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Fotoromanzo, in mostra una storia tutta italiana

A Reggio Emilia, dal 20 aprile al 19 luglio 2018, in occasione della XIII edizione di Fotografia Europea, Spazio Gerra ospita una mostra dedicata alla storia, tutta italiana, del Fotoromanzo.

Fotoromanzo, in mostra una storia tutta italiana

In occasione della XIII edizione di Fotografia Europea a Reggio Emilia, Spazio Gerra ospita dal 20 aprile al 19 luglio 2018 una mostra dedicata alla storia del Fotoromanzo. L’esposizione, curata da ICS – Innovazione Cultura Società, ripercorrerà oltre tre decenni di questo fenomeno culturale di massa, a metà tra cinema, fumetto, fotografia e romanzo di appendice, che ha rappresentato una delle tante piccole “rivoluzioni” silenziose ma che, per la frivolezza e apparente ingenuità sentimentale che esprimeva, è stato generalmente sottovalutato dagli storici della cultura e dal mondo intellettuale.

Con il tempo si è però compreso che il fotoromanzo ha a suo modo contribuito in maniera incisiva ad accelerare il processo di alfabetizzazione nel nostro paese facendo sognare milioni di italiane che di settimana in settimana si dedicavano alla lettura di passionali e travolgenti vicende sentimentali.

Se letto nel contesto sociale e storico dell’epoca, si tratta di un genere che ha puntualmente fotografato il costume e la società del nostro paese, accompagnando il difficile percorso di emancipazione delle donne italiane: dalle storie post-belliche di ambientazione neo-realista, alla rappresentazione dei conformisti anni ‘50 che volevano la donna di nuovo regina del focolare, fino alla liberazione sessuale e alle leggi che hanno consentito alle donne di conquistare potere di decisione sul proprio corpo.

Lo capì fin da subito Cesare Zavattini, che sperimentò in qualità di soggettista questo strumento e contribuì alla sua nascita collaborando con la Mondadori per la rivista Bolero Film, dedicata interamente al “romanzo a fumetti”.

Deriso dagli ambienti culturali, sottovalutato nelle sua potenzialità comunicative, il fotoromanzo per Zavattini rimaneva ancora negli anni ‘70 una forma di linguaggio da lui definita “avanguardia istintiva”, una sorta di “nuova cultura” che nasce dai “bisogni delle masse che impongono una nuova interpretazione del mondo […] in antitesi con quella che era monopolio di un gruppo”.

La fortuna del fotoromanzo si concluse negli anni ottanta, sconfitto dal potere della televisione che proponeva un nuovo prodotto come le soap opera e, più tardi, i reality show, rimanendo come genere residuale all’interno pochissime riviste di taglio scandalistico e per un pubblico di lettori di età media superiore ai 60 anni.

Il percorso espositivo si compone di una parte storico-documentaria e di una produzione creata ad hoc.

La prima, comprende fotografie, cineromanzi e materiali provenienti da diversi archivi pubblici e privati, come l’Archivio Cesare Zavattini della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, l’Archivio Fotografico Storico della Soprintendenza per i beni culturali di Trento, l’Istituto Luce, per illustrare l’evolversi di questo genere sia dal punto di vista del linguaggio che come termometro dei cambiamenti sociali.

La produzione invece trae ispirazione da un soggetto per fotoromanzo scritto nel 1961 da Cesare Zavattini, sotto lo pseudonimo di Cesare Altieri, che venne preso come spunto per La colpa, fotoromanzo uscito nel 1962-63 a puntate su Bolero Film. La nuova produzione per Fotografia Europea lo rivisita tramite un sequel a puntate intitolato Nessuna colpa, ambientato nel presente e pensata per i social network, in particolare per Instagram. Milioni di utenti che popolano i social network si dedicano, infatti, quotidianamente a un esercizio di narrazione in cui le immagini si abbinano alle narrazioni, nel tentativo di raccontare storie e micro-storie di ogni genere, calati nella quotidianità del lavoro e della famiglia, nelle vicende sentimentali e nelle giornate di vacanze, riprendendo quasi inconsciamente quel concetto zavattiniano di “avanguardia istintiva”.

Il progetto social vedrà diffondersi la storia quotidianamente per un intero mese, come un moderno feuilleton. Il pubblico potrà così dialogare con la narrazione e contribuire a determinarne il finale. In parallelo all’interno di Spazio Gerra il visitatore potrà trovare un allestimento che ripropone in chiave espositiva alcuni materiali della produzione. La sceneggiatura è di Matteo Casali, la fotografia di tre giovani autori emiliano-romagnoli, Nicolò Maltoni, Valentina Cafarotti e Federico Landi.

Fotoromanzo e poi…
Reggio Emilia, Spazio Gerra (piazza XXV aprile)
20 aprile – 19 luglio 2018

Immagine da Una ragazza inquieta, pubblicato sul n. 797 di Bolero Film, 1962 © Arnoldo Mondadori editore

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