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Fs, il Piano Ferraris è ambizioso e ha una visione di lungo periodo ma è tutt’altro che un libro dei sogni

I grandi numeri del nuovo Piano industriale delle Fs parlano da soli ma la novità maggiore è nella sua filosofia di base: visione e concretezza

Fs, il Piano Ferraris è ambizioso e ha una visione di lungo periodo ma è tutt’altro che un libro dei sogni

Un Piano industriale da 190 miliardi di euro e 40 mila nuove assunzioni in 10 anni, con un picco nel triennio 2024-2026, non è un evento che capita ogni giorno. Anzi è un fatto abbastanza raro e non a caso solo il primo grande investitore italiano, quale da anni è il Gruppo delle Ferrovie Italiane, poteva lanciarlo sotto la guida del suo nuovo Amministratore delegato, Luigi Ferraris. Inutile negare che, soprattutto in tempi di guerra e in un Paese ancora non del tutto uscito da una pandemia epocale, i numeri impressionano. Ma forse colpisce ancor di più la filosofia che sta alla base del nuovo Piano industriale 2022-2031 che si può riassumere in due parole: visione e concretezza.

Il nuovo Piano delle Fs: visione e concretezza

In un Paese come l’Italia che negli anni ha colpevolmente affossato le grandi imprese, quante sono quelle che non solo investono molto ma soprattutto esprimono una visione di lungo periodo senza puntare unicamente al profitto di breve termine? Poche, molto poche. Ma insieme alla visione e alla voglia di accelerare gli investimenti nel Piano delle Fs c’è la concretezza che contraddistingue un manager lombardo di nascita e ligure d’adozione come Ferraris che non per caso ha spiegato, nella presentazione di ieri, che uno degli obiettivi del nuovo Piano è “dare maggiore certezza all’esecuzione delle opere nei tempi previsti” senza dimenticare la preventiva copertura finanziaria. Promettere è facile ma realizzare lo è molto meno. Ma il track record di Ferraris, manager nominato alla guida delle Fs dal premier Mario Draghi, è una garanzia che il nuovo Piano non è un illusorio Libro dei sogni. Lo dicono i risultati conseguiti dall’Ad delle Fs nelle sue precedenti esperienze in Enel, alle Poste (dove lavorò all quotazione della società) e in Terna. Però attenzione: Ferraris ha sempre lavorato in grandi gruppi pubblici ma da buon cattolico democratico conosce l’etica della responsabilità e sa che sprecare soldi pubblici sarebbe un peccato ancor più grande che in un gruppo privato perchè in gioco non ci sono solo le risorse degli azionisti – in questo caso rappresentato solo dal Tesoro – ma dei contribuenti. Ed è per questo che nella sua filosofia aziendale l’efficienza non è fine a se stessa ma è tutt’altro che un optional.

L’Alta Velocità ha cambiato la vita degli italiani e ora primeggiare all’estero è motivo di orgoglio

Come diceva sempre Napoleone un generale deve essere bravo ma anche fortunato per vincere le battaglie. E Ferraris, al di là delle sue qualità, ha la fortuna di raccogliere l’eredità di un Gruppo che non è nemmeno lontano parente di quel carrozzone succhiasoldi che era prima di diventare società per azioni. Un gruppo che attraverso l’Alta Velocità, ideata da un manager visionario com Lorenzo Necci e realizzata da un manager inutilmente scorbutico ma molto efficiente come Mauro Moretti, ha letteralmente cambiato la vita degli italiani. Questo non può far dimenticare l’arretratezza e la lentezza di molti treni locali e regionali – su cui le Regioni spesso girano la testa – ma è un segnale di una realtà che cambia. Così come lo è la crescente presenza delle Fs sul piano internazionale di cui il recente debutto della Frecciarossa 1000 sulla tratta Milano-Parigi è un simbolo che inorgoglisce. Giustamente il nuovo Piano Ferraris punta a riorganizzare e a potenziare la presenza internazionale delle Fs con l’occhio anche alla Spagna, ma bisogna riconoscere che, se vent’anni fa ci avessero raccontato che l’Italia poteva primeggiare nel trasporto ferroviario in tutta Europa, ci saremmo messi a ridere o avremmo pensato che non stavamo sulla terra ma sulla luna.

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