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Falso in bilancio, arrivato l’emendamento del Governo al Ddl anticorruzione

Inasprite le pene per le società quotate – Previste anche sanzioni pecuniarie – Slitta l’esame del disegno di legge in Aula al Senato.

Falso in bilancio, arrivato l’emendamento del Governo al Ddl anticorruzione

Dopo lunga attesa, il Governo ha presentato l’emendamento del Governo sul reato di falso in bilancio in commissione Giustizia del Senato, dov’è in discussione il disegno di legge anticorruzione da ormai 732 giorni. “E’ una buona notizia: alleluia”, ha commentato il presidente dell’Aula di Palazzo Madama, Pietro Grasso, che era stato il primo promotore del Ddl. 

La nuova proposta di modifica contiene un inasprimento della pena (da 3 a 8 anni) per le società quotate in Borsa, per quelle che emettono titoli sul mercato e per le banche colpevoli di falso in bilancio. Per lo stesso reato, le società non quotate (per le quali si esclude l’utilizzo delle intercettazioni durante gli accertamenti) vengono punite con una pena da uno a 5 anni: in questo caso si tratta di una riduzione (in precedenza per le non quotate erano stati previsti da 2 a 6 anni), già criticata da una parte del Pd. 

Il testo prevede che sul falso in bilancio si proceda d’ufficio, tranne nei casi che riguardano le società non quotate al di sotto dei limiti di fallibilità, dove viene introdotta la procedura a querela. Sempre per le società non quotate, inoltre, il giudice può stabilire la “non punibilità” per “particolare tenuità” dell’eventuale “danno provocato alla società, ai soci o ai creditori”. Si applica così la norma sulla tenuità del fatto varata dall’ultimo Consiglio dei ministri, che ha introdotto nel Codice penale un articolo (il 131 bis) che prevede l’archiviazione per alcuni fatti di lievissima entità.

L’emendamento prevede anche sanzioni pecuniarie da 400 a 600 quote per le società quotate, da 200 a 400 per quelle non quotate e da 100 a 200 quote per le società non quotate cui viene riconosciuto il fatto di lieve entità. La legge in vigore, varata dal governo Berlusconi nel 2005, afferma che non sono punibili le falsità che determinano una variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore all’1%.

E’ stato il viceministro della Giustizia Enrico Costa a depositare ieri il testo in Commissione, ma la seduta è stata sospesa per mancanza del numero legale. In particolare, risultavano assenti diversi membri Pd. L’approdo del ddl in Aula al Senato slitta alla prossima settimana. Il termine per la presentazione dei subemendamenti al falso in bilancio è stato fissato, infatti, per mercoledì alle 13. 

Matteo Renzi ricorda su Twitter quanto fatto dal Governo.


Ma il Movimento 5 Stelle non risparmia le critiche: “Dopo aver rallentato per mesi l’iter, proprio oggi il governo presenta il suo fatidico emendamento sul falso in bilancio, tentando così di mettere una pezza allo scandalo delle tangenti sulle grandi opere che ha visto tra gli arrestati anche il super manager del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza – affermano i senatori della commissione Enrico Cappelletti, Maurizio Buccarella e Mario Giarrusso –. Ma lo diciamo chiaramente: questo emendamento è un pannicello caldo che non ci soddisfa, a partire dal fatto che mantiene la limitazione del non utilizzo delle intercettazioni telefoniche per le aziende non quotate e che prevede la procedibilità d’ufficio solo per le società con fatturato di ordine superiore”.

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