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Francia, Macron: “Sopprimeremo l’Ena”

Nel discorso alla Francia, il presidente promette molte novità ma senza rinnegare la sua strategia: meno tasse ma niente patrimoniale e lavorare di più – La scuola dell’elite sarà chiusa

Francia, Macron: “Sopprimeremo l’Ena”

Un presidente pentito di alcune esternazioni e di non aver capito sin dall’inizio il peso delle sue responsabilità, ma non delle sue scelte: è questo l’Emmanuel Macron che per quasi due ore e mezza ha parlato davanti ai giornalisti nella sua prima conferenza stampa ufficiale all’Eliseo, a quasi due anni dall’elezione. “Mi sono più volte chiesto se ho sbagliato in questi due anni e la risposta è no: la strada intrapresa è corretta, il cambiamento non va fermato, ma bisogna fare di più e meglio”, è questo il leit motiv dell’intervento del presidente francese, che prima espone per un’ora i quattro driver che orienteranno la seconda metà del suo mandato e poi risponde alle domande dei giornalisti, evitando però di fornire date e cifre precise ma toccando tutti i temi possibili, dalle tasse all’ambiente, dalle riforme istituzionali alla scuola, dal lavoro all’immigrazione. “Sono stati anni difficili – ha rivendicato Macron – ma abbiamo anche conseguito buoni risultati: l’occupazione è ripartita anche nel settore industriale, dove era ferma da dieci anni, e cresciamo di più dei nostri partner europei”.

Le parole più utilizzate dal presidente sono state “uomo”, “umanità”, “umanesimo”, a testimonianza di un tentativo di riavvicinamento con i cittadini, dopo le feroci proteste dei gilets gialli e i tre mesi di Gran Débat indetti proprio per ascoltare malumori e proposte: “E’ stato un esperimento inedito nelle democrazie occidentali – ha detto Macron -: sono favorevole alla partecipazione popolare ma non alla democrazia diretta, perché spesso ci sono decisioni difficili da prendere e sta a chi governa di prendersi la responsabilità”. Disponibile al dialogo, ma fermamente convinto nel chiamare anche i cittadini a fare la loro parte: “Il malessere va rispettato e spesso deriva dal potere d’acquisto, ma a volte anche da una perdita di identità collettiva, che va ricostruita. Dobbiamo inoltre lavorare e produrre di più, per poi finanziare la solidarietà che giustamente desideriamo tutti”.

RIFORME COSTITUZIONALI: DECENTRAMENTO E ABOLIZIONE DELL’ENA

Il primo punto illustrato da Macron è quello di un’ampia riforma istituzionale, orientata al decentramento del potere. “I francesi ci chiedono questo, voglio sentirsi più rappresentati. Ho fatto delle riflessioni e confermo che credo negli eletti, nella democrazia rappresentativa. E soprattutto nei sindaci, che rappresentano il volto della Repubblica nella sua quotidianità”. Per questo il presidente vuole rafforzare il ruolo delle autonomie locali e decentrare il più possibile il potere amministrativo, “però in maniera chiara, trasferendo totalmente alcune competenze ed evitando doppioni con l’amministrazione centrale. C’è troppa gente che da Parigi decide il destino delle provincie senza conoscerle”. Macron ha dunque annunciato un “patto territoriale” sul modello canadese, con servizi pubblici di prossimità nei 2.000 cantoni francesi.

“Gli alti funzionari pubblici non assomigliano alla società in cui vivono, non c’è più quella meritocrazia che c’era qualche decennio fa”: con queste parole Macron ha poi introdotto il delicato tema dell’Ena, la scuola nazionale (frequentata anche da lui stesso) che sforna i rappresentanti della classe dirigente transalpina ma che ormai ha un modello superato, che appare più cooptativo che meritocratico. Il presidente ha chiarito che desisterà dall’obiettivo annunciato in campagna elettorale di tagliare 120.000 funzionari pubblici, ma ha altresì confermato le indiscrezioni sulla riforma dell’Ena: “Non credo ai piccoli aggiustamenti – ha spiegato l’inquilino dell’Eliseo -: andrà soppressa per fondare una cosa che funzioni meglio. Va completamente rifondato il sistema di reclutamento dei funzionari e la gestione delle loro carriere. Io l’ho fatta, ci sono legato, è stata importante, non è cattiva in sé ma va totalmente ripensata. Serve una formazione più moderna, legata al mondo accademico anche internazionale, e per quanto riguarda le carriere non è giusto e benefico garantire il posto a vita. I funzionari vanno motivati per garantire ai cittadini l’eccellenza”.

Quanto alle riforme che riguarderebbero Parlamento e referendum, Macron ha confermato che il governo perseguirà l’obiettivo di ridurre del 30% il numero dei parlamentari (“Potrebbe essere del 25% per non penalizzare le regioni che hanno pochi senatori, ma non cambia la sostanza”), di introdurre il sistema proporzionale anche per l’elezione della Camera dei deputati e di portare anche quello del Senato ad una quota del 20%, di assecondare le richieste per semplificare le proposte di referendum di iniziativa popolare, che dovranno essere firmate da 1 milione di cittadini e passeranno prima al vaglio del Parlamento. I cittadini saranno anche coinvolti, a partire da giugno, in un nuovo organo, il Consiglio di partecipazione cittadina, che verrà composto da 150 cittadini tirati a sorte, per “rivitalizzare la democrazia e rappresentare la società civile”.

TASSE, SCUOLA, LAVORO E PENSIONI

Il secondo orientamento che Macron vuole imprimere all’ultima parte del suo mandato è quello di “un nuovo Umanesimo”, come ripete più volte in conferenza. “L’uomo e la giustizia vanno rimessi al centro del progetto nazionale”: e dunque il presidente ha dapprima annunciato una stretta sull’evasione fiscale, rivendicando però la scelta di abolire la tassa sulle grandi fortune. “Intanto non è stata soppressa, perché vige ancora quella sul patrimonio immobiliare, ma poi ha incoraggiato gli investimenti nell’economia reale. Difendo questa riforma, è pragmatica, sarà corretta nel 2020 solo se vedremo che non ha effetti positivi”, ha ribadito il Capo dello Stato francese annunciando poi un’altra grande novità: l’equivalente transalpino dell’Irpef sarà abbassato per un valore totale di circa 5 miliardi, anche se in conferenza stampa non sono state specificate modalità e aliquote. L’obiettivo è di ridare ossigeno alla classe media e di ridurre le diseguaglianze. “La vera ineguaglianza però è quella alla nascita, per cui bisogna agire sin dall’infanzia e lo stiamo facendo: i primi 1.000 giorni di vita di una persona sono decisivi”.

Ecco perché sarà rilanciato il piano scuola nelle aree disagiate: dopo la mensa per tutti a 1 euro, ora Macron pensa a classi con non più di 24 alunni (“Nel corso del mio mandato non sarà più chiusa una scuola e nemmeno un ospedale”, ha anche detto) e alla riqualificazione delle professioni docenti. “La lotta alle ingiustizie si fa con l’educazione e, ovviamente, con il lavoro”, ha detto il presidente che è poi tornato sulla polemica dei francesi che dovrebbero lavorare di più, spiegando meglio i suoi propositi: “In Francia rispetto ad altri Paesi Ocse si lavora per meno anni e si lavora di meno nell’arco dell’anno. Abbiamo fatto alcune considerazioni. Ferie? Ne facciamo tante, più che in altri Paesi, ma non credo che sia giusto diminuirle. 35 ore? E’ un riferimento teorico, di fatto già superato con la Loi Travail che rimanda alla contrattazione tra azienda e sindacato. Interverrei invece sull’età lavorativa: rispetto al passato si vive di più, dunque è giusto lavorare di più“. Allo stesso tempo però Macron non intende recedere dalla promessa di non innalzare l’età pensionabile (62 anni in Francia): “Prevederemo un sistema di quote contributive che spingerà i lavoratori ad andare in pensione qualche anno dopo. E la pensione minima sarà di almeno 1.000 euro al mese”.

Sul fronte del lavoro Macron ha rivendicato gli obiettivi già raggiunti, che hanno portato semplificazione e favorito le assunzioni, confermando l’obiettivo della piena occupazione entro il 2025: “Entro quel tempo contiamo di portare la disoccupazione sotto al 7%, ce la possiamo tranquillamente fare. Abbiamo anche defiscalizzato gli straordinari, aumentato i premi di produttività e presto il sussidio di disoccupazione sarà legge. A breve, come detto le imposte sul reddito scenderanno e posso anche dire che dal 1° gennaio 2020 le pensioni inferiori ai 2.000 euro al mese saranno reindicizzate”. Come sarà finanziato tutto questo? Macron non dà cifre ma tre linee guida: soppressione di alcune nicchie fiscali per le imprese (ma non si sa quali), più lavoro e dunque più produttività, riduzione della spesa pubblica, pur non abolendo i famosi 120.000 funzionari pubblici (“No, ma il loro lavoro sarà ottimizzato e questo ci farà risparmiare risorse e tempo”).

I GRANDI CAMBIAMENTI: A INCOMINCIARE DAL CLIMA

“I grandi cambiamenti fanno paura, ma vanno affrontati: al primo posto per urgenza c’è la transizione energetica, ma anche la rivoluzione digitale e l’immigrazione”. Per quanto riguarda il clima, Macron è da sempre in prima linea a livello europeo ed ha anche cercato di convincere il presidente americano Donald Trump sull’opportunità di sposare la causa della decarbonizzazione. In questo caso però, memore del fatto che le proteste dei gilets gialli sono state innescate dalla tassa sui carburanti, il presidente transalpino ha ritenuto di dover coinvolgere i cittadini: per questo il Parlamento accoglierà le proposte partorite da una commissione di 150 tirati a sorte e verrà inoltre istituito un Consiglio per la difesa ecologica, al quale parteciperanno i ministri coinvolti e i grandi operatori del settore.

Sulla questione dei cambiamenti climatici e anche del digitale Macron ha lanciato lo slogan di un’Agenda 2025 per stabilire strategie e finanziamenti. Sull’immigrazione non sono state invece risparmiate frecciate ai partner europei: “Per accogliere serve una casa, e dunque delle frontiere. Io sono per un patriottismo inclusivo: credo nell’apertura internazionale ma le regole di Dublino non funzionano più e vanno cambiate. Bisogna cooperare con l’Africa e va ripensato anche Schenghen: non esiste che alcuni Paesi rifiutino di accogliere migranti, ma non esiste nemmeno che altri Paesi non difendano le frontiere”.

QUELLO CHE VA SALVATO

Infine, il quarto e ultimo punto è dedicato alle cose da salvaguardare e tutelare. La famiglia, in primis: “E’ molto cambiata nei decenni, la natalità è rallentata e va sostenuta. E poi dobbiamo tutelare le famiglie monoparentali, le ragazze madri o le mamme separate che rimangono da sole con i figli: lo Stato deve sopperire all’inciviltà dei loro ex partner”, ha dichiarato Macron. “Credo inoltre nel nostro tessuto sociale, quindi vanno aiutate tutte le forme di associazione. Il servizio civile obbligatorio sarà legge, ne abbiamo bisogno”. Infine, la laicità dello Stato: “La laicità rimane un pilastro, secondo la legge del 1905 della separazione Stato-Chiesa. Si tratta di garantire la libertà di credere o di non credere, vivendo nel rispetto. Il tema però non è tanto la laicità quanto la politicizzazione della religione, come avviene con l’Islam. Saremo durissimi contro tutte queste forme perché sono una minaccia per la Repubblica”.

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