Condividi

Eni batte le attese anche con flessione prezzi energia e calo del dollaro, balzo dell’utile netto. Descalzi aumenta il buyback

Nel solo terzo trimestre l’utile netto è salito del 54% a 803 milioni. In crescita sia la divisione Gas sia la raffinazione. Eni ha incrementato il buyback di 300 milioni a 1,8 miliardi, riducendo al contempo l’indebitamento

Eni batte le attese anche con flessione prezzi energia e calo del dollaro, balzo dell’utile netto. Descalzi aumenta il buyback

Eni ha archiviato la nuova trimestrale battendo le stime degli analisti e portando a 1,8 miliardi il piano di riacquisto delle azioni. L’ad di Eni, Claudio Descalzi, parla di “conti eccellenti” pur in un contesto che resta comunque complesso, non solo per le compagnie energetiche.

I numeri approvati dal cda hanno mostrato nei primi nove mesi dell’anno un utile netto di 2,5 miliardi, in crescita del 5%, mentre nel solo terzo trimestre l’utile netto è salito del 54% a 803 milioni a fronte dei 522 milioni dell’analogo periodo del 2024 (il dato adjusted, depurato cioè delle partite straordinarie, si è attestato, invece, nei nove mesi a 3,79 miliardi, in calo del 13%, mentre sul trimestre la contrazione è stata del 2%, a 1,25 miliardi di euro e sconta un tax rate di gruppo al 42%). Sempre nel terzo trimestre l’ebit proforma adjusted del gruppo si è attestato a 3 miliardi, che Eni stessa definisce “solido” sebbene in calo del 12% rispetto allo stesso periodo precedente a causa della flessione del 14% del prezzo del petrolio e dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro (+6%), i cui effetti si sono visti sulla performance del segmento E&P (l’esplorazione e la produzione), il “motore” principale del gruppo, aiutato però dalla crescita dei volumi e dalle azioni di efficienza.

Invece segnano risultati in crescita sia la divisione Gas (GGP e Power) che il Refining (raffinazione), tornata in utile, mentre la chimica continua a registrare una perdita a causa di un quadro complessivo a livello europeo segnato da una prolungata recessione. Tuttavia questa divisione comincia a mostrare i primi segnali di inversione di rotta grazie al piano di ristrutturazione messo in campo dal management.

Gli investimenti lordi sono a 8,5 miliardi, in riduzione rispetto alla previsione iniziale di un importo inferiore ai 9 miliardi e i apex netti sono previsti inferiori a 5 miliardi rispetto alla previsione originaria di un intervallo 6,5-7 miliardi.

In sostanza, sottolinea Descalzi “il terzo trimestre dimostra come tutti i principali elementi della nostra strategia stiano progredendo con successo in modo contestuale: stiamo crescendo in modo competitivo in tutti i nostri business chiave; nell’upstream stiamo avviando nuovi progetti assicurandoci nel contempo nuove opportunità tramite il nostro know-how esplorativo e tecnologico al top dell’industria; e stiamo aprendoci nuove opportunità nell’ambito della transizione energetica”.

Quanto ai nove mesi, l’utile operativo proforma adjusted si è attestato a 9,36 miliardi, in calo del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

Il titolo a Piazza Affari in tarda mattinata quota in rialzo del 2,41% a 15,96 euro.

Il piano di buyback cresce, scende l’indebitamento

I risultati conseguiti consentono a Eni di ribadire l’aumento del piano di buyback. Grazie all’incremento delle stime di cassa operativa, Eni ha incrementato il buyback di 300 milioni a 1,8 miliardi, riducendo al contempo l’indebitamento. I flussi, chiarisce l’Eni, hanno finanziato 1,3 miliardi di cassa agli azionisti (prima tranche del dividendo 2025 per 0,78 miliardi e il riacquisto di azioni per 0,56 miliardi nell’ambito del piano 2025). L’indebitamento finanziario netto è sceso a 9,9 miliardi, rispetto a giugno scorso e determina un rapporto di leva contabile del 19%, ovvero 12% su base proforma considerando gli incassi delle operazioni non ancora finalizzate alla chiusura del trimestre.

Descalzi punta a nuovi campi di sviluppo dall’Africa al Medio Oriente all’Asia

Per il numero uno di Eni i risultati sono “eccellenti” e, sottolinea in particolare il ceo la “forte crescita” della produzione di 1,76 milioni di barili al giorno (+6% rispetto allo scorso anno), consente “di alzare la guidance annuale sino a 1,72 milioni al giorno confermando il trend di accelerazione destinato a proseguire nei prossimi mesi grazie ai nuovi campi in sviluppo in Congo, Emirati, Qatar e Libia, e all’avvio della combinazione di business in Indonesia e Malesia che costituirà uno dei principali player sul mercato del Gnl nel continente asiatico”.

Riviste al rialzo le attese per flusso di cassa operativo e produzione di petrolio e gas

Quanto alle prospettive, il gruppo ha deciso di rivedere al rialzo anche il flusso di cassa operativo atteso nell’anno a 12 miliardi, rispetto alla precedente stima di 11,5 miliardi, con un miglioramento gestionale di 1,3 miliardi rispetto alla guidance originaria del piano. La produzione attesa di petrolio e gas è incrementata in un intervallo di 1,71-1,72 milioni di barili al giorno, con un livello previsto di circa 1,8 milioni di barili al giorno nel quarto trimestre. La proiezione ad anno intero dell’Ebit proforma adjusted di Ggp (Global Gas & Lng Portfolio) è incrementata a oltre 1 miliardo grazie alle ottimizzazioni di portafoglio. Incrementate a 4 miliardi dai precedenti 3 miliardi, poi, le iniziative di cassa e le altre misure organiche attuate per mitigare gli effetti dello scenario.

I passi avanti nelle dismissioni e nella transizione

Eni ha proseguito nella sua politica di valorizzazione dei business legati all’upstream e alla transizione energetica. Descalzi ha ricordato l’incasso ottenuto dalla cessione del 30% del campo di Baleine in Costa d’Avorio e l’avanzamento della cessione del 20% della quota di Plenitude al fondo Ares: con questa operazione i due business di Enilive e Plenitude hanno determinato incassi per circa 6,5 miliardi negli ultimi due anni. “in un contesto di prezzi del greggio deboli e di un euro in rafforzamento” hanno portato il gruppo a una performance economica finanziaria “che conferma l’efficacia della nostra strategia e del modello satellitare che consente di assicurare una crescita accelerata e dividendi stabili” ha detto il ceo. Così il flusso di cassa operativo Cffo adjusted risulta di 3,3 miliardi, ben sopra gli investimenti di 2 miliardi, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente.

Inoltre continua la strategia di transizione: il piano di potenziamento dell’hub di Sannazzaro e di conversione di Priolo “segnano nuovi progetti di sviluppo della bioraffinazione e contribuiscono al piano di trasformazione del nostro downstream” dice il ceo. Allo stesso tempo Plenitude ha raggiunto i 4,8 GW di capacità installata di generazione rinnovabile, in linea con l’incremento che traguarda i 5,5 GW entro fine anno. Inoltre, è stata avviata la partnership con GIP “destinata a massimizzare il potenziale di crescita delle attività di Ccus (cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio) del nostro portafoglio” conclude Descalzi.

Commenta