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Giappone in recessione, nozze in Borsa tra Hong Kong e Shangai

L’Asia è oggi al centro dell’attenzione dei mercati finanziari di tutto il mondo: a sorpresa il Giappone va in recessione mentre la Stock connection lancia l’integrazione tra la Borsa di Hong Kong e quella di Shanghai facendone la terza piazza finanziaria internazionale – Piazza Affari apre in netto calo – Occhio a petrolio e oro – Generali esce da Intesa

Giappone in recessione, nozze in Borsa tra Hong Kong e Shangai

Giornata di grandi appuntamenti per le Borse d’Oriente. Stamane ha preso il via l’integrazione tra le piazze di Hong Kong (1.643 società quotate, una capitalizzazione di 3,146 miliardi di dollari) e Shanghai (984 matricole, un valore di mercato di 2.869 miliardi). La connection è da oggi il terzo mercato al mondo, davanti a Tokyo, anche se esiste ancora una notevole distanza in materia di governance e trasparenza (specie sulle Ipo) tra l’ex colonia britannica ed i listini cinesi. Per festeggiare la Stock connection (segnale politico importante dopo le proteste pro democrazia) la Bank of China ha tolto il tetto alla conversione in yuan per i residenti di Hong Kong. Le autorità potrebbero anche cancellare le tasse sui capital gains per gli investitori stranieri.

Ancora più importante la giornata a Tokyo: il Pil giapponese nel terzo trimestre è calato dello 0,4% rispetto ad aprile-giugno e addirittura dell’1,6% su base annua, contro aspettative di un aumento del 2,2%. Se fosse arrivato il dato positivo, secondo fonti vicine al governo, Shinzo Abe avrebbe rinviato il nuovo aumento dell’Iva dall’8 al 10% già annunciato per l’ottobre prossimo. Ma il premer potrebbe cogliere l’occasione per indire elezioni per il prossimo 14 dicembre per rilanciare l’Abenomics.

I listini occidentali riprendono oggi l’attività dopo i solenni annunci del G20 di Brisbane. In attesa che le mille (troppe) riforme strutturali suggerite dagli sherpa si traducano nel promesso New Deal, i mercati guardano con grande attenzione agli appuntamenti macro della settimana: il più importante sarà, domani, il dato sullo Zew, l’indice della fiducia tedesca. Rilevanti anche i dati della bilancia commerciale dell’area Ue.

Sotto i riflettori anche l’audizione di Mario Draghi al Parlamento europeo. L’appuntamento macro più atteso in Usa è la pubblicazione, prevista per mercoledì, dei verbali della riunione della Federal Reserve.

APPLE

Wall Street apre la settimana sui massimi. Nonostante il forte rialzo da inizio ottobre (l’indice S&P 500 è salito del 10% dai minimi dell’8 ottobre) non ci sono state prese di beneficio fisiologiche. Continua intanto la corsa dei Big. Il titolo Apple ha raggiunto una capitalizzazione record a quota 652 miliardi (+147 miliardi rispetto a gennaio). La Mela, per fare paragoni, oggi capitalizza di più del listino della Russia (531 miliardi, meno 234 rispetto ad inizio anno). Ma anche superato l’Italia, la Borsa numero 17 per capitalizzazione.

A confermare il miglioramento della congiuntura Usa arriva un altro dato significativo, almeno dal punto di vista psicologico: l’indice Hotel & restaurants del Dow Jones è cresciuto del 4% in settimana. 

Occhio all’andamento del petrolio a dieci giorni dal vertice dell’Opec. Il greggio Wti è sceso fino a quota 73,2 dollari al barile, ai minimi dal 2009. Nonostante il recupero nel finale a 74 dollari,si è trattato della settima settimana di ribassi consecutiva. Non accadeva dal 1986. In discesa anche il Brent di 22 centesimi a 77,27 dollari.

Attenzione anche ai movimenti sull’oro. Il metallo giallo è al centro del prossimo referendum svizzero: gli elettori sono chiamati a decidere se la banca centrale dovrà aumentare le riserve aurifere. 

MARCHIONNE IN TRIBUNALE IN USA

Il Wall Street Journal ha rivelato che Sergio Marchionne, in qualità di Ceo di Chrysler, dovrà deporre preso un tribunale della Georgia nella causa mossa dai genitori di un bambino di 4 anni morto per l’incendio del motore di una Jeep Cherokee. L’audizione, in videoconferenza, avverrà nelle prossime settimane. Fca (+0,8% venerdì) è stato uno dei titoli leader della settimana, sull’onda della notizia del dividendo straordinario di 2,15 miliardi in arrivo da Ferrari prima dello spin-off della casa di Maranello. Marchionne è in procinto di dare il via al road show (“un calvario” l’ha definito lui stesso) per il collocamento del 10% di azioni del gruppo e il varo del convertendo. Queste operazioni, oltre al classamento del 10% di Ferrari, dovrebbero permettere al gruppo di incassare circa 4 miliardi.

PIAZZA AFFARI

Piazza Affari (-0,6% la scorsa settimana) è tornata sui valori di inizio anno. Da gennaio la variazione è dello 0,01%. Dalle trimestrali italiane dell’industria sono emersi fatturati in contrazione (giù del 2,1% nei nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno prima), accompagnati però da un miglioramento del 2% dell’ebitda e dell’1,8% del reddito operativo (ebit). Gestione finanziaria, gestione straordinaria e componente fiscale, però, hanno pesato mediamente di più, per cui i profitti finali sono rimasti stabili (+0,5%). In ascesa anche l’indebitamento (+3,3% rispetto al 30 giugno).

Sul fronte del reddito fisso da segnalare la conferma da parte di S&P del rating sovrano della Spagna a BBB. Il Tesoro italiano comunicherà giovedì i dati dell’offerta di Ctz e Btpei. 

RAI WAY

Finalmente un’Ipo riuscita sul mercato italiano. Mercoledì 19 farà il suo debutto in Piazza Affari Rai Way, la nuova matricola che gestisce la trasmissione del segnale tv della Rai: il prezzo d’offerta è stato fissato in 2,95 euro per azione, al minimo della forchetta, con una domanda che, al prezzo di offerta, è stata pari a 2,1 volte il quantitativo di azioni offerte. La capitalizzazione di Borsa di Rai Way, calcolata sulla base del prezzo di offerta, è pari a 802 milioni di euro. Venerdì si chiuderà invece l’Opa di Whirpool sulle azioni Indesit. 

GENERALI ESCE DA INTESA

Senza clamore si è consumata l’uscita di Generali da Banca Intesa. A confermarlo è stato il Cfo Alberto Minali: “Nei primi nove mesi dell’anno abbiamo fatto numerose transazioni per migliorare la flessibilità del portafoglio. Per esempio abbiamo realizzato la vendita della quota in Intesa San Paolo”. La quota residua ammontava all’1,869 % del portafoglio. Un anno fa Intesa aveva ceduto sul mercato l’1,3% della compagnia. 

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