sulla piazza. Di tutt’altro parere sono però Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che premono per candidati esclusivamente politici. “Insomma, Giorgia, abbiamo vinto le elezioni: mica possiamo fare un Governo dove le caselle più importanti come il Viminale, gli Esteri e l’Economia sono occupate da esterni”: ha avvisato Berlusconi in un’intervista a “La stampa”. Non è una questione filosofica ma solamente di potere. Ma vediamo nel dettaglio come si configura il toto-nomine per i tre ministeri chiave: Interno, Esteri ed Economia.

GOVERNO: PER IL VIMINALE IN CORSA TAJANI PIU’ DI SALVINI MA MELONI PENSA A UN PREFETTO

La casella del ministero dell’Interno è tra le più contese. La sconfitta elettorale della Lega, unita alla sfiducia dell’amministrazione americana per il leader della Lega, ha ridimensionato le ambizioni di Matteo Salvini, che farebbe carte false per tornare al Viminale. La Meloni però non ha nessuna intenzione di cedere e pensa di addolcire il No al leader leghista nominando un prefetto. Il candidato della premier in pectore è il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, che è stato capo gabinetto di Salvini quando il capo della Lega era ministro dell’Interno. Ma il gioco non è così semplice perchè la poltrona del Viminale o quella della Farnesina è ambita anche da Forza Italia e Berlusconi ha detto chiaramente che il suo braccio destro, Antonio Tajani, merita una delle due.

GOVERNO: PER LA FARNESINA RESTA IN CORSA TAJANI MA LA MELONI PREFERISCE L’AMBASCIATORE TERZI DI SANT’AGATA

Nel caso in cui Forza Italia non la spuntasse sul Viminale, il suo candidato di punta, Antonio Tajani, potrebbe diventare una carta per la Farnesina. Berlusconi ha caldeggiato la soluzione direttamente con la Meloni: “Giorgia, la nomina di Tajani agli Esteri ti faciliterebbe i rapporti con i partner europei”. In effetti Tajani è già stato per i Popolari il Presidente del Parlamento europeo ma la Meloni ha un’altra idea in testa: quella di scegliere un ministro di sua fiducia che conosca bene la Farnesina e abbia buoni rapporti con gli Usa. Il candidato numero uno è Giulio Terzi di Sant’Agata, di sicure simpatie di destra, ex ministro degli Esteri ai tempi del Governo Berlusconi-Fini e già ambasciatore dell’Italia negli Stati Uniti.

GOVERNO: TRE CANDIDATI PER IL MEF

La casella più difficile da riempire è quella del ministro dell’Economia (Mef) alla vigilia di una possibile recessione e in piena crisi energetica. Tre i possibili candidati, tutti tecnici:

1) la conferma dell’attuale ministro Daniele Franco, che la Meloni stima molto ma che difficilmente vorrà restare alla guida del Mef non avendo più le spalle politicamente coperte dal premier Mario Draghi;

2) la nomina di Fabio Panetta, oggi nel board della Bce e da sempre di simpatie di destra ma stimato molto da Draghi: è difficile però che accetti la chiamata della Meloni perchè la sua ambizione è quella di diventare Governatore della Banca d’Italia quando nel 2023 scadrà il secondo mandato di Ignazio Visco;

3) la scelta di un tecnico di alto profilo internazionale come Domenico Siniscalco, che è già stato ministro dell’Economia negli anni ’90 nel Governo Berlusconi ma che oggi è vicepresidente e Country manager per l’Italia della banca d’affari americana Morgan Stanley, incarico che sicuramente non lascerebbe a cuor leggero.

Insomma un bel rebus che dovrà essere risolto abbastanza velocemente e dalla cui soluzione si capirà la vera natura del probabile Governo Meloni.

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