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Frana in Borsa per Ligresti e Unipol. Nel 2011 31 milioni ai vertici Fonsai

Male in Piazza Affari i titoli del “grande polo” assicurativo: le difficoltà della fusione a quattro e l’incognita rappresentata dalle inchieste giudiziarie ha portato in territorio negativo Premafin, Fonsai, Unipol e Milano assicurazioni – Fondiaria-Sai ha chiuso il 2011 con una perdita di 1,03 miliardi.

Frana in Borsa per Ligresti e Unipol. Nel 2011 31 milioni ai vertici Fonsai

FRANA IN BORSA PER LIGRESTI E UNIPOL. NEL 2011 31 MILIONI AI VERTICI FONSAI

Franano in Borsa i titoli del “grande polo” assicurativo, sull’onda delle difficoltà del complesso progetto di fusione a quattro e dell’incognita rappresentata dalle inchieste giudiziarie. A metà mattinata Premafin frana del 19,96% . In pesante calo Fonsai -3,839%. Venerdì il consiglio di Premafin aveva fissato il valore delle azioni Fonsai a 3,95 euro nell’ambito del progetto di ristrutturazione da portare avanti ex articolo 67 della legge fallimentare (senza cioè fa ricorso al tribunale come prevede l’articolo 182). Le difficoltà dell’operazione investono anche Milano assicurazioni -3,69%.
Non è indenne nemmeno Unipol –8,69%, nel primo giorno di trattazione dopo il raggruppamento delle azioni (1 nuova per ogni 100 vecchie).

Emergono intanto nuovi particolari imbarazzanti sul fronte Fonsai. Nel 2011, esercizio chiuso con una perdita di 1,03 miiliardi di euro, sono stati corrisposti emolumenti per quasi 31 milioni di euro al cda e ai “dirigenti strategici” . I tre figli del presidente onorario Salvatore Ligresti hanno ricevuto complessivamente quasi 5,5 milioni: 2,51 alla presidente Jonella, 2,14 al vicepresidente Paolo e 837 mila all’ex vicepresidente Giulia che riceverà un compenso, al momento non ancora noto, come presidente Premafin (lo scorso anno pari a 2,12 milioni).

L’ex amministratore delegato Fausto Marchionni ha incassato 11,4 milioni di euro di cui 10,5 milioni come buonuscita. Marchionni, dimessosi da incarichi operativi il 31 gennaio, per un mese da direttore generale (gennaio 2011) ha percepito 626 mila euro, tanto ricevuto per sette mesi di lavoro dal neo direttore generale Piergiorgio Peluso (661 mila euro), arrivato nel gruppo a giugno 2011. Sopra i due milioni di euro si attestano anche gli stipendi del vicepresidente Antonio Talarico (2,2 milioni) e dell’amministratore delegato e direttore generale Emanuele Erbetta (2,26 milioni). Grazie a 1,85 milioni di consulenze professionali porta a casa 1,907 milioni il consigliere e avvocato Carlo d’Urso. Il vicepresidente Massimo Pini, a cui i Ligresti hanno da sempre delegato i rapporti con le istituzioni e la politica, incassa 1,15 milioni. Il consigliere Vincenzo la Russa ha ricevuto 561 mila euro grazie a consulenze per 466 mila euro. Complessivamente il Cda è costato 25,7 milioni di euro a cui si aggiungono 5,2 milioni di euro riservati ai “dirigenti strategici”, per un costo complessivo di 30,9 milioni.

Queste cifre, al pari delle operazioni immobiliari e le maxiconsulenze ai soci di controllo, sono oggi all’esame del pm Luigi Orsi, titolare dell’indagine sul gruppo Ligresti che investe anche l’efficacia del ruolo di controllo dell’Isvap, l’authority guidata da Giancarlo Giannini. Nei giorni scorsi è stata sentita dal magistrato Flavia Mazzarella, vice direttore generale dell’Istituto. E’ probabile che l’incontro abbia avuto per oggetto l’atteggiamento rispetto a consulenze ed altre presunte irregolarità già note all’authority. Il collegio sindacale, infatti, fa sapere nella relazione ai soci in vista dell’assemblea che dovrà pronunciarsi, tra l’altro, sulle modalità dei poiani di risanamento della compagnia (piano Unipol o proposte Sator-Palladio) di “aver reso noti gli esiti dell’attività di indagine” svolta in seguito alla denuncia del fondo Amber “anche agli istituti di vigilanza Consob e Isvap, alla quale ultima peraltro erano già noti i medesimi fatti, avendoli rilevati in occasione di un accertamento ispettivo conclusosi lo scorso anno”.

La relazione si riferisce all’ispezione Isvap in Fonsai dell’ottobre del 2010 che aveva avuto per oggetto anche le operazioni con la famiglia Ligresti e che si era chiusa nel maggio 2011 con una serie di rilievi e la richiesta, si legge nel bilancio di Fonsai, di “fornire chiarimenti e adeguate giustificazioni”. Nell’agosto del 2011, il Cda di Fonsai aveva rivisto la sua governance, rafforzando i presidi sulle operazioni tra parti correlate, e “condiviso, previa adeguata informativa su tutti gli aspetti evidenziati dall’Isvap, l’interesse della Compagnia al compimento delle operazioni con parti correlate oggetto degli accertamenti ispettivi”, chiudendo così la questione con l’autorità di vigilanza.

Dopo tre ore si è concluso il consiglio di amministrazione di Premafin chiamato ad approvare il bilancio e a convocare l’assemblea per l’aumento di capitale. Oggi in sede si è riunita tutta la famiglia Ligresti e sono giunti numerosi advisor legali e finanziari. Secondo le prime indiscrezioni, il consiglio ha fissato il valore della controllata Fonsai a 3,95 euro, un prezzo stimato sulla media delle ultime quotazioni di Borsa. La società sarebbe intenzionata a portare avanti il  piano di ristrutturazione secondo l’ex articolo 67, ovvero senza sottoporsi al vaglio del Tribunale e poi a chiudere la fusione con Unipol.

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