Condividi

Erasmus+: il 40% dei giovani ha svolto un’esperienza lavorativa all’estero. Indagine Inapp

Ottimi risultati per il programma Erasmus+. 4 studenti su 10 hanno lavorato all’estero e più della metà vuole continuare gli studi grazie all’esperienza fatta. Fadda: “È La generazione Erasmus millennium. Una generazione che ha interiorizzato il valore del viaggiare in Europa come opportunità di sviluppo delle proprie competenze sociali, trasversali e professionali”. Ecco i risultati dell’indagine

Erasmus+: il 40% dei giovani ha svolto un’esperienza lavorativa all’estero. Indagine Inapp

Il programma Erasmus+ si rivela un grande successo. A tre anni dal lancio della fase di programmazione 2021-2027, il progetto ha confermato i risultati della precedente edizione.

Un’indagine condotta dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ INAPP ha dimostrato che il 40% dei giovani partecipanti alle esperienze di mobilità ha avuto l’opportunità di lavorare all’estero, il 57% è stato ispirato a continuare gli studi grazie all’esperienza e il 35% ha trovato un lavoro correlato al proprio profilo.

Questi dati sono discussi nell’evento “Il Programma Erasmus+ 2021-2027 verso la valutazione di medio periodo“, un evento chiave della settima edizione della Settimana europea delle competenze professionali, promossa dalla Commissione europea e in corso dal 23 al 27 ottobre.

19 mila partecipanti

Nell’attuale fase di programmazione, oltre 19.000 partecipanti hanno già sperimentato la mobilità dal 2021 a oggi, principalmente giovani tra i 15 e i 19 anni da diverse regioni italiane, in particolare Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia.

Un numero destinato a crescere poiché i progetti finanziati per il periodo 2021-2023 prevedono un totale di circa 34.000 partecipanti.

Erasmus+: le destinazioni preferite

I giovani partecipanti a Erasmus+ preferiscono come destinazioni principali Spagna, Irlanda e Malta, seguite da Francia e Germania. L’Italia è la seconda destinazione più popolare per le esperienze di mobilità Erasmus+ nel settore dell’istruzione e della formazione professionale, subito dopo la Spagna e prima di Irlanda e Portogallo.

“Dai dati emerge sempre più il profilo di una generazione Erasmus-millennium. Una generazione che ha interiorizzato il valore del viaggiare in Europa come opportunità di sviluppo delle proprie competenze sociali, trasversali e professionali. L’esperienza, infatti, da un lato si rivela efficace per acquisire competenze professionali specifiche, immediatamente spendibili nel mercato del lavoro. Dall’altro consente anche lo sviluppo di soft skill, come l’abilità di lavorare in gruppo, il pensiero creativo, la capacità di risolvere i problemi, la capacità di approcci internazionali e multiculturali, caratteristiche queste sempre più spesso ricercate dai datori di lavoro per far fronte ad un’economia globalizzata e in rapido mutamento” ha dichiarato il prof. Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp.

Erasmus+: progetto fortemente apprezzato dai partecipanti

Il programma Erasmus+, come dimostrano i dati dell’indagine, mostra un alto livello di soddisfazione riguardo alle esperienze di mobilità: l’83% ha dichiarato di aver ottenuto notevoli benefici e praticamente tutti (98%) la consiglierebbero ad un amico.

Le aspettative dei partecipanti sono state soddisfatte per il 93% di loro, con il 47% che le ha valutate come “molto” soddisfacenti e il 46% come “abbastanza” soddisfacenti. Chi ha effettuato tirocini più lunghi (2-6 mesi) ha percepito un impatto maggiore sull’occupabilità, sviluppando competenze professionali specifiche e linguistiche e facilitando l’inserimento nel mondo del lavoro, rispetto a coloro che hanno partecipato a esperienze di breve durata (2 settimane – 2 mesi).

Inoltre, il 67% dei partecipanti all’indagine aveva già avuto esperienze di viaggio all’estero per motivi di studio, lavoro o svago prima di partecipare a Erasmus, sottolineando l’importanza della mobilità internazionale nella formazione e nella crescita personale.

Fadda, Inapp: “Erasmus+ non è solo mobilità ma anche finanziamento dei progetti di partenariati

“È bene ricordare che Erasmus+ non è solo mobilità – ha precisato Fadda – “Una parte dei fondi destinati all’Italia viene impegnata per il finanziamento dei progetti di partenariati per la cooperazione transnazionale, finalizzati ad avere ricadute positive e durature sulle organizzazioni partecipanti, sui sistemi politici nel cui ambito tali azioni si svolgono, come pure sulle organizzazioni e sulle persone direttamente o indirettamente coinvolte nelle attività organizzate, attraverso lo sviluppo, il trasferimento e/o l’attuazione di pratiche innovative a livello organizzativo, locale, regionale, nazionale o europeo”.

Tra i partenariati per la cooperazione del settore dell’istruzione e della formazione professionale finanziati dall’Italia, il 43% dei progetti si concentra sulla trasformazione digitale, il 31% affronta l’inclusione e la diversità, il 25% si occupa dell’ambiente e del cambiamento climatico, mentre il 10% promuove la partecipazione democratica.

Commenta