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Energia: 110 miliardi per la Fase 2, ma nuove procedure

Nei prossimi 10 anni il settore energetico potrebbe contribuire a un’aumento del pil dello 0,8%, portando 135mila posti di lavoro anni e contribuendo alla riduzione di 75 milioni di tonnellate di CO2. Confindustria energia chiede di semplificare il processo autorizzativo, garantendo tempi certi e una normativa adeguata

Energia: 110 miliardi per la Fase 2, ma nuove procedure

110 miliardi di investimenti in 10 anni sulle infrastrutture energetiche, una cifra enorme che servirà a rispettare gli impegni del Piano Nazionale Energia e Clima e gli obiettivi del Green Deal Ue, ma soprattutto a spingere la ripresa economica italiana dopo la tragica emergenza coronavirus che ha catapultato il nostro Paese – insieme a molti altri – nella peggior recessione dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Queste le previsioni contenute nello studio “Infrastrutture energetiche per l’Italia e per il Mediterraneo”, sviluppato da Confindustria Energia con la partecipazione delle sue Associazioni (Anigas, Assogasliquidi, Assomineraria, Elettricità Futura, Igas Imprese Gas e Unione Petrolifera) delle società Snam e Terna e dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia (OME) con il supporto analitico di PwC Strategy&.

Scendendo nei dettagli dell’analisi basata sull’andamento e sui programmi da attuare tra il 2018 e il 2020, grazie investimenti sul settore, pari a 110 miliardi (+14,6% rispetto allo studio del 2018), Confindustria Energia prevede un impatto positivo sul Pil pari allo 0,8%, mentre dal punto di vista occupazionale, si attende un aumento pari a 135mila unità lavorative annue. Per quanto riguarda l’ambiente, la previsione è quella di assistere a una riduzione di 75 milioni di tonnellate di CO2 al 2030, pari all’82% dell’obiettivo di riduzione totale di gas clima alteranti previsti per il totale degli usi energetici. Non solo, “oltre agli effetti collegati ai progetti di economia circolare che garantiscono la sostenibilità degli investimenti nel territorio”, sottolinea il report.

“Nella difficile situazione economica causata dall’emergenza sanitaria – ha sottolineato il presidente di Confindustria Energia Giuseppe Ricci – gli investimenti in infrastrutture energetiche rappresentano per l’Italia un’opportunità per la ripresa economica post Covid-19, uno strumento essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC e del Green Deal Europeo e un modello di sostenibilità per lo sviluppo nella Regione del Mediterraneo”.

Per far sì che queste stime diventino realtà occorrono però 4 condizioni: garanzia dei tempi certi, coerenza delle norme nazionali e regionali, organico delle commissioni per le valutazioni ambientali, ruolo rafforzato dell’Osservatorio PNIEC. 

Lo studio si concentra sulla semplificazione dei procedimenti autorizzativi. “Sarà necessario – continua Ricci – sostenere il processo di crescita e di riconversione della filiera energetica, accelerando lo sviluppo e la trasformazione degli asset, adeguando progressivamente la capacità ai consumi reali, per assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità del sistema, a sostegno di un modello economico competitivo, circolare e sostenibile. Un quadro di regole certo e iter autorizzativi semplificati e accelerati sono le condizioni alla base di tale processo”.

L’analisi chiede quindi riferimenti normativi e regolatori adeguati e procedimenti autorizzativi semplificati, spingendo sulla necessità di dare attuazione al programma di dismissione delle centrali a carbone previsto entro il 2025.

“Sono stati pertanto analizzati i procedimenti autorizzativi sia per le infrastrutture lineari che per quelle puntuali allo scopo di proporre alcune revisioni e semplificazioni che riguardano la perentorietà dei termini temporali e la maggiore coerenza dei quadri normativi nazionali e regionali. In questo modo si dovrebbero ottenere tempi certi per l’iter autorizzativo ed omogeneità delle valutazioni in particolare nel campo della sicurezza”, si legge nel report. 

Importante velocizzare il procedimento amministrativo attraverso interventi sulla governance dei rapporti tra le istituzioni locali e nazionali. In questo contesto, viene considerato centrale il ruolo dell’osservatorio PNIEC presso la presidenza del Consiglio, chiamato a svolgere un ruolo di “coordinamento che dovrebbe avere anche poteri sostitutivi in caso di difficoltà insorte nella gestione del processo autorizzativo”.

L’analisi di Confindustria Energia sottolinea come gli obiettivi di decarbonizzazione siano condizionati dalla disponibilità di infrastrutture energetiche, mentre “la certezza dell’approvvigionamento energetico e la promozione di un modello di sviluppo sostenibile sono temi che vedono fortemente coinvolte l’Europa e l’Italia, e pongono le basi per sostenere una più stretta cooperazione energetica tra Europa e i Paesi del Mediterraneo”.

Sotto questo punto di vista importante sarà la presenza dei principali operatori italiani nei Paesi del Mediterraneo, condizione che porrà l’Italia al centro di un “Green Deal Euro-Mediterraneo” con significative ricadute a livello economico, sociale ed ambientale per il nostro Paese e per la Regione.

Per quanto riguarda l’impatto del Coronavirus, gli esperti di Confindustria ritengono prevedibile che un rallentamento degli investimenti sul petrolio dovuto “alla significativa caduta della domanda e all’andamento dei prezzi delle materie prime”.

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