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Enel e Generali, ecco i nuovi piani industriali

Milano sempre più capitale della finanza – Francesco Starace presenta il nuovo piano industriale di Enel mentre mercoledì tocca a Philippe Donnet illustrare quello delle Generali – Tutti i temi sul tappeto che catalizzano l’attenzione del mercato. Per Enel 1 miliardo in più di Ebitda dalle rinnovabili. Investimenti a 27,5 miliardi, aumenta il dividendo. Titolo vola

Enel e Generali, ecco i nuovi piani industriali

Tutti a Milano. Si parte con Enel che alle 9:30 di martedì 20 novembre presenta alla comunità finanziaria il nuovo piano industriale 2019-2020. Poi toccherà a Generali che mercoledì 21 presenterà il suo di piano industriale nell’Investor Day che si colebrerà nella spendida location di Citylife.

Enel ha deciso di presentare il suo piano a Milano e non più a Londra come di consueto e già questa è una novita. Un assaggio di quel che bolle in pentola si è avuto lunedì dalla Spagna dove Enel lancerà Endesa X e un piano da 850.000 colonnine da ricarica private e 8.500 pubbliche in 5 anni, per accelerare sulla mobilità elettrica. Il capitolo mobilità è tra le parole-chiave del meeting al Gallia di Milano ma non è la sola. Le altre su cui l’Ad Francesco Starace calcherà il segno sono digitalizzazione, crescita organica e decarbonizzazione.

Su quest’ultimo punto Enel darà un ulteriore prova dell’impegno sulla strategia di sostenibilità rendendo la giornata di presentazione del Piano Strategico 2019-20 un appuntamento carbon neutral, in collaborazione con Mediatree, attraverso la piantumazione di 440 alberi a distanza in Columbia e 300 piante di melograno in Sicilia.

L’operazione-alberi serve a dare un’idea della strategia che abbina anche obiettivi sociali a quelli ambientali e che l’Ad Starace ha illustrato in apertura del Capital Market Day ma è chiaro che investitori e analisti convocati a Milano attendevano da Enel un menù ricco. Ecco i primi numeri, mentre è in corso la presentazione milanese: nell’arco di piano il gruppo investirà 27,5 miliardi di euro. Vengono confermati e rilanciati gli impegni su reti, digitalizzazione e rinnovabili (già arrivate al 40% del mix energetico del gruppo). Dalla decarbonizzazione Enel punta a ricavare un aumento di 1 miliardo dell’Ebitda tra il 2018 e il 2021. In quell’anno la previsione è di raggiungere il 62% di energia generata da rinnovabili. Dalla digitalizzazione viene confermato un miglioramento dell’efficienza operativa di 1,2 miliardi.

Il miglioramento dell’Ebitda a 19,4 miliardi a fine periodo (+6%) e dell’utile (5,6 miliardi, +11%) trainano la crescita del dividendo, attesa dagli analisti dopo gli ottimi risultati dei primi nove mesi. L’acconto di 14 centesimi che sarà pagato in gennaio ha già registrato un miglioramento del 33% ma la previsione del gruppo è di raggiungere una crescita ponderata pari al +9% nei prossimi tre anni.

Infine la questione della rete Telecom e del progetto per una rete unica Tim-Open Fiber. Il tema non è inserito nel Piano (Open Fiber  non è consolidata nel bilancio Enel) che viene presentato a Milano. Si tratta oltretutto di una materia incandescente, ancora confusa e in continua evoluzione. D’altra parte, la spinta del governo M5S-Lega per un’integrazione tra i due gruppi e per la nascita di una società della rete in cui Cdp farebbe da garante dell’interesse pubblico sul network, saranno certamente al centro delle richieste degli osservatori. E Francesco Starace, che un anno fa al Forum Ambrosetti aveva detto “no ad accrocchi societari”, potrebbe essere chiamato a chiarire se conferma la contrarietà ad una proprietà in condominio con Tim oppure no. Forse non per caso l‘Ad di Open Fiber Elisabetta Ripa ha dichiarato lunedì all’Ansa che la società prevede “di chiudere l’anno con 4,8 milioni di unità immobiliari connesse: 4 milioni nelle aree di mercato  più 800 mila unità nelle aree interessate dai bandi Infratel. Per realizzare tutto ciò abbiamo aggiudicato commesse per circa 1 miliardo di euro attraverso 48 gare”.

Enel, va ricordato, nei primi nove mesi del 2018 l’anno ha realizzato ricavi per 55,25 miliardi di euro, +2% rispetto allo stesso periodo 2017. Il risultato netto è salito del 15% a 3 miliardi. Il gruppo ha previsto per l’esercizio 2018 una cedola pari al maggiore tra 0,28 euro per azione e il 70% dell’utile netto ordinario del gruppo. Il titolo è in vetta al Ftse Mib (4,657 euro , +2,08%) quando il Ftse Mib perde lo 0,8% intorno alle 10:33.

GENERALI E LA SFIDA DELLA CRESCITA

Poi toccherà a Generali, quando nel Palazzo delle Scintille di Citylife – un nome che è già un programma – il Ceo Philippe Donnet, che non ha fatto mistero di gradire nella prossima primavera la riconferma alla guida della compagnia del Leone, illustrerà a un centinaio di analisti e investitori provenienti da tutto il mondo il nuovo piano strategico 2019-2021. Un piano che si annuncia all’insegna della crescita anche in virtù di un tesoretto di 2 miliardi di euro che le Generali hanno in cassa con il taglio dei costi e le dismissioni di asset non strategici.

Crescità sì ma come? In una recentissima intervista Donnet non ha nascosto che il nuovo piano punterà su una crescita sia per vie interne che “non organica”, cioè attraverso acquisizioni mirate, come sono state quelle degli ultimi tempi soprattutto nel campo dell’asset management. Ed è proprio questo il terreno sul quale, senza trascurare il business strettamente assicurativo, punterà Donnet per crescere soprattutto in Europa ma anche nel resto del mondo e in particolare in Asia, in Russia e in Sudamerica.

La scommessa del nuovo piano di Donnet è quella di accorciare le distanze rispetto agli altri big delle assicurazioni e al tempo stesso regalare soddisfacenti dividendi agli azionisti. Finora la Borsa ha premiato le Generali che, sotto la guida di Donnet, è cresciuta in 2 anni del 22,3% contro una performance del Ftse Mib del 14,4% e contro un rialzo di Zurich dell’ex Mario Greco del 15,4% e addirittura un ribasso di Axa del 3,6% finendo dietro solo Allianz (+24,2%) che non ha subito le turbolenze del mercato italiano legate all’incertezza politica.

Ma basterà la politica dei piccoli passi o bisognerà pensare in grande? E’ quello che il mercato vuol sapere e quello che Philippe Donnet cercherà di chiarire domani a Citylife

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