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Euro e protezionismo, 25 premi Nobel all’attacco di Le Pen

A meno di una settimana dal voto in Francia, economisti come Stiglitz, Sen, Solow scendono in campo, in una lettera aperta pubblicata da Le Monde, smontando la politica anti-europeista e protezionista della candidata di estrema destra all’Eliseo. Un monito non solo per Le Pen ma anche per le politiche di Donald Trump e di M5S, Lega e FdI in Italia.

Euro e protezionismo, 25 premi Nobel all’attacco di Le Pen

E’ una lunga lista di nomi altisonanti, alcuni più conosciuti al grande pubblico, altri meno, quella dei 25 economisti e premi Nobel che hanno firmato il 18 aprile, sulla prima pagina di Le Monde, una chiara e netta presa di posizione contro Marine Le Pen e l’uso strumentale che sta facendo delle loro teorie economiche ai fini della campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Francia. Tra i più conosciuti ad essere scesi in campo ci sono l’indiano Amartya Sen, gli americani Joseph Stiglitz e Robert Solow, l’anglo-cipriota Chris Pissarides.

Il voto per il primo turno si deciderà domenica 23 aprile ma intanto imperversa la battaglia politica ed è proprio sui toni anti-europeisti e protezionisti su cui fa leva la candidata dell’estrema destra che i 25 Nobel hanno voluto passare all’attacco e marcare una netta e inequivocabile presa di distanza. L’appello, in questo senso, serve da monito non solo per i politici francesi ma per tutti coloro che in Europa o negli Stati Uniti cavalcano il vento populista e il malcontento, una sindrome da cui l’Italia non è affatto esente.

Cosa dicono dunque i 25 premi Nobel? “Alcuni di noi – affermano nella loro lettera aperta a Le Monde – sono stati citati dai candidati alle elezioni presidenziali francesi, è il caso di Marine Le Pen e della sua squadra, per giustificare un programma politico sulla questione dell’Europa. I firmatari di questa lettera hanno posizioni differenti sui temi complessi quali l’unione monetaria e le politiche di rilancio. Tuttavia, le nostre opinioni convergono nel condannare questa strumentalizzazione del pensiero economico nel quadro della campagna elettorale francese”.

Fatta questa premessa, i 25 economisti indicano 7 questioni che smontano il programma di Le Pen:

– “la costruzione europea è di capitale importanza non solo per mantenere le pace ma anche per il progresso economico degli Stati membri e per il loro potere politico nel mondo;
– le evoluzioni proposte nei programmi antieuropei destabilizzerebbero la Francia e rimetterebbero in causa la cooperazione tra Paesi europei che assicura oggi una stabilità economica e politica in Europa;
– le politiche isolazioniste e protezioniste e le svalutazioni competitive, tutte condotte a scapito di altri Paesi, sono dei mezzi pericolosi di tentare di generare la crescita. Conducono a misure di rappresaglia e a guerre commerciali. Alla fine, si riveleranno pregiudizievoli sia per la Francia che per i suoi partner commerciali;
– quando sono ben integrati nel mercato del lavoro i migranti possono essere un’opportunità economica per il Paese che li accoglie. Numerosi, tra i Paesi più prosperi del mondo, hanno saputo accogliere e integrare gli emigrati;
– vi è una grande differenza tra lo scegliere di non partecipare all’euro in prima battuta e uscirne dopo averlo adottato;
– è necessario rinnovare gli impegni di giustizia sociale e anzi garantire e sviluppare l’equità e la protezione sociale, in linea con i valori tradizionali della Francia di libertà, uguaglianza e fratellanza. Ma si può e si deve pervenire a questa protezione sociale senza protezionismo economico;
– nel momento in cui l’Europa e il mondo fronteggiano prove senza precedenti, occorre più solidarietà, non meno. I problemi sono troppo seri per essere affidati a politici divisivi”.

Seguono le firme di:

Angus Deaton (Princeton, prix Nobel en 2015), Peter Diamond (Massachusetts Institute of Technology, 2010), Robert Engle (université de New York, 2003), Eugene Fama (Chicago, 2013), Lars Hansen (Chicago, 2013), Oliver Hart (Harvard, 2016), Bengt Holmström (MIT, 2016), Daniel Kahneman (Princeton, 2002), Finn Kydland (Carnegie-Mellon, 2004), Eric Maskin (Harvard, 2007), Daniel McFadden (Berkeley, 2000), James Mirrlees (Cambridge, 1996), Robert Mundell (Columbia, 1999), Roger Myerson (Chicago, 2007), Edmund Phelps (Columbia, 2005), Chris Pissarides (London School of Economics, 2010), Alvin Roth (Stanford, 2012), Amartya Sen (Harvard, 1998), William Sharpe (Stanford, 1990), Robert Shiller (Yale, 2013), Christopher Sims (Princeton, 2011), Robert Solow (Columbia, 1987), Michael Spence (Stanford, 2001), Joseph Stiglitz (Columbia, 2001), Jean Tirole (Toulouse School of Economics, 2014).

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