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Fatebenefratelli: Del Vecchio in campo per l’ospedale romano

Nasce una joint venture tra la Fondazione Leonardo Del Vecchio e la Fondazione Sanità Cattolica del Vaticano per rilanciare lo storico ospedale dell’Isola Tiberina di Roma che rischiava la bancarotta

Fatebenefratelli: Del Vecchio in campo per l’ospedale romano

L’obiettivo è risanare e rilanciare lo storico ospedale capitolino sull’Isola Tiberina. Il Fatebenefratelli da anni versava in gravi problemi economici-gestionali che lo hanno portato sull’orlo della bancarotta. E dopo vari colpi di scena alla fine la fondazione dell’imprenditore bellunese Leonardo Del Vecchio, azionista di spicco di Mediobanca e Generali, insieme a quella per la Sanità Cattolica – istituita da Papa Francesco – hanno dato vita a una nuova join venture per la Sanità Isola Tiberina che potrà contare su “tutte le risorse finanziarie e professionali”, e sulla partnership industriale della Fondazione Policlinico Universitario del Gemelli.

L’obiettivo del nuovo accordo dell’impresa sociale no profit è un piano di risanamento della casa generalizia del Fatebenefratelli, con l’estinzione del concordato e dei debiti con le banche, i fornitori e la Provincia di Roma.

Ma facciamo un passo indietro. Con due bilanci in perdita (2011 e 2012) per 270 milioni di debiti consolidati, nel 2015 l’ospedale romano gestito dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio era stato ammesso dal Tribunale di Roma alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale, in attesa che un acquirente fosse disposto a risanare e rilanciare l’ospedale.

Salari tagliati, organico ridotto all’osso e servizi sempre più a rischio. Sembrava che la crisi fosse impossibile da sanare per l’antico nosocomio dell’isola Tiberina di proprietà del Vaticano, considerato uno dei poli di eccellenza soprattutto per la maternità e la gestione delle pandemie (come quella della peste nel 1656 e del colera nel 1832).

La notizia aveva fatto gola al Gruppo San Donato che stava portando avanti una strategia di consolidamento a livello nazionale. L’azienda sanitaria che fa riferimento alla famiglia Rotelli si era fatta avanti e aveva presentato un’offerta per rilevare lo storico ospedale capitolino (si parlava di circa 200 milioni di euro) volta al risanamento e al rilancio della struttura sanitaria, così come era avvenuto nel 2012 con il salvataggio dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.

L’operazione sembrava alle battute finali. Finché le parole in chiaro e scuro di Papa Francesco non hanno riacceso la possibilità che invece l’accordo saltasse. “Anche nella Chiesa – ha detto il Santo padre mentre era ricoverato al Gemelli per un intervento chirurgico lo scorso luglio – succede a volte che qualche istituzione sanitaria per una non buona gestione non vada bene economicamente. Il primo pensiero che ti viene è venderla. Ma la tua vocazione di Chiesa non è avere dei quattrini, è fare il servizio e il servizio sempre gratuito. Non dimenticatevi: salvare le istituzioni gratuite”.

Secondo ricostruzioni interne, il Vaticano avrebbe dunque bloccato la vendita senza però prefigurare una soluzione finanziaria alla crisi dell’ospedale. Le casse erano vuote e il rischio concreto di non onorare l’ultima rata prevista dal concordato preventivo per lo scorso 15 ottobre (poi prorogata per altre sei settimane) sembrava inevitabilmente aprire le porte del fallimento.

E invece l’accordo tra le fondazioni apre un nuovo capitolo per l’antica struttura romana che finalmente, dopo anni di crisi, potrà tornare a rappresentare un’eccellenza del panorama sanitario italiano.

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