Condividi

Gas, petrolio e carbone: la Russia ha incassato il doppio durante la guerra. Quanto paga l’Italia?

Secondo il Center for Research on Energy and Clean Air dall’Inizio della guerra l’Ue ha pagato alla Russia l’83,3% in più per le materie prime, ma le spedizioni da Mosca si sono ridotte – Conto salato per Germania e Italia

Gas, petrolio e carbone: la Russia ha incassato il doppio durante la guerra. Quanto paga l’Italia?

Ammonta a 44 miliardi di euro il conto pagato dalla Ue alla Russia nel corso di questi ultimi due mesi di guerra per gas, petrolio e carbone. Una cifra elevatissima che ha consentito a Mosca di raddoppiare i ricavi derivanti dalla vendita di combustibili fossili. Ma non è finita qui perché, paradosso nel paradosso, mentre le entrate si gonfiavano grazie all’impennata dei prezzi delle materie prime diminuiva il volume delle esportazioni. Tradotto: la Russia ha esportato meno gas, petrolio e carbone, ma ha guadagnato di più. Una realtà con cui l’Unione Europea sta facendo i conti in vista delle nuove sanzioni (che stavolta potrebbero coinvolgere anche il petrolio) attese per la prossima settimana dopo lo stop delle forniture imposto da Mosca a Polonia e Bulgaria.

Gas, petrolio, carbone: un conto salato per l’Ue

Secondo un’analisi dei movimenti e degli oneri marittimi del Center for Research on Energy and Clean Air (Crea) citata dal Guardian, negli ultimi due mesi – che coincidono con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e con le conseguenti sanzioni imposte dall’Occidente – la Russia ha incassato 62 miliardi di euro dall’export di combustibili fossili, 44 dei quali provenienti da Paesi dell’Unione Europea. 

Per tutto il 2021, Mosca aveva ricevuto 140 miliardi di euro, ovvero circa 12 miliardi di euro al mese. Calcolatrice alla mano, su base mensile il conto per l’Ue è aumentato dell’83,3% da 12 a 22 miliardi al mese

Denaro liquido, fondamentale per la Russia per arginare l’effetto delle sanzioni imposte dall’Occidente, ma anche per finanziare il costo della guerra in Ucraina

“I risultati dimostrano come la Russia abbia continuato a trarre vantaggio dalla sua stretta sull’approvvigionamento energetico dell’Europa, anche mentre i governi hanno cercato freneticamente di impedire a Vladimir Putin di utilizzare petrolio e gas come arma economica”, commenta il Guardian.

Spedizioni di greggio ridotte del 30%

In questo frangente, mentre gli incassi sono saliti andando a gonfiare le casse del Cremlino, le spedizioni di petrolio partite dalla Russia verso i porti esteri sono diminuite. Secondo i dati CREA, nelle prime tre settimane di aprile il ribasso rispetto ai tassi di gennaio e febbraio, prima dell’invasione, è stato del 30%.

Gas e petrolio: quanto paga l’Italia alla Russia?

Negli ultimi due mesi la Germania è stato il maggiore importatore di combustibili fossili dalla Russia. Berlino ha infatti pagato un conto pari a 9 miliardi di euro. 

“Due mesi dopo che Putin ha invaso l’Ucraina, la Germania sta ancora finanziando la cassa di guerra russa per un importo di 4,5 miliardi di euro al mese. Berlino è il più grande acquirente di combustibili fossili russi”, ha detto al giornale inglese Bernice Lee, direttrice della ricerca presso il think tank di Chatham House. “Il mondo guarda alla Germania per dimostrare forza e determinazione nei confronti della Russia, ma invece stanno finanziando la guerra e bloccando un embargo europeo sul petrolio russo”.

La Germania però è in buona compagnia. Nella classifica dei Paesi che hanno importato di più dalla Russia. Subito dietro c’è l’Italia che dall’inizio della guerra ha versato alle casse di Mosca 6,8 miliardi di euro. Una cifra che si aggiunge agli oltre 3,5 miliardi di euro che, secondo i dati Istat, il nostro Paese ha pagato nei primi due mesi dell’anno per comprare gas, petrolio e carbone. L’Istituto Nazionale di Statistica ha calcolato un incremento dei costi del 520% se si prende il solo dato di febbraio (nel 2021 erano stati 339 milioni), e del 256% nel primo bimestre. In numeri, da inizio anno l’Italia ha staccato alla Russia un assegno superiore a 10 miliardi di euro.

Commenta