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Evergrande trema, le Borse bruciano 2.200 miliardi ma il Nasdaq riparte

Il lunedì nero delle Borse è virtualmente costato più di 2 miliardi di dollari ma ci sono segnali di rimbalzo – Fiato sospeso per il colosso immobiliare cinese Evergrande, sempre più vicino al default – Sale il dollaro, piatto l’oro – Piazza Affari prova a reagire

Evergrande trema, le Borse bruciano 2.200 miliardi ma il Nasdaq riparte

Il default di Evergrande si avvicina, ma Pechino tace. Complice la chiusura delle Borse per festività, il governo ha scelto la strada del silenzio: la parola Evergrande non è citata in alcun discorso ufficiale della giornata, i giornali evitano di dar voce alle proteste di obbligazionisti e di piccoli proprietari gabbati. La strategia del silenzio non basta però a fermare l’emorragia del titolo del titolo (-4% ad Hong Kong dopo il -10,2% di ieri) o a smuovere le autorità. Anzi, S&P dà per certo che, almeno per ora, il governo non teme una crisi di sistema. Perciò, salvo sorprese, la linea di Xi non cambia: la casa serve per abitare, non per speculare. Perciò chi ha sbagliato paghi. Si vedrà se questa posizione reggerà alla riapertura dei listini e al default previsto per giovedì.

Per ora bisogna prendere atto del fatto che la crisi del mattone cinese ha provocato reazioni violente in giro per il mondo più che nel Celeste Impero. I listini hanno lasciato sul terreno nelle Borse di tutto il mondo 2.200 miliardi di dollari rispetto ai massimi toccati il 6 settembre (97 mila miliardi). Wall Street, dove l’indice della paura è salito del 20%, non ha fatto eccezione.

MORGAN STANLEY NON ESCLUDE UN CALO DEL 20%

Morgan Stanley ha sottolineato di non escludere “il caso peggiore”: un crollo del listino del 20%, in grado di compromettere la stagione del Toro. È con questa spada di Damocle che i sette membri votanti del Fomc, i banchieri della Fed che decidono sui tassi, entreranno tra poche ore in conclave per annunciare domani sera tempi e modalità del tapering (da novembre) e dell’aumento dei tassi (a fine 2023). A meno che sulla testa dei banchieri non cada la tegola cinese.

Borse più tranquille stamane in Asia. Tokyo ha riaperto dopo la chiusura per festività: l’indice Nikkei perde l’1,9%. L’S&P ASX 200 di Sidney è sulla parità. Ancora chiusi i listini della Cina e della Corea del Sud.

L’Hang Seng di Hong Kong è in lieve calo: si allentano le pressioni ribassiste sulle società immobiliari dopo una giornata febbrile, con volumi di scambi superiori alla media di 14 volte. L’associazione dei costruttori ha assicurato che collabora come sempre con le autorità pubbliche in materia di case a basso costo e programmi di costruzione di abitazioni per i bassi redditi. Affermazione singolare, visto che i prezzi sono cresciuti di tre volte negli ultimi cinque anni.

GOLDMAN SACHS SCOPRE LA BORSA INDIANA

La borsa dell’India è in rialzo dello 0,3%, dal -0,9% di ieri. In un report diffuso stanotte, Goldman Sachs pronostica un grande futuro per il listino di Mumbai. Per effetto del fortissimo afflusso di capitali esteri nei settori dell’industria dell’high tech, la capitalizzazione del listino potrebbe crescere fino a 5.000 miliardi di dollari, un valore che la porterebbe al quinto posto nel mondo. Da inizio anno le start-up indiane hanno raccolto 20 miliardi di dollari.

SEDUTA NERA PER NEW YORK, STABILI I BOND PRIMA DELLA FED

Future di Wall Street in recupero stamane dopo la tempesta più violenta degli ultimi mesi. L’indice S&P (-1,7%) e il Nasdaq (-2,19%) hanno vissuto la seduta peggiore dal 12 maggio. Per il Dow Jones (-1,78%) basta risalire al 19 luglio scorso.

La crisi non sembra aver colpito più di tanto il mercato obbligazionario o le valute. Stamane il Treasury Note a dieci anni tratta a 1,33% di rendimento. Il Bund si è apprezzato a -0,32%, -4 punti base. Nessuna tensione sul BTP, a 0,71%.

Non è successo nulla nemmeno all’euro dollaro, praticamente sulle posizioni di venerdì sera, a 1,173.

SALE IL DOLLARO, PIATTO L’ORO

Minimo apprezzamento per l’oro, ieri in rialzo dello 0,5%, ma stamattina è in corso un riassestamento a 1.761 dollari l’oncia. Sembra prevalere, insomma, la tesi per cui Evergrande, per importante che sia, non potrà avere l’impatto di Lehman Brothers.

EUROPA IERI IN PROFONDO ROSSO, SALGONO I PREZZI TEDESCHI

All’apertura europea, il ribasso in arrivo dall’Asia l’ha fatta da padrone fin da subito, con i futures in pesante ribasso fin da prima dell’apertura. A guidare il movimento i settori auto, risorse naturali e ovviamente le banche, principale veicolo da sempre di trasmissione del contagio. A completare il quadro, il dollaro in denaro e rendimenti in calo in avvio della settimana segnata dalla riunione di una dozzina di banche centrali. Chissà che l’impatto della Cina non induca la Fed a rallentare il ritiro degli stimoli. È passato in secondo piano l’aumento dei prezzi alla produzione tedeschi (+12% annuo, +1,5% mese contro stime per +0,8%). Secondo l’ufficio federale di statistica Destatis, l’incremento è largamente imputabile all’andamento dei prezzi dell’energia, che, nel mese, hanno segnato un balzo del 3,3% sul mese precedente e del 24% rispetto allo stesso mese del 2020. Regge così la tesi dell’aumento solo temporaneo dei prezzi. Ma per quanto tempo?

PRENDONO IL VOLO GLI INDICI CDS, SCUDO CONTRO I DEFAULT

Gli indici di Credit Default Swap che misurano il costo dell’assicurazione contro i default dei bond societari europei sono saliti ai massimi dalla fine di maggio, spinti da una combinazione tra avversione al rischio globale e cambiamento mensile nei costituenti del benchmark. L’indice iTraxx European Crossover, che misura il costo dell’esposizione a un paniere di società europee sub-investment-grade, è salito di un massimo di 27 punti base a 253, il livello più alto da fine maggio. L’indice iTraxx Europe, che misura il costo dell’assicurazione contro il default dei bond societari investment-grade, è salito di sette punti base a 51, anche in questo caso massimo da fine maggio. Entrambi gli indici registrano il più grande balzo giornaliero da metà marzo

PIAZZA AFFARI (-2,57%) LA BORSA PEGGIORE

Piazza Affari è la borsa peggiore del Vecchio Continente: -2,57%, e resta aggrappata ai 25 mila punti per un capello (25.048 punti). Meno pesante la situazione degli altri listini: Londra -0,85%; Parigi -1,74%; Amsterdam -1,42%; Madrid -1,16%.

DEBUTTO AMARO DEL NUOVO DAX (-2,34%)

Francoforte perde il 2,34% nella giornata inaugurale del nuovo Dax (l’indice dei titoli a maggior capitalizzazione) a 40 titoli dai 30 precedenti. Balza agli occhi il tonfo di Deutsche Bank (-7,51%), ma si fanno male anche le azioni delle case automobilistiche in un settore sotto pressione a livello continentale per la notizia di un’indagine negli Usa su 30 milioni di automobili circa prodotte da vari marchi, tutte equipaggiate con airbag del produttore giapponese Takata, potenzialmente difettosi.

Intanto, un consorzio guidato da Volkswagen ha presentato in Francia una proposta per l’acquisizione della società di noleggio Europcar per 2,9 miliardi di euro.

MA TORNANO IN QUOTA LUFTHANSA E AIR FRANCE-KLM

Va in orbita invece Lufthansa (+6,27%), che stima di raccogliere 2,14 miliardi di euro (2,51 miliardi di dollari) per rimborsare parte di un salvataggio statale che la principale compagnia aerea tedesca ha ricevuto durante la crisi del coronavirus.

Vola anche Air France-Klm (+5,3%) festeggiando la decisione Usa di riaprire le frontiere ai viaggiatori in arrivo dall’Europa.

LO SPREAD TORNA A 103, RENDIMENTO BTP ALLO 0,72%

Si allarga di nuovo la forbice tra Btp e Bund a 103 punti. È l’effetto della ripresa dell’avversione al rischio scatenata dalla crisi di Evergrande che favorisce l’afflusso sulla carta tedesca e sui T bond americani. Il rendimento del Btp decennale cresce a +0,72%.

BOSA, LA PEGGIOR SEDUTA DAL 19 LUGLIO

Piazza Affari ha registrato la peggior seduta dallo scorso 19 luglio. Chiudono con il segno negativo tutte le blue chip, ad eccezione di A2A (+0,03%), Amplifon (+0,56%) e Terna (+0,31%). Le utility sono in attesa del provvedimento del governo sulle bollette.

SOTTO TIRO LE BANCHE, BPM -4,5%

L’Orso ha colpito in particolare le banche. Banco Bpm cede il 4,5% dopo che l’ad Giuseppe Castagna ha detto che al momento non ci sono le condizioni per un’aggregazione e ha confermato che presenterà entro novembre il nuovo piano industriale.

Ribasso simile per Unicredit (-4,1%), in attesa di novità sul complesso negoziato con Mps (-2,1%).

Tra le altre banche candidate all’M&A, Bper perde il 4,8% e Carige, nel giorno dell’ingresso nell’indice Mid Cap, è affondata di oltre il 5%.

NEL MIRINO STELLANTIS, ARRESTRA ANCHE CNH INDUSTRIAL

Nel mirino come nel resto d’Europa il settore automotive. Stellantis perde il 4,47%, Cnh Industrial il 3,2%, Ferrari l’1,8%.

ENI E STM GIÙ DOPO IL DIVIDENDO

Giù gli energetici. Eni -1% nel giorno del pagamento dell’acconto cedola. In controtendenza anche Stm (-1,63%), che ha pagato la seconda rata del dividendo.

FNM +5,8% DOPO IL PIANO

Autogrill fa un balzo del 4,2%. Acquisti su Tiscali (+0,5%) che ha annunciato un nuovo piano strategico al 2024. Bene Acea (+0,4%) dopo i giudizi positivi degli analisti all’acquisizione del 65% di Deco. Strappa ancora Gas Plus (+15,1%) sui massimi da fine gennaio 2016. Fnm chiude la seduta con un rialzo del 5,81% dopo la presentazione del piano industriale. Equita sim ha alzato oggi la raccomandazione da hold a buy, con prezzo obiettivo di 0,9 euro. I target di ebitda 2025 sono “in linea con le stime” e la politica del dividendo è di sostegno, hanno spiegato gli analisti.

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