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Fca da record in Italia. Oggi il Banco Popolare fa il prezzo

Dopo una giornata burrascosa a Piazza Affari, oggi il Banco Popolare fissa il prezzo delle nuove azioni per l’aumento che partirà il 6 giugno – Fca: boom di vendite in Italia – Corsa al bond Generali – Metroweb: anche F2i sceglie Enel – Il Beige Book rianima Wall Street – Oggi vertice Opec – L’Arabia investe 3,5 mld in Uber.

La tempesta di vendite sul Banco Popolare suona a conferma, non necessaria per la verità, del malessere profondo del sistema bancario italiano. La frenata delle vendite di auto in Usa, in calo per la prima volta dal 2009, getta un’ombra sulla ripresa americana. Perde colpi anche la Cina, con effetti negativi sulle materie prime. È questa la cornice, mica troppo allegra, che precede gli appuntamenti di oggi: il direttorio della Bce, occasione per fare il punto sulla politica di espansione monetaria dell’Eurozona e il summit dell’Opec, il primo dopo l’uscita di scena di Al Naimi, per vent’anni il regista della politica energetica saudita.

In forte discesa stamane la Borsa di Tokyo (-2,4%), nonostante la decisione di rinviare l’incremento della tassa sui consumi. Poco mosse le Borse della Cina e dell’India: anche in Asia si aspettano i dati sull’occupazione in arrivo tra oggi e domani, soprattutto quello di domani è molto rilevante.

IL BEIGE BOOK RIANIMA WALL STREET, AUTO USA IN FRENATA

La Borsa americana ha annullato le perdite di avvio seduta, chiudendo praticamente sulla parità, il Dow Jones è arrivato a segnare un calo di oltre 100 punti, ha terminato le contrattazioni in rialzo di 3 punti: +0,02%. Stessa dinamica per l’S&P500. Il Nasdaq ha guadagnato lo 0,1%, settima seduta consecutiva di rialzo.

Da segnalare il ribasso di Alibaba (-3,2%) dopo che la finanziaria giapponese SoftBank ha annunciato di aver venduto azioni del gruppo cinese del commercio online per 7,9 miliardi di dollari. Perde colpi Nike (-2%), già regina di Borsa nel 2015. Morgan Stanley ha tagliato la raccomandazione a Equal Weight, il target price scende a 60 dollari da 69 dollari. Gli analisti segnalano che Nike sta perdendo quote di mercato nei confronti di Adidas.

A far risalire il mercato ha contribuito il Beige Book. L’indagine periodica sulla congiuntura dei 12 distretti dell’economia Usa certifica che la crescita è distribuita in tutto il Paese, anche se in nessuna regione è in corso un’accelerazione importante.

Altri segnali sono contraddittori: la flessione delle vendite di auto è stata più pesante del previsto. A maggio General Motors (-3,5%) ha registrato in calo del 18% anno su anno delle immatricolazioni. Rallenta anche Ford: -2,8% a fronte della frenata delle vendite (-6% rispetto ad un anno fa). Molto meglio le vendite di Fiat Chrysler (+1%).

Al contrario, l’indice ISM delle aziende manifatturiere è salito in maggio a 51,3 da 50,8 di aprile.

L’ARABIA INVESTE 3,5 MILIARDI IN UBER, OGGI IL VERTICE OPEC

Alla vigilia del vertice Opec, tanto per sottolineare il cambio di passo della politica saudita voluto dal principe Mohammed bin Salman, il fondo sovrano del regno ha annunciato un investimento di 3,5 miliardi di dollari in Uber, di cui oggi l’Arabia (paese ove le donne non possono guidare) è da oggi il primo azionista singolo. L’Arabia Saudita, che si accinge a lanciare un bond di 15 miliardi di dollari, mira così a diversificare gli investimenti.

Altri Paesi Opec (Venezuela, Nigeria, Algeria, Libia, Iran) hanno problemi più urgenti: il greggio, trattato stamane poco sopra i 49 dollari, resta troppo basso per le loro esigenze. Oggi i paesi del cartello valuteranno la possibilità di fissare un tetto alla produzione di greggio. Attualmente l’Opec produce 32,5 milioni di barili al giorno (contro i 30 miliardi previsti dall’accordo in vigore fino allo scorso dicembre) e qualsiasi tetto al di sotto di questa cifra rappresenterà un taglio effettivo alla produzione.

Alla vigilia Chevron perde l’1% mentre il petrolio Brent segna un calo del 2,3%. Exxon Mobil -0,8%. A Piazza Affari Eni è scesa dell’1,3%, Saipem -2,1%.

BCE, OGGI IL PIANO DEL TLTRO E LE NUOVE SIME DELL’INFLAZIONE

Non sono attese grandi novità stamane al meeting della Bce, ma gli operatori aspettano i dettagli della partenza del nuovo Tltro, programma di acquisti di credito. Peraltro, verranno pubblicate le nuove stime sull’inflazione, in rialzo grazie all’ascesa del petrolio salito assai più di quanto previsto dalla stessa Banca Centrale a marzo. “A Draghi – commenta Giuseppe Sersale di Anthilia – l’ingrato compito di evitare che la soddisfazione per questo benvenuto sviluppo si traduca in un segnale di rilassamento del governing Council nei confronti del rischio deflazione, che il mercato leggerebbe come un inasprimento della politica monetaria”.

MILANO SCIVOLA DI NUOVO SOTTO QUOTA 18 MILA

È continuata ieri la striscia negativa delle piazze europee, condizionate da un quadri politico instabile. Soffre Londra (-0,62%) sotto la pressione dell’imminente voto sulla Brexit, fa ancor peggio Parigi (-0,67%), a rischio black-out per gli scioperi contro la legge sul lavoro. Francoforte arretra dello 0,57%. La borsa peggiore, ancora una volta, è stata Milano: l’indice Ftse Mib, sotto la pressione delle vendite sulle banche, si è confermato fanalino di coda chiudendo a -1,19%, a 17.810 punti, sfondando al ribasso la barriera dei18 mila punti.

Soffre anche il mercato del debito. Lo spread Btp/Bund si è allargato a 127 punti base sotto il peso del comparto bancario. Il Btp decennale risale a 1,398% tra scambi modesti in attesa della Bce. Tra i temi all’ordine del giorno figura anche l’ipotesi di accettare di nuovo i titoli del Tesoro greci come collaterale per le operazioni pronti contro termine a tasso zero. Ma è probabile che la decisione slitti ad un prossimo vertice.

FRANA BANCO POPOLARE: OGGI IL PREZZO DELL’AUMENTO (FORSE 3 EURO)

Anche ieri la seduta di Piazza Affari è stata dominata dall’incubo degli aumenti di capitale delle banche, sempre più a rischio. Inoltre, a complicare la situazione, sembra che agli istituti sia stata notificata da Banca d’Italia che il fondo di risoluzione avrebbe bisogno di altri 1,5 miliardi di euro per coprire la differenza tra il probabile incasso dalla cessione delle quattro good bank e il patrimonio netto delle stesse (1,8 miliardi). Una nuova tegola tanto per peggiorare gli umori, già pessimi del mercato, alle prese con la conferma del mancato interesse degli investitori per l’aumento di capitale di Veneto Banca.

A questo punto per evitare il fallimento della popolare di Montebelluna dovrà intervenire il fondo Atlante, come già per Banca Popolare di Vicenza. Il che vuole dire che, salvo l’arrivo di nuovi investitori, si assottigliano le risorse che il fondo guidato da Alessandro Penati potrà mettere in campo per l’acquisto di crediti in sofferenza. 

A farne le spese è stato soprattutto il Banco Popolare, che chiude la giornata con una perdita del 6,2% dopo aver toccato un minimo storico a 4,0640 euro. Oggi il cda dell’istituto fisserà il prezzo di emissione delle nuove azioni in vista dell’aumento di capitale (un miliardo) che prenderà il via lunedì 6 giugno. I diritti d’opzione saranno negoziabili fino al giorno 22. Secondo indiscrezioni, il consorzio di garanzia a sostegno della ricapitalizzazione sarebbe orientato ad applicare uno sconto sul prezzo teorico precedente lo stacco del diritto di opzione (Terp) del 30-32%. In questo caso non è escluso un prezzo d’offerta inferiore a 3 euro.

Le tensioni sulle banche venete sono all’origine delle pesanti perdite di Banca Pop. Milano (-4,7%), destinata alla fusione con l’istituto di Verona, ma anche dei possibili partner di Veneto Banca: Ubi -2,5%, Pop. Emilia -4,3%. Molto pesanti anche Banca Carige e Monte Paschi (-3,85%).

Continua il tiro al bersaglio su Unicredit: -1,8% in chiusura dopo essere arrivato a perdere oltre il 4% scivolando sui minimi degli ultimi quattro anni a 2,7440 euro. Oltre all’ombra, sempre più pressante, di un forte aumento di capitale per l’ultima banca sistemica italiana, attorno all’istituto crescono i malumori di molti soci per il meccanismo di selezione del sostituto dell’ad Federico Ghizzoni. I vertici della banca hanno deciso ieri di affidare ad Egon Zehnder l’incarico di “selezionare le possibili candidature da presentare al Comitato Corporate Governance HR & Nomination per le valutazioni di competenza”.

MA GLI ISTITUZIONALI FANNO LA CODA PER IL BOND GENERALI

Non solo banche. La crisi del comparto bancario non ha condizionato la capacità di raccolta del resto della finanza. In particolare Generali (-0,5%) ha chiuso con successo un’emissione obbligazionaria subordinata per 850 milioni di euro, rivolta ad investitori istituzionali, che ha ricevuto ordini da circa 270 investitori per un totale di oltre 2,4 miliardi di euro, pari a 2,8 volte l’offerta. UnipolSai -1,7%.

Poste Italiane (-0,7%) ha assorbito senza contraccolpi la prospettiva della prossima offerta pubblica (prevista dopo l’estate) del 29,7% del capitale come da decreto del governo, operazione da almeno 2,7 miliardi di euro. Debole, nel risparmio gestito, Azimut-1,06%. Dalle comunicazioni a Consob sulle partecipazioni rilevanti emerge che Morgan Stanley ha ridotto la partecipazione allo 0,614% dal 5,667%. L’operazione è datata 25 maggio scorso. 

FCA, LE VENDITE IN ITALIA FANNO BOOM: +33%

Arretra assieme al settore Fiat Chrysler (-2,9%), nonostante i dati positivi sulle vendite in Francia e Spagna e la tenuta della domanda Usa, dove l’offerta di truck del gruppo ha fatto meglio di quella di competitor come Ford, General Motors e Volkswagen. Oggi la quotazione potrebbe trarre giovamento dall’impressionante aumento delle vendite sul mercato italiano comunicare ieri sera, a Borsa chiusa.

Le immatricolazioni di nuove auto sono infatti cresciute nel Bel Paese del 27,3%. Fiat Chrysler però ha fatto meglio: il mese scorso verso un anno prima a 187.631 unità, con il gruppo Fca +33,3%. Nei primi cinque mesi dell’anno, a fronte di un rialzo del mercato del 20,51% a 875.778 vetture, Fca registra un rialzo del 23,8% a oltre 255.800 unità.

Tra gli altri industriali, Leonardo -1,8%, StM -0,5%, Prysmian -0,2%.

METROWEB, F2i PROMUOVE ENEL. GRILLO PER LO SCORPORO DELLA RETE

Metroweb è sempre più vicina a Enel -0,8%. Il fondo F2i ha dato mandato all’amministratore delegato Renato Ravanelli, di andare avanti nella trattativa con l’ente elettrico esplorando “le possibili alternative con Enel”. Ovvero il fondo, potrebbe uscire del tutto da Metroweb, tenere una quota oppure l’intera partecipazione pari al 53,8% e dunque continuare a essere presente nel business della banda ultra larga assieme a Enel Open Fiber, che rileverà la quota di Cdp. Telecom Italia avanza dello,4%. Anche Beppe Grillo si è schierato a favore della scissione della rete dall’ex incumbent delle tlc.

DISCO VERDE DELLE BANCHE A RCS. FERRAGAMO PROMOSSA DA BNP

Debole il Lusso. In aprile le vendite del segmento retail sono scese del 7,5%: Luxottica -1,3%, Yoox -2,3%. Arretra anche Ferragamo (-0,6%) nonostante Bnp Paribas abbia confermato la raccomandazione positiva Outperform, abbassando il target a 25 euro.

Rcs +0,33% sempre sopra i valori dell’offerta di Investindustrial e di Cairo. Il titolo ha accelerato a fine seduta dopo la notifica della conferma da parte di tutte le sei banche finanziatrici dell’adesione alla rimodulazione del contratto di finanziamento. L’ultima a firmare è stta Bnp Paribas.

Avanza Recordati +1,66% dopo l’annuncio di ieri dell’acquisizione del 100% del capitale della società farmaceutica Italchimica. Digital Bros è stata grande protagonista anche ieri con un guadagno del 14% che spinge la quotazione sui massimi dell’anno a 8,32 euro. In tre sedute ha messo a segno un balzo del 50% azzerando le perdite da inizio anno. E’ l’effetto della vendita da parte della società italiana che crea, sviluppa, pubblica e distribuisce videogiochi, di diritti di Payday alla svedese Starbreez. Si prevede che l’accordo al 30 giugno 2016 generi maggiori ricavi consolidati per 25,5 milioni di euro oltre che un maggior utile lordo di 22,5 milioni.

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