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Eurovita, sblocco riscatti: si fa largo l’ipotesi di un nuovo rinvio e il settore chiude i primi tre mesi in rosso

Il piano di salvataggio della compagnia specializzata nel ramo Vita è molto complesso: coinvolge un gran numero di soggetti e non ci sono precedenti nel settore

Eurovita, sblocco riscatti: si fa largo l’ipotesi di un nuovo rinvio e il settore chiude i primi tre mesi in rosso

Si allungano i tempi del salvataggio di Eurovita e quindi potrebbe slittare con ogni probabilità lo sblocco dei riscatti delle polizze inizialmente fissato per il 30 giugno. Secondo numerose indiscrizioni di stampa, la volontà di trovare una soluzione “il prima possibile” per la crisi Eurovita è condivisa “da tutti i soggetti coinvolti”, ovvero banche e assicurazioni, ma i nodi da risolvere sono ancora tanti vista la complessità dell’operazione e il gran numero di attori coinvolti.

Ipotesi rinvio sblocco riscatti Eurovita: cosa è successo?

L’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni ha messo la compagnia specializzata nel ramo Vita in amministrazione straordinaria dopo che l’azionista Cinven, società d’investimento britannica, si era rifiutato di versare nuovo capitale, con l’indice di solvibilità sotto il livello di guardia. La soluzione è stata adottata dall’Ivass per evitare una fuoriuscita incontrollata dei capitali che avrebbe potuto mettere a repentaglio non solo la società ma l’intero settore.

Una nuova data non è ancora stata definita e l’ipotesi di uno slittamento, già postulato, non ha trovato conferme (secondo La Stampa potrebbe essere un mese se non addirittura tre), ma il congelamento potrebbe probabilmente slittare dato che nei giorni scorsi (mercoledì 17 maggio) l’ultimo incontro per discutere dei dettagli è stato ancora una volta rinviato a data da definire. E l’ipotesi di una ulteriore proroga potrebbe avere ripercussioni negative sui 353 mila clienti della compagnia assicurativa, titolari di oltre 400 mila polizze per 15,3 miliardi di asset, dato che il blocco dei riscatti è in vigore da febbraio.

Eurovita: cosa prevede il piano di salvataggio

La compagnia assicurativa verrebbe suddivisa tra i cinque big del settore (Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz) che dovrebbero rilevare il portafoglio di Eurovita. Dall’altro le banche distributrici delle polizze (Fideuram, Credem, Fineco, Sparkasse) sono chiamate a fornire garanzie sui riscatti anticipati chiesti dai clienti una volta scongelate le polizze. Un’operazione che rischia di essere costosa per le banche con i tassi d’interesse schizzati al rialzo. Ma anche la divisione in cinque parti uguali delle gestioni separate di Eurovita è tutt’altro che semplice visto che in ballo c’è un portafoglio da oltre 1 miliardo di euro.

Per tentare di chiudere l’operazione più rapidamente le banche hanno chiamato come consulente Vitale mentre l’amministratore straordinario Alessandro Santoliquido si avvale della consulenza di Kitra.

Polizze vita, raccolta in rosso per 4,8 miliardi nel primo trimestre 2023

È la prima volta che si tenta di realizzare un’operazione del genere non ci sono precedenti nel settore Vita. Ma il rischio di un effetto reputazionale negativo per l’intero mercato è palese, specie in un momento in cui le polizze vita soffrono la concorrenza di altri prodotti a più alto rendimento (in particolare di Btp, BoT e dei conti di deposito). Secondo i dati diffusi da Ania, le polizze Vita hanno chiuso i primi tre mesi del 2023 con una raccolta netta negativa per 4,8 miliardi, in calo di oltre 10 miliardi di euro rispetto al primo trimestre 2022. In particolare, nel primo trimestre dell’anno le compagnie hanno registrato entrate (premi incassati) pari a 25, 2 miliardi che però non hanno compensato le uscite (pagamenti per riscatti, scadenze rendite e sinistri) pari a 30 miliardi.

Oltre alla contrazione del volume dei premi (-3,8% rispetto ai primi tre mesi del 2022), che ha riguardato soprattutto le polizze di ramo III, ha pesato l’ammontare totale delle uscite (+48,7%), determinato principalmente dai maggiori importi riscattati sulle polizze di ramo I, ossia sulle cosiddette “rivalutabili”, pari a 15,4 miliardi di euro.

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