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Good banks, occhio a Bper e Pop Bari

Dopo la secca bocciatura delle offerte al ribasso dei fondi internazionali, la Banca d’Italia ha avviato la nuova gara per la cessione delle 4 Good banks risanate dalla cura Nicastro: Bper deciderà a fine mese se avanzare una sua offerta per la Banca Etruria e la Banca delle Marche mentre la Popolare di Bari, dopo aver ceduto un portafoglio di Npl da 480 milioni con la prima garanzia statale, sta pensando a Carichieti.

Good banks, occhio a Bper e Pop Bari

Le Popolari pensano alle Good banks, le quattro banche (Banca Etruria, Banca delle Marche, Cariferrara e Carichieti) entrate in risoluzione alla fine dello scorso anno e provvidenzialmente salvate dalla cura del nuovo presidente Roberto Nicastro che ora assiste la Banca d’Italia per la loro cessione.

Dopo aver bocciato seccamente l’offerta al ribasso per l’acquisto in blocco delle 4 banche da parte di fondi internazionali, la Banca d’Italia spera di trovare compratori in Italia entro la scadenza del 30 settembre, un po’ troppo frettolosamente fissata dalla Bce.

E in effetti ci sono due Popolari che stanno studiando i dossier. Una è la Bper (Banca dell’Emilia e Romagna) che deciderà nel prossimo consiglio d’amministrazione del 30 agosto se passare dalle intenzioni ai fatti e presentare formale offerta per l’acquisto della Banca Etruria e della Banca delle Marche.

L’altra banca popolare pronta a scendere in campo è la Banca Popolare di Bari, fresca della brillante operazione di cessione di un portafoglio di Npl da 480 milioni con la prima garanzia statale (Gacs), che sta valutando se ci siano le condizioni per muoversi su Carichieti in maniera da rafforzare la propria presenza in Abruzzo dove è già attiva con Tercas che il 18 luglio scorso è stata fusa a tutti gli effetti nella casa madre barese. 

Non si può però nemmeno escludere che, viste le mosse delle Popolari italiane, i fondi internazionali tornino alla carica o con una nuova offerta in blocco o con proposte mirate per le singole banche, ma quel che è certo è che la Banca d’Italia non farà sconti, anche se i tempi di vendita sono strette e anche se le grandi banche che hanno prestato 1,6 miliardi di euro per salvare le Good banks premono per ottenere quanto prima i rimborsi.

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