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FinTech: Italia seconda in Europa sulle Banche digitali. Ricavi in crescita +22,8% nel 2021

L’Italia al secondo posto in Europa, dopo il Regno Unito per le challenger banks. Risultato netto migliorato del +63,1%. Rapporto Area Studi Mediobanca

FinTech: Italia seconda in Europa sulle Banche digitali. Ricavi in crescita +22,8% nel 2021

Nella graduatoria europea delle banche digitali l’Italia è diventata seconda, sullo stesso gradino della Francia e inferiore solo al Regno Unito che aveva fatto da apripista negli anni scorsi. In Europa operano ormai 96 banche digitali (o challenger banks) di cui 64 attraverso una licenza bancaria completa, in l’Italia e in Francia 12, nel Regno Unito 37, Germania (8) e Spagna (7).

È questa la fotografia che emerge dal rapporto dell’Area Studi di Mediobanca, secondo capitolo di una serie programmata di report sul mondo FinTech (il primo, sul PayTech, è stato pubblicato lo scorso dicembre). Solo nel 2021 sono stati complessivamente raccolti 3,5 mld di euro (+129,5% sul 2020) di capitale a supporto della crescita. I conteggi per i primi sei mesi del 2022 risultano in rialzo dell’82,3% sullo stesso periodo del 2021 attestandosi a 1,8 miliardi, seppur in parziale raffreddamento.

Solo nove sono quotate in Borsa: sei inglesi, 1 italiana Illimity Bank, una estone e una norvegese (Aprila Bank) trattata in un mercato non regolamentato (Euronext NOTC). Altre tre società sono state delistate dopo l’acquisizione da parte di incumbent o fondi d’investimento.

Banche digitali italiane: sebbene più piccole mostrano ricavi in crescita del 22,8% nel 2021

La fotografia dei conti economici del 2021 di questo settore mostra per l’Italia un margine di intermediazione cresciuto del 22,8% sul 2020 e un risultato operativo a +75,2% , con il risultato netto che è migliorato del +63,1%. Anche il ROE è cresciuto di quasi 4 p.p., portandosi al 9,4% nel 2021, dice Mediobanca.

Riguardo il 2020, le banche digitali italiane, che semmai hanno dimensioni minori della media europea osserva Mediobanca, mostrano crescite a doppia cifra sia del margine di intermediazione (+42,2% sul 2019) che del risultato operativo (>100%), mentre il contenimento delle perdite su crediti (passate da -31,3 milioni del 2019 ai -10,3 milioni del 2020) ha contribuito al miglioramento del risultato netto.
Ugualmente positive nel 2020 le performance dello stato patrimoniale, con la crescita dei crediti verso i clienti (+38,8% sul 2019) e del totale attivo aggregato (+35%) che ha parzialmente perso slancio nel 2021, pur mantenendosi a doppia cifra (+42,4% i crediti verso la clientela e +18,2% il totale attivo sul 2020). In aumento anche la forza lavoro: +18% nel 2020 sul 2019 e +5,7% nel 2021 sul 2020.

Challenger bank europee ricavi in crescita del 3,9% nel 2020

I valori aggregati della regione europea si riferiscono al 2020 e il rapporto evidenzia che «i ricavi delle challenger banks sono aumentati del 3,9% sul 2019, mentre il risultato netto aggregato è peggiorato del 12,7%, in linea con le performance delle banche dell’Eurosistema». Se le banche digitali continuano ad aumentare i volumi delle attività, non si può dire altrettanto della redditività che in media è negativa. «Con un valore già negativo nel 2019 (-5,1%), il ROE complessivo è sceso di 0,4 punti percentuali collocandosi al -5,5% nel 2020 – si legge nel rapporto dell’area studi di Mediobanca – mentre sono invece cresciuti i totali attivi (+11,4%) e i crediti verso la clientela (+4,9%).

Fintech: la trasformazione epocale del settore bancario

Per il mondo bancario le challenger bank, sono una risposta ai cambiamenti epocali dell’ultimo decennio: calo strutturale dei ricavi e dei margini a causa dell’appiattimento dei tassi e degli effetti delle nuove regolamentazioni, poi aggravato dalla pandemia e dall’attuale scenario geopolitico che ha portato a una profonda ristrutturazione dei modelli distributivi, osserva Mediobanca.

Rilevante è stata per esempio la riduzione tra il 2010 e il 2020 del personale bancario che in Italia è stata del 14,8% e degli sportelli -30,1%. Nel resto dell’Europa il personale bancario ha visto -34,4% in Spagna, -26,4% nel Regno Unito, e -13,9% in Germania e gli sportelli -48,3% nel Regno Unito, -48,1% in Spagna, -36,8% in Germania.

Inoltre tra il 2008 e il 2020 è risultato in diminuzione l’accesso agli sportelli bancari, mentre è in costante crescita la percentuale di clienti che si avvale del canale online per realizzare operazioni bancarie: in Italia è pari al 67% nel 2020, +7 p.p. sul 2019 e ben +40 p.p. sul 2008.

“Le principali differenze strutturali fra le challenger banks e gli istituti di credito italiani risiedono nell’incidenza del costo del lavoro e delle spese generali sul totale ricavi” osserva Mediobanca. “La prima è minore per le challenger che, di contro, registrano una maggiore incidenza delle spese generali. Analizzando la composizione di queste ultime emerge un forte peso dei costi di consulenza, dei servizi in outsourcing e della pubblicità: la struttura snella degli organici impone alle challenger banks di rivolgersi all’esterno per ottenere servizi altrove svolti internamente”.

Le digital banks apripista: quelle nate prima del 2010

l rapporto evidenzia come circa il 65% delle società europee analizzate sia stato costituito dopo il 2013: nel triennio 2014- 2016 si è vista la partenza di 26 società.

Più in dettaglio, l’analisi evidenzia due diversi trend in base alla data di nascita delle banche digitali (e alle diverse tipologie). «I ricavi delle traditional, ovvero le challenger banks costituite prima del 2010, sono risultati in contrazione del 7,1% risentendo degli effetti delle misure di contenimento sanitario. Inclusi in questo gruppo vi sono infatti alcuni player che affiancano all’operatività online anche una snella presenza fisica».

Al contrario, sempre secondo il rapporto di Mediobanca, «la diffusione della pandemia ha giovato alle challenger banks prettamente digitali, ovvero le subsidiaries (enti giuridici che gestiscono le iniziative online di grandi Gruppi) e le neobanks (costituite dopo il 2010), con crescite dei ricavi nell’ordine del +19,9% per le prime e del +24,8% per le seconde». Ma anche in questo caso la profittabilità è ancora lontana: le neobanks hanno una redditività ancora negativa, (ROE al -13,9%, +0,1 p.p. sul 2019).
“Per esse il raggiungimento del breakeven è legato all’incremento della customer base e del ventaglio di servizi offerti (che dipende dall’ottenimento della licenza bancaria piena), con lo sviluppo dimensionale che può fungere da game changer” dice il rapporto. Quanto alle dinamiche più recenti, e tenendo conto che a fine giugno 2022 solo 34 operatori avevano già pubblicato i bilanci 2021, il rapporto evidenzia un generale incremento dei ricavi, ma tra le neobanks sono ancora numerosi gli operatori con risultati netti negativi.

Le challenger banks e il fundraising, raccolti 3,5 mld nel 2021

Se il rapporto con i mercati borsistici appare ancora modesto, le challenger banks fanno invece ampio ricorso al venture capital. Dal 2016 a oggi ammontano a 11,6 miliardi di euro le risorse raccolte tramite questa forma di finanziamento. Solo nel 2021 sono stati complessivamente raccolti 3,5 miliardi di euro (+129,5% sul 2020). I conteggi per i primi sei mesi del 2022 risultano in rialzo dell’82,3% sullo stesso periodo del 2021 attestandosi a 1,8 miliardi, ma in parziale raffreddamento.

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