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Esselunga nella bufera, sequestrati 47 milioni per frode fiscale. L’azienda: “Agito nel rispetto della legalità”

L’accusa riguarda la presunta creazione di contratti di appalto fittizi per la somministrazione di manodopera e l’emissione di fatture false. Indagati l’attuale direttore finanziario Albino Rocca e il suo predecessore Stefano Ciolli. L’azienda risponde alle accuse: “disposti a collaborare consapevoli di aver operato sempre nel rispetto della legalità”

Esselunga nella bufera, sequestrati 47 milioni per frode fiscale. L’azienda: “Agito nel rispetto della legalità”

Esselunga, una delle principali catene di distribuzione in Italia, è al centro di un’operazione della Guardia di Finanza (Gdf) che ha portato al sequestro di oltre 47 milioni di euro per presunta frode fiscale legata alla somministrazione illecita di manodopera. I finanzieri del Comando Provinciale di Milano stanno dando esecuzione “un decreto di sequestro preventivo d’urgenza” emesso dalla Procura della Repubblica di Milano, nei confronti di Esselunga per l’importo complessivo di 47.765.684,45 euro.

L’accusa riguarda la presunta creazione di contratti di appalto fittizi per la somministrazione di manodopera e l’emissione di fatture false. La contestazione riguarda il periodo dal 2016 al 2022 e coinvolge non solo Esselunga, ma anche cinque consorzi di società che a loro volta avevano diverse cooperative subordinate. Oltre all’azienda risultano indagati l’attuale direttore finanziario Albino Rocca e il suo predecessore Stefano Ciolli.

Gdf: “Complessa frode fiscale”

Secondo le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, sarebbe stata realizzata “una complessa frode fiscale caratterizzata dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo di fatture inesistenti per un ammontare complessivo di oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro” si legge nella nota della procura.

Utilizzo di società filtro

Esselunga avrebbe adottato pratiche per “schermare” i rapporti di lavoro utilizzando società intermedie e cooperative. In alcuni casi, i rapporti di lavoro sarebbero stati intermediati da società “filtro” che a loro volta si avvalgono di diverse società cooperative, definite “serbatoi”. In altri casi, i rapporti di lavoro sarebbero stati direttamente intrattenuti con queste società “serbatoio”, che avrebbero sistematicamente omesso di pagare l’IVA e, nella maggior parte dei casi, i contributi previdenziali e assistenziali. La ricostruzione della “filiera della manodopera” ha evidenziato queste pratiche illecite, che sono al centro delle indagini in corso.

Indagini ancora alla fase preliminare

La Gdf, nel comunicato stampa, ha precisato che l’indagine è ancora nella fase delle indagini preliminari e sta procedendo con le perquisizioni nei confronti delle persone coinvolte, sia fisiche che giuridiche, nelle province di Milano, Novara e Bergamo.

Esselunga replica: “Operato sempre nel rispetto della legalità”

Esselunga con una nota ha risposto alle accuse affermando di aver sempre agito nel rispetto della legalità. “L’azienda si è immediatamente attivata per offrire la più ampia collaborazione alle autorità giudiziarie e pieno supporto per lo svolgimento delle attività. Attendiamo con fiducia le verifiche e gli approfondimenti, nella consapevolezza di aver operato sempre nel rispetto della legalità”, si legge nel breve comunicato aziendale.

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