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Energia e materie prime fanno impazzire la spesa degli italiani: +8,6% il rincaro degli alimentari

L’inflazione galoppa e i prezzi dei prodotti alimentari lievitano a dismisura e pesano sulla spesa degli italiani

Energia e materie prime fanno impazzire la spesa degli italiani: +8,6% il rincaro degli alimentari

Per effetto dei rincari energetici e del balzo delle quotazioni delle materie prime provenienti dall’estero i prezzi di produzione dell’industria alimentare fanno registrare un balzo dell’8.6%. E le conseguenze si sentono sul carrello della spesa, su cui gravano anche rincari nascosti, con confezioni sugli scaffali dei supermercati che riducono dimensioni e grammatura pur mantenendo lo stesso prezzo.

Che la tavola sia destinata a surriscaldarsi di pari passo con l’inflazione è testimoniato dall’Istat: rispetto a gennaio i beni alimentari lavorati sono cresciuti del 3,2% (rispetto al precedente +2,2%) e quelli non lavorati del 6,9% a fronte del 5,3% di gennaio. E se i rincari di alcuni prodotti sono evidenti (uno su tutti: quello della pasta), altri sfuggono all’attenzione del consumatore.

A pesare sulla spesa degli italiani ci sono i rincari “nascosti”

Sono i rincari “nascosti” lasciando il prezzo invariato ma ridimensionando: le confezioni: per esempio insalata e affettati venduti in porzioni che – a parità di prezzo- sono state ridotte da 100 grammi a 90 o 80 grammi, dunque con un rincaro “occulto” tra il 10 e il 20%. Confezioni di biscotti ridotte da 400 grammi a 375, sempre mantenendo il medesimo prezzo; barattoli di pomodori pelati scesi dai 480 grammi a 400 grammi, e via discorrendo.

Un fenomeno che tuttavia non sfugge all’Istat: ai fini del calcolo dell’inflazione – infatti- nelle circostanze in cui una referenza viene sostituita da una nuova, vengono acquisite dall’istituto di statistica le informazioni accessorie, tra cui la quantità di prodotto contenuta nella nuova confezione, che servono per riportare il prezzo a un’unità standard di riferimento.

I motivi dei rincari alimentari sono imputati sostanzialmente al boom della bolletta energetica: la crescita dei i prezzi dei beni energetici passa da +38,6% di gennaio a +45,9% di febbraio. Per il balzo dei costi energetici l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti, e industria di trasformazione nazionale ma anche gli approvvigionamenti alimentari si è verificato – sottolinea la Coldiretti – un balzo medio di almeno 1/3 i costi produzione dell’agricoltura a causa degli effetti diretti ed indiretti delle quotazioni energetiche.

Inflazione e caro-carburante sono una minaccia per l’agroalimentare

I consumi diretti di energia includono il gasolio per il funzionamento dei trattori, per il riscaldamento delle serre e per il trasporto mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano dall’energia necessaria per la produzione di prodotti fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica mentre il comparto alimentare richiede invece – precisa la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro.

Il caro gasolio – spiega la Coldiretti – rischia dunque di fermare i trattori nelle campagne, spegnere le serre di fiori e ortaggi e bloccare i pescherecci italiani nei porti, aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari. “Gli agricoltori – precisa la Coldiretti – sono costretti ad affrontare rincari insostenibili dei prezzi per il carburante necessario per le attività dei trattori che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina, la concimazione l’irrigazione che insieme ai rincari di concimi e mangimi spinge quasi un imprenditore su tre (30%) a ridurre la produzione, mentre il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite”

Sul fronte dei prezzi non ci dobbiamo dunque aspettare nulla di buono per il futuro. E già ora nei supermercati si vedono carrelli della spesa stracolmi, famiglie che fanno scorta, sull’onda anche delle notizie di guerra che vengono dall’Ucraina.

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